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Black Whale
L’esordio per intero, come promesso
di
Domenico Capitani
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L’avevamo ampiamente anticipato con il singolo “Machine” e ora, come promesso, indaghiamo da vicino il lavoro dei campani Black Whale. Parliamo di “Spaceship”, Ep di esordio dentro cui il rock si riempie anche di forme pop internazionali, di un certo ritorno a quell’elettronica anni ’90 e ad un concept che al futuro restituisce una visione sociale decisamente distopica. Le macchine e l’uomo, gli automatismi e un certo gradi di omologazione e di spersonalizzazione. Il tutto diviene acervo e viscoso dalle sospensioni dream.
Esordio per i Black Whale e ci sembra un esordio ricco di maturità e consapevolezza. Ma lo chiediamo anche a voi: consapevoli di cosa prima di tutto? Vi ringraziamo per i complimenti, raggiungere una forma di consapevolezza musicale è stato un percorso abbastanza complicato fatto anche di cambi di formazione che in qualche modo lasciano un segno. Sicuramente siamo principalmente consapevoli di ciò che ci piace suonare e della voglia di farlo nei club. Speriamo davvero quanto prima di tornare alla musica suonata a contatto con le persone.
Perché il 2777? Mi sono sempre chiesto come si scelgono le date per raccontare il futuro… che punti cardinali ci sono nella storia che non ancora esiste? La presenza del 7 non è un caso, siamo legati a questo numero. Il racconto essendo in parte autobiografico utilizza la data di nascita di uno di noi. Così è stata scelta. Rilanciamo la domanda: è il futuro che racconta sè stesso o una storia accaduta nel presente? Un inception di eventi che lasciano amarezza, ma che necessitano di essere esorcizzati attraverso il racconto e la musica.
Tante radici del vostro suono ma ancor più della vostra forma arrivano dal passato. E di che passato parliamo? Un passato che fa fede agli anni 90 principalmente, ai chitarroni distorti e agli strumenti spaccati sul palco. Rivederci in quei suoni è stato inevitabile, nonostante la nostra voglia di futuro ed evoluzione.
Molta critica parla di forme inglesi… qualcuno dice americani… io ci sento molta Italia… e sicuramente il pop main stream in qualche modo ha condizionato molto. Ma questo dovete dirmelo voi… È un mix di elementi venuto per caso e ci fa piacere che sia riconoscibile. Utilizziamo la musica per raccontarci, le storie si svolgono tra passato presente e futuro: tre ambienti in cui le note si muove in modo fluido e si mescolano anche con sottocategorie e mainstream.
Avrei giocato di più con i suoni di batteria… non so perché ma il sound mi chiama questo tipo di deriva. In generale la ricerca è qualcosa che vi terrà occupati per il futuro? Il lavoro sulla sezione ritmica è stato costante, dall'inizio alla fine della produzione, non abbiamo mai abbassato la guardia perché crediamo che in questo genere certi "colpi" siano obbligatori. Poi c'è il nostro Antonio Marotta a metterci lo stile che tra l'altro è un grande fan di Bonham. La ricerca attualmente ci tiene molto occupati e ci ha portati anche in terre molto nuove e sconosciute, speriamo presto di lanciare un segnale nello spazio che possa essere raccolto da futuri viaggiatori.
Articolo del
14/02/2023 -
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