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Leon Seti
Allegorie fantastiche di pop internazionale
di
Domenico Capitani
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Leonardo Baldi che in arte ormai conosciamo come Leon Seti ha sempre realizzato progetti alti, importanti sin dalle prime battute. Un comparto video, di scena, di abiti e di colori che raramente si trovano nei progetti della nuova scena indie: si ha proprio l’impressione di trovarsi dentro le righe di una produzione navigata e assai ambiziosa. “Grimoire” è sicuramente un disco ampio, di numerosi piani e chiavi di lettura, dalla costrizioni alle relazioni umane. Una produzione sviluppatasi tra Londra e Roma con la collaborazione di Pancratio, nome che torna spesso nella biografia di questo giovane artista che, per chi ama la trasgressione estetica dell’espressione, sicuramente lascerà tracce nel tempo difficili da ignorare.
Ci hai sempre abituati ad associare al suono una potenza visiva non indifferente. Quasi c’è da chiedersi se curi più il suono o l’immagine… cosa rispondi? Per me l'esperienza visiva di un album o di una canzone è fondamentale. Legare l'immaginario sonoro all'immaginario visivo è parte della mia integrità artistica. La domanda su quello che curo di più mi ricorda vagamente quel dibattito degli anni '80 sui video musicali, quindi non mi lascio trasportare e dico solo che entrambe le parti sono fondamentali per la visione generale.
Veniamo da un suono spesso industriale come “Hell” e poi hai virato verso linee più accomodanti come “Japan”… oggi questo disco che fase celebra? Grimoire è un album che culla. Ha dei suoni molto curati e quasi ambientali, ma che comunque vogliono essere parte di canzoni pop.
Perché l’immaginario di folletti, boschi e tanto altro? È un immaginario che mi ha sempre ispirato, sin da piccolo. Mia sorella aveva un libro di fate e piccolo popolo illustrato da Brian Froud che mi è rimasto sempre in mente. Sono affascinato dal folklore, dalle leggende, le fiabe... Volevo entrare in quel mondo da protagonista da sempre, e finalmente ci sono riuscito.
Che sia un legame alla terra e agli uomini tutto questo? Purtroppo no. È un richiamo alla fantasia e alla magia. Non voglio restare coi piedi per terra, figurativamente.
Lo sai che dentro "And I’m Gone” ci ho voluto rivedere le restrizioni del nostro ultimo tempo pandemico? In qualche modo ci sono legami di questo tipo nel disco? L'ispirazione di And I'm Gone non ha a che vedere con la pandemia, la canzone è stata scritta prima, ma sono contento che abbia ispirato qualcosa di personale e contemporaneo.
Articolo del
13/03/2023 -
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