Disco prezioso e molto ispirato. Si presente così e sin dalle prime battute l’esordio personale di Piero Pizzo in arte Limarra che già dal suo moniker vuol significare tanto: fango, come un punto primigenio da cui provenire o nel quale scendere per osservare il vero delle cose. Un po’ come accade nella copertina disegnata da Adelaide Fiorilla (in arte Mistinguett): il substrato che dialoga con ciò che sognano in superficie. O almeno così ci piace leggerla. “Riconoscersi” è un disco d’autore, di canto corale, di popolo… ma anche di futuro e di un pop credibile, d’autore, di consapevolezza.
Sono combattuto: città metropolitana o terra da riprendere e riconquistare? Come a dire: omologazione di vita o radici antiche? Credo che il futuro stia nella sintesi, in quell’equilibrio tra le parti che permette la nascita del “nuovo”. Come nella musica o nelle arti in genere (ma anche nella vita di tutti i giorni) farsi sorprendere e ispirare da tutto ciò che ci circonda potrebbe davvero essere la chiave di una nuova rivoluzione culturale. Nella scrittura spesso mi lascio sedurre dai luoghi che vivo: la campagna, la città, la montagna e il mare rappresentano tutti degli strumenti di “ispirazione”, non c’è un luogo più giusto rispetto ad un altro per sentirsi in vena creativa, è il nostro stato d’animo che decide liberamente su cosa soffermarsi e cosa tralasciare. Un ritorno alla terra rappresenta il nostro stato primordiale (e quindi è d’obbligo) ma serve anche omologarsi per prendere con fermezza le distanze da ciò che non ci piace.
L’elettronica in questo disco? I suoni acustici? Quali hanno determinato il mood e le sensazioni di tutto il lavoro? La mia musica, da quando ho imparato a 11 anni a suonare La canzone del sole, è sempre stata caratterizzata da suoni reali e semplici, perché credo che le vere emozioni derivino dalle cose più facilmente distinguibili. Crescendo poi ho cominciato ad apprezzare l’arteficio della musica contemporanea. Sposare il suono delle corde di ferro della chitarra acustica a quello dei synth e delle chitarre distorte ha suscitato in me la curiosità di scoprirmi sotto un altro punto di vista. Finita l’era del purismo musicale ho fatto un compromesso con me stesso (menomale) che mi ha aperto le porte verso la sperimentazione senza mai tradire la matrice dei miei 20 anni di musica.
Che poi il titolo parla da sé… ma ci si riconosce anche dentro un luogo, dentro una terra… e questa terra anche vive sempre più di omologazione e di scarsa identità vero? Parto sempre dalla musica per descrivere un epoca: l’omologazione è l’arma più in uso in questi primi 23 anni del III Millennio, una pratica involontaria che permette a tutti noi di sentirci sempre a casa (la cosiddetta comfort zone) e assistere al cambiamento (degli altri) attraverso un schermo che funge da parafulmine. La mancanza di curiosità, di sete di conoscenza, di amore per l’evoluzione (e non per il progresso) hanno creato il perfetto burattino moderno che non vede l’ora di somigliare a qualcun’altro che, musicalmente, non fa altro a sua volta che ricopiare (senza neanche rimodulare) il lavoro degli altri. Non c’è musica che non parta da altra musica ma ciò non vuol dire scopiazzare in un lento processo noiosissimo di produzione artistica. La musica di oggi è rapida, un singolo viene rimpiazzato rapidamente da un altro singolo che verrà anch’esso presto dimenticato. La società è veloce e la musica segue, tutto a scapito della qualità e dei contenuti.
E questo disco dunque lotta per l’identità in senso generico? Il sottotitolo del disco è La rivalsa dei vinti. Attraverso otto storie ho provato a raccontare la mia interiorità, ciò che brucia dentro e non vede l’ora di essere narrato. Non riesco quasi mai a scrivere in prima persona perciò mi sono servito degli altri per descrivermi. È come se raccontando gli altri avessi parlato di me stesso, con l’obiettivo di aiutare chi mi ascolta. È un disco d’identità ma soprattutto di riscatto personale (mio e degli altri).
Un po’ come accade nel video ufficiale… La ricerca identitaria è alla base di tutto. Una ricerca personale verso le proprie origini, verso i propri istinti primordiali. Conoscersi e accettarsi per poi essere accettati.Due donne che si amano, che si rincorrono, che si avvicinano e si allontanano; in una continua danza d’insicurezza, di timore, di passione. L’unico modo per sentirsi libere di esprimere i propri sentimenti è farlo in questo luogo incontaminato, dove riscoprono il legame con la natura, con lo spirito libero e indomabile dei cavalli.
Articolo del
31/05/2023 -
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