Anima divisa… tra cosa? Tra il rock degli anni ’90 intriso di romanticismo anche quando governato da realtà metropolitane e dal futuro delle macchine, delle bombe, dei cieli coperti di un grigio a coprire ogni orizzonte? E forse i colori scuri e poco solari del singolo “Breathless” mette in chiaro tutto quel che serve per avere un orientamento preciso. Antonio Pugliese torna in scena con un disco dal titolo evocativo “Split Soul” dentro cui le tracce ci raccontano di un tempo dentro cui i diari di scuola osannavano il brit rock degli Oasis e compagnia cantando… di quando la pioggia in città era una manna dal cielo per ogni anima in pena. Ma il disco è pregno di vita e di stupore, adolescenziale ma da un punto di vista decisamente maturo. E sapori artificiosi che regalano un retrogusto New Wave, non possono mancare in un disco come questo…
I Joy Division tornano. Non puoi sfuggirgli o non vuoi farne a meno? Perché nascondersi dietro un dito?! I Joy Division hanno segnato la mia adolescenza, ma più di loro credo che un ruolo decisivo e predominante lo abbiano avuto gli Oasis, ricordo che ero a Manchester appena 12 enne quando uscì “What’s the Story (morning glory)”, per me fu davvero uno shock, iniziai davvero a toccare con mano tutto quello che sentivo dentro, come se quello che ascoltassi si sposasse perfettamente con i miei sentimenti e le mie sensazioni
Che poi di loro prendi solo la parte più riflessiva… c’è tanta riflessione in questo disco non trovi? Credo che in questo ci sia una parte riflessiva ed una buona fetta che punta decisamente ad un messaggio di speranza e consapevolezza dei propri mezzi, del proprio modo di essere, che non serve cambiare per qualcosa o qualcuno, semmai serve trovare qualcuno che possa avere i tuoi stessi sentimenti e la tua stessa voglia di approcciarsi alla vita in maniera spensierata, smettendo di preoccuparsi del parere di qualcun altro. Non riesco a pensare di dover cambiare per piacere a qualcuno, non di certo per presunzione, ma semplicemente perché spesso è proprio questo che ci rende unici, ovvero la capacità di vederla da un punto di vista che per certi versi può sembrare opposto al pensiero comune. In questo ultimo lavoro, ho pensato bene di sedermi e cercare di vedere molte cose da una prospettiva completamente opposta alla mia andando spesso oltre le mie visioni della vita
Tonalità buddhiste… denunci il passato o quantomeno lo condanni se diviene (come spesso facciamo) metrica per il futuro. Che rapporto hai con il tempo? Il tempo non mi spaventa, ma allo stesso modo mi fa riflettere, spesso mi guardo attorno e molte cose cambiano, persone vanno e persone vengono, non posso accettare passivamente che il tempo possa spegnere qualcosa o lo possa raffreddare a tal punto da essere predominante nelle scelte che faccio nel corso del mio presente. Spesso penso al futuro ma mi ripeto che è solo una perdita di tempo perché non faccio altro che perdere un pezzo del mio presente. Non sono una persona nostalgica, preferisco ricordare ma non farmi condizionare troppo, nel corso della mia vita ho sempre pensato che sia gioie che dolori possano essere uno snodo importante ma non tale da poter modificare radicalmente la propria visione del mondo e del modo di vivere
E questo disco però al passato deve tanto… dunque il futuro che tipo di suono sarà per te? In questo disco ci sono riferimenti del passato, ma allo stesso tempo ho cercato di analizzare tutto da una prospettiva completamente differente, forse perché ero palesemente stanco di dover raccontare una nostalgia scontata ed in alcuni casi non positiva. Ci sono melodie che generano speranze, come ribadito, questa volta non mi sono volutamente ispirare a nulla, ho ascoltato quello che avevo dentro realizzando qualcosa che alla fine è stata una sorpresa anche per me. Ero inizialmente bloccato artisticamente forse perché avevo realizzato un concetto essenziale, cioè che nella vita di ognuno di noi arrivai ad un punto dove devi interrogarti ed iniziare a tirare le somme di quello che fai e se hai ancora i giusti stimoli per farlo. Credo che il mio futuro avrà sempre un sound speranzoso e vero, fatto di quello che vivo quotidianamente, quello che semplicemente viene tralasciato da molti e spesso viene reso complesso da tutti
Elettronica? Quanto devi ai computer e ai cavi digitali? Inutile negarlo, devo tantissimo, ho prodotto personalmente questo disco e mi sono sempre districato nel mondo della produzione musicale. Sicuramente il computer ha permesso di bypassare un sacco di problematiche tecniche. Ho registrato questo disco in una stanza, senza avere orari e senza avere limiti, non ho utilizzato tantissimo hardware ma mi sono sempre ispirato alle basi della ripresa audio. Ci sono due brani di questo disco che sono stati registrati completamente in analogico e la cosa è stata molto impegnativa avendo suonato tutte le parti musicali. Allo stesso tempo è stata una sfida interessante sotto il profilo artistico in quanto per poter registrare in analogico (tape cassette per intenderci) bisogno avere una certa preparazione e devi conoscere benissimo le tue potenzialità tecniche. In futuro credo che continuerò a produrre tutto in maniera mista, anche se ho in mente di registrare un EP interamente su un 4 piste analogico esclusivamente in acustico. Spesso l’analogico ti fa sentire quello che realmente hai da trasmettere regalandoti un pizzico di nostalgia e un po di warm in più del digitale che in alcuni casi risulta freddo
Dal vivo che spettacolo troveremo? Che poi un disco simile lo penso anche molto bene in acustico Sto lavorando con dei ragazzi con cui abbiamo formato una band dal nome “Moonish”, per portare lo spettacolo dal vivo spero in autunno, oggi cercare date e interfacciarsi con le agenzie di booking è davvero un grande ostacolo per gli artisti emergenti.
Ci sono davvero delle ottime prospettive, sin dalle prime prove il disco sembra adatto per i live, non perde di intensità, quindi posso ritenermi soddisfatto del lavoro sin qui fatto. Avendo scritto tutti i brani imbracciando una chitarra acustica, sono al lavoro anche su di uno spettacolo interamente acustico magari in luoghi più di nicchia, ho in mente di offrire uno show più intimo e d’ascolto. È stato sempre il mio obiettivo, cercare di poter toccare con mano la gente che ascolta la mia musica con la possibilità di guardarla negli occhi in un’atmosfera decisamente familiare. In Italia ci sono molte difficoltà, la musica live e determinate proposte non sempre si legano con quelli che sono i canoni richiesti. Ho suonato molte volte in Uk e la gente è molto più interessata a quello che fai, non bada a spese per poter assistere ad uno spettacolo ma soprattutto le strutture anche le più piccole sono attrezzate sotto tutti i punti di vista affinché quello che stai per rappresentare abbia il giusto valore. Qui siamo ancora molto lontani dalla valorizzazione artistica attraverso i live, forse perché non c’è una cultura di nicchia vera e per certi versi si da poca importanza ai contenuti artistici, si dovrebbe andare oltre i soliti canoni e scommettere qualcosa in più sugli artisti spesso rompendo anche i format obsoleti e stagnanti
Articolo del
14/06/2023 -
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