Quando si dice che la musica torna a fare polemica e denuncia sociale… allora io citerei dischi come questo per sfoggiare un esempio di gusto, personalità e grandissima padronanza di melodia e lirica. Tizio Bononcini l’avevamo incontrato lungo la distesa di singoli che ha pubblicato strada facendo prima di arrivare a questo disco dal titolo “Tutto il mondo è un palcOSCENO” uscito per Esagono Dischi. C’è tutto dentro: parole pesanti, intelligentissima ironia, di quella sottile che se non stai attendo ci caschi dentro con tutte le scarpe, melodie volutamente ruffiane e sfacciatamente populiste per poi virare dentro il meno scontato. Ascoltate “Uomo Macho” oppure “Notiziario”: eccovi servito un disco di alto pop a firma di chi, da buon cantautore, sa bene come rendere velenose le parole che canta senza offendere nessuno. E belli i video che troviamo in rete. Bello ma scomodo… ora a voi la palla di non voltargli le spalle.
Un tizio qualunque che parla? Sembra evocativo questo moniker, in perfetta linea con l’ironica intelligenza della tua denuncia… Diciamo che lascio che lo sembri. Tizio è banalmente il soprannome che da sempre mi hanno affibbiato gli amici. Anche i miei genitori a volta mi chiamano Tizio. Pure mia figlia Agata. Spesso per sfottermi! Quindi se appare coerente con quello che scrivo... beh, è perfettamente casuale. Grazie per definire la mia scrittura ironica e intelligente. Ma non parlerei di denuncia. Cioè, non sono bravo a fare slogan né atti d'accusa. Sono un buffone che osserva curioso e che ama poi arrovellarsi sui temi che gli premono. Se traspare una denuncia, è una denuncia col sorriso! E comunque sono anche io parte degli accusati. Lo dico chiaramente ne "la massa" (faccio parte anch'io di questa bella massa"). Il mio più che altro è un invito, a me e a tutti, a guardarsi attorno e non pensare solo al proprio orticello (o giardino, come appunto nella canzone che apre l'album).
Un disco come manifesto politico? Manifesto no. La chiamerei più che altro una mia visione del mondo di oggi, della società. Accendo il faro del pop cabaret sui cliché e le storture degli esseri umani, e mi faccio beffe di loro. Ma poi tutto è politica. Anche una canzone d'amore. Anche la scelta di non parlare di temi sociali è una scelta politica. Diffidare sempre da chi dice di non fare politica, perché anche solo affermarlo è una scelta politica. Sicuramente è l'album più sociale che io abbia mai fatto. Nei dischi precedenti forse i pezzi più sociali/politici erano "il mio collega economista" e "la rana di legno". Ma sempre un po' alla lontana. In questo album sono stato decisamente più diretto. Il periodo storico lo richiede, credo.
Un palco osceno… se ti chiedessi di salvare qualcosa? Salvo tanto. Anzi, proprio perché voglio che risalti la bellezza, sbeffeggio l'osceno. E nell'album infatti non c'è solo l'osceno. Non potrebbe essere diversamente. Gli opposti vanno sempre a braccetto, come eros e thanatos. Racconto anche di amori di coppia sani, amore per i figli, amicizia e tanti buoni sentimenti... che solo a scriverlo mi si alza la glicemia! Perché più ci si spinge a raccontare le brutture, più serve un salvagente emotivo; e vanno per forza anche raccontate le bellezze. Ma poi l'arte ha il potere di rendere bello il brutto. La forma artistica, qualunque sia, se funziona, può raccontare l'osceno in modo sublime. Non dico di esserci riuscito, si fa per parlare.
“Notiziario” è emblematica. Forse il momento più alto di tutto l’ascolto. I tempi moderni/ hanno causato tutto questo o lo hanno solo amplificato? Pensa che è stata l'ultimo pezzo scritto per questo album. E' un brano di sfogo contro il turbinio di notizie nel quale siamo immersi. Dove non si capisce più cosa sia vero e cosa falso. Non è una canzone, è un'installazione! ahaah Notiziario mi ha portato anche non poco velati auguri di morte su social, quando la pubblicai come singolo a maggio 2022. Uscì anche un articolo a riguardo, sul Corriere di Bologna, a firma Andrea Tinti. I tempi moderni l'hanno amplificato, sì. E' il paradosso dell'informazione libera: prima c'era un monopolio dell'informazione, ma almeno sapevi chi ti stava fregando e forse potevi "proteggerti" un po' dalla manipolazione. Ora le notizie le danno tutti, non si sa più la fonte. E spesso verificarne l'attendibilità è impossibile. Più diventa facile per chiunque fare e produrre qualcosa, un prodotto, e più la qualità del prodotto stesso va calando. Vale per l'informazione, come per la musica.
Una grande cura nei video. Ormai si sta perdendo anche questo lato della storia… per te che mezzo rappresenta ancora? Per me fare videoclip è divertentissimo ed è parte integrante di tutta la mia narrazione. Così come la messa in scena dei miei concerti. Non faccio un videoclip tanto per averlo. Devo avere l'idea interessante, o la location figa. È chiaro che un Ligabue o un Vasco possono fregarsene, basta che li si veda. Io voglio che l'osservatore un minimo dica WOW! Chi non sa far stupir vada alla striglia! Lo stesso vale per i CD fisici. In teoria non hanno più senso: anche io ascolto soprattutto dalle piattaforme streaming. Ma il CD lo produrrò lo stesso, perché avrà una grafica fighissima! Che se a casa poi uno non lo ascolta, almeno che abbia in mano un bell'oggetto. Continuo, nonostante la fatica oggettiva, a fare musica, canzoni e videoclip perché credo (spero) di produrre cose belle. E lotto per diffonderle. Probabilmente faccio peccato di presunzione. Ma sarebbe un peccato non fare peccato!
Articolo del
20/06/2023 -
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