Ep che dal suo ascolto in vinile, sarà un pregiudizio o meno, ma dimostra una profondità e una potenza di coinvolgimento che vogliamo sottolineare prima di tutto. Sono i Wicked Expectation che pubblicano “Inner Jungle” anche in digitale: e dentro il nostalgico ritroverà le linee anni ’80 di una certa psichedelia “pop” inglese… il futurista riconoscerà quella libera espressione del suono industriale, meccanizzato dagli algoritmi computerizzati. Il neofita sarà solo l’ennesimo passeggero di un viaggio che ha la “Genesi” come obiettivo finale.
Sospensioni cinematiche. Visioni di un presente in rovina. Ma soprattutto mi sento galleggiare, senza risoluzioni. Perché secondo voi? Cosa racchiude per davvero questo disco? Bello che provochi queste sensazioni, queste visioni. Questo disco, innanzitutto, racchiude due anni della nostra vita. Questi due anni sono stati segnati dal lento ritorno post-pandemico, da vicissitudini personali e da situazioni globali difficili. Tutto questo, però, non ha affievolito la nostra voglia di fare musica e di creare paesaggi con essa. Ci piace tantissimo lavorare con le melodie, con gli echi malinconici e cinematici e, forse, questo album racchiude tutti gli esperimenti fatti nei lavori precedenti. Siamo molto contenti del risultato, delle collaborazioni artistiche e produttive e non vediamo l’ora di portare live il nuovo set.
Secondo voi è il suono della giungla che abbiamo di dentro oppure nasce questo quando pensiamo ad una connessione intima con un concetto di quiete? Per voi “Inner Jungle” cos’è? “Inner Jungle” è semplicemente il nostro labirinto interiore. Noi lo abbiamo immaginato come una giungla nella quale può risultare facile perdersi, ma potrebbe essere stilizzato con mille altre metafore. Innumerevoli pensieri ogni giorno, altrettanti impegni, ed un moltiplicatore di ansie ed inquietudini che si possono trasformare in un labirinto opprimente.
Quanta debolezza abbiamo di dentro? Secondo voi, celebrarla anche fuori, aiuterebbe ad arricchirci o a renderci vulnerabili? Difficile a dirsi. Probabilmente riuscire ad esternare le debolezze potrebbe aiutare ma è anche una delle cose più complesse da fare, vorrebbe dire mettersi a nudo ed almeno in un primo momento non sentirci minimamente a nostro agio. Forse con il passare del tempo ringrazieremo di averlo fatto.
Bellissima copertina: un buco nero per guardare il cielo tra le piante? C’è sempre una via d’uscita, da ogni tunnel. Spesso è molto difficile da trovare, presenta ostacoli da superare e prove da affrontare. Il cielo è la metafora ma ognuno può mettere il proprio panorama preferito per la propria uscita. Parlando del lavoro artistico in sé, ci siamo affidati come spesso facciamo ad Oscar (HeyGraphic) raccontandogli le nostre idee e lasciando carta bianca , e lui ci ha nuovamente stupito con questo lavoro fantastico. Siamo riusciti, finalmente, a nobilitarne il lavoro stampandolo sul primo vinile della nostra storia, in 300 copie, disponibili ai concerti e sul nostro sito.
E perché queste piante poi? Un concetto che torna… Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…
Articolo del
03/07/2023 -
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