Il suo nome ha poco da dover ancora dimostrare. Il suo nome significa blues. Al fianco di Edoardo Bennato da oltre 20 anni ma non solo… grande chitarrista e bluesman che esporta la sua fama e la nostra bandiera oltre i confini nazionali. La carriera di Gennaro Porcelli sicuramente non si può fotografare in due parole. Oggi parliamo di questo nuovo disco, nuovo dopo 9 anni di distanza dal precedente “Alien In Transit”. Torna in scena con “Me, you and the Blues” uscito per la Soundinside Records e dentro ci troviamo anche grandi ospiti: lo stesso Edoardo Bennato, ma anche Guy Davis, Mario Insenga, Vince Pastano e Daniele Sepe. Il blues dalle tradizioni al futuro, dai suoni che ci aspettiamo alle grandi derive spiritual e futuristiche. Ma nessun computer e nessuna scorciatoia. Questo è un disco suonato dalla A alla Z.
Il blues. L’anima e la dannazione. Se oggi l’anima è praticamente scomparsa dalla vita digitale che facciamo, della dannazione che resta? Il Blues è sempre servito per esorcizzare delle situazioni non belle come, ricordiamolo sempre, la situazione dei neri d’America. In fondo è dali che nasce tutto. Ancora oggi, anche io in fondo, si utilizza il blues per esorcizzare e raccontare la vita quotidiana e non è sempre vero che bisogna parlare di dannazione o di cose drammatiche… anzi… io ad esempio in questo disco parlo anche di mia figlia, tanto per dirne una. Si raccontano in fondo i propri stati d’animo attraverso la musica e le liriche. L’importante è che sia vero, che sia quello che davvero senti nel cuore e cerchi di trasformalo in parole e musica per emozionare chi ti ascolta. È vero siamo dentro un tempo digitale, sono cambiate le forme… ma se una cosa ti emoziona non penso ci sia differenza se è digitale, analogico o altro…
Un disco manifesto della tua vita? Potremmo dirla così? Sicuramente è il disco più importante che ho fatto fino ad oggi. Ci ho messo 9 anni per farlo anche perché per fortuna ho avuto un’attività live molto intensa… e tante sono le cose cambiate nella mia vita in questo tempo e ho voluto raccontarle con un sound quasi nuovo rispetto a quello che ho fatto in passato. Il disco è stato registrato quasi completamente in presa diretta tranne per qualche rara sovraincisione - ad esempio l’utilizzo del dobro o di qualche chitarra acustica. Posso dire che sono assai soddisfatto perché sono arrivato a questo punto della mia vita e sento di aver raggiunto un certo tipo di maturità che mi ha permesso di fare un disco simile…
Collaborazioni illustri. Inevitabile chiedersi chi hai lasciato fuori… non potevano starci tutti ovviamente… ma qualcuno che doveva esserci e che manca? In questo disco ho voluto intorno a me soprattutto i miei amici. Partendo dalla band, la RR Band (in onore di Rudy Rotta, un grande bluesman amico mio scomparso nel 2017), e quindi sono Enrico Cecconi alla batteria, Pippo Guarneri all’Hammond, Pee Wee Durante all’Hammond e al piano, Renato Marcianò al basso… e poi gli ospiti che sono soprattutto amici che condividono con me anche la vita di tutti i giorni. Da Daniele Sepe, Mario Insenga, Vince Pastano, Guy Davis con cui forse faremo anche altro assieme… e poi Edoardo Bennato con cui dopo 20 anni sono ancora in tour con lui. Siccome in questo disco parlo di cose assai intime ho voluto proprio circondarmi di amici. Forse qualcun altro doveva esserci, si… ma poi sai, alla fine bisogna fare i conti con i tempi di lavoro, i tempi a disposizione e i vari problemi tecnici che modificano i piani in corso d’opera. Si: ci dovevano essere altri ma non faccio nomi :)
Un blues che cerca e trova anche e soprattutto le radici classiche? Beh sicuramente in questo disco c’è tanta tradizione, non deve mai mancare quella… non devono mai mancare le radici vere del blues. Infatti se senti “Limetown” tra l’altro scritto da Guy Davis e assai pregno di fortissime tradizioni. O anche il brano con Mario Insenga “Better Off With The Blues”… però poi in altri brani mi sono lasciato andare ad un chitarrismo più elettrico e a suoni di ben altra estrazione. Il blues mi piace tutto: spaziare dal primor blues fino a quello più moderno, mettendoci sempre cose mie che non devono mai mancare…soprattutto poi quando si scrivono brani inediti.
Zero elettronica o sbaglio? Non sbagli… credimi, non ho utilizzato alcun tipo di elettronica… è tutto suonato dalle nostre mani, tutto, dalla A alla Z… come piace a me e come spero piaccia agli ascoltatori.
Articolo del
20/07/2023 -
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