5 anni fa la leggenda del rock della West Coast David Crosby, scomparso lo scorso 18 gennaio 2023, si trovava a Roma per un concerto con la sua "Sky Trails Band". In quell'occasione lo incontrai e ne venne fuori quest'intervista, che pubblichiamo qui, adesso, per la prima volta in formato integrale.
E’ solo la seconda volta che suonerai a Roma da solo. La prima volta fu nel 1988 a Piazza del Popolo. Se lo dici tu.
Stavolta sei venuto a presentare il tuo album SKY TRAILS. No, ma soprattutto sono venuto perché amo l’Italia. Mi piace suonare qui. Sì, è uscito un mio nuovo disco. In effetti ho quattro dischi nuovi.
E anche un quinto, che hai in lavorazione. Sì.
Come mai, in questi ultimi anni, hai avuto quest’esplosione di creatività? Che è anomala per un artista al punto di carriera in cui sei tu. Sì, è vero, è molto insolito ed è stato sorprendente anche per me. Penso che il motivo sia questo: penso che in parte… Crosby Stills & Nash iniziarono subito benone, e ci divertivamo molto, facendo un sacco di buona musica e tutti noi abbiamo adorato quell’esperienza. Ma 40 anni più tardi, non è più divertente, e noi non ci sopportiamo più. Non c’era più un luogo dove potessi portare le mie canzoni, perché loro non sapevano cosa farci. Così, avevo delle canzoni messe man mano da parte. Ma la parte importante è che quando ho cessato di essere in quella band, avevo: mio figlio James che è un autore brillante (con cui sto lavorando); Michael League della band Snarky Puppy, grande autore anche lui (con cui sto lavorando); Becca Stevens, che è un talento incredibile (con cui sto scrivendo); Michelle Willis, bravissima autrice (con cui sto scrivendo)… E sto scrivendo con altra gente. Ho scritto [canzoni] con la mia bassista Mai Leis, ho scritto con Micheal McDonald, scrivo con altre persone e mi piace molto. E questo fatto ha stimolato una vera esplosione di creatività. Nell’interazione con altre persone, sai, loro pensano sempre a qualcosa a cui tu non avevi pensato, espandono il tuo ventaglio di possibilità… E io sono stato molto, molto fortunato. Sono davvero delle fantastiche persone con cui collaborare.
In effetti, in questo momento tu hai due band differenti: la “Sky Trails Band” e la “Lightouse Band”. Sì, la "Sky Trails" è la band elettrica, la “Lighthouse” è più acustica, con Michael League e le due ragazze.
E usi queste due band in tour diversi, ma anche in album diversi. Per quanto riguarda gli album, da che dipende l’utilizzo di una band piuttosto che l’altra? Dal tipo di canzoni, o c’è un altro motivo? No, le sto semplicemente alternando. Se ne ho usato una, poi uso l’altra. E’ una cosa molto buona per me, perché ognuna di loro va in una direzione differente. La Lighthouse Band è ottima per le armonie a quattro voci. Perché Becca Stevens e Michelle Willis sono delle cantanti incredibili, come anche Michael. L’altra band, la Sky Trails, funziona meglio come band elettrica. Facciamo anche cose delicate, facciamo ballate e belle cose, ma possiamo rockare. E lo facciamo. Ci diamo dentro. Assolutamente.
Sta per uscire adesso il disco “delicato” HERE IF YOU LISTEN inciso con la Lighthouse Band. Ho notato che tra le canzoni c’è anche una cover di Woodstock di Joni Mitchell. Tu la consideri la miglior cantautrice di tutti i tempi, meglio di Bob Dylan se non sbaglio. Sono entrambi dei poeti brillanti. Ma Joni vale dieci volte di più di Bob come cantante e come musicista. E’ evidente. Lo fa nero, come cantante. E canta molto meglio di quanto lui potrà mai fare. E’ questa la differenza. Ed è una assai migliore musicista di quanto non sia Bob. Poi, Bob è un grande poeta, io lo adoro, ed è un fantastico songwriter. Ma lei è ancora meglio.
Ma come sta Joni in questi giorni? Tu hai avuto modo di andarla a trovare? Sì, e purtroppo devo dire che non sta molto bene.
Sul disco precedente avevi rifatto Amelia tratta da HEIJIRA. Ora Woodstock. Come mai? Abbiamo trovato un nuovo modo per farla. Io mi ero inventato un nuovo arrangiamento per Woodstock che mi piaceva molto. E non dovevamo inciderla, solo che l’abbiamo iniziata a suonare dal vivo e la gente l’ha adorata. Quando la suoniamo dal vivo, la gente inizia ad applaudire anche prima che arriviamo alla fine della canzone. Così ci abbiamo ripensato e abbiamo deciso di includerla [nel disco]. Non ha nulla a che vedere con il fatto che il prossimo anno sarà il 50esimo anniversario del festival di Woodstock? No, no, non è per quello.
Perché a te non piace non guardare indietro. Preferisci guardare avanti… No, non molto. Però non credere: sono orgoglioso del lavoro che ho fatto [in passato]. Penso di aver fatto un buon lavoro, che abbiamo fatto un buon lavoro. L’ho amato e ne sono orgoglioso. Ma è vero, non passo molto del mio tempo a rimuginarci sopra. No. Io penso a ciò che dovrò fare domani. Penso a cosa mi piacerebbe fare la settimana prossima. E penso a cosa mi piacerebbe portare a termine quest’anno. Sono piuttosto focalizzato sul futuro, tutto il tempo.
In questo sei molto diverso da Graham Nash, che è un po’ l’”archivista” di CS&N e che passa un sacco di tempo a riascoltare le vostre vecchie incisioni. A Graham piace fare questo, e lo capisco, perché una cosa che sa fare molto bene. Ma non è roba per me.
Senti, una cosa che mi ha sempre intrigato di te è che a differenza di tutti gli altri della “scena” di Los Angeles della tua epoca, che erano della media o bassa borghesia, tu provieni invece da una famiglia piuttosto benestante… No, non è vero. Provengo da una famiglia che se la passava bene, moderatamente bene, nel senso che possedevamo la nostra casa. Ma non ricchi, non sono mai stato ricco. Mio padre era un cameraman. Hai mai visto High Noon? Lui ha girato quel film. Era molto bravo nel suo mestiere.
Provenivi comunque dal milieu di Hollywood. Ma la gente di Hollywood non è necessariamente ricca. La gente che possiede il business è quella che ha i soldi. Non i cameramen.
Se è così mi rimangio la prossima domanda. Volevo chiederti se c’era un collegamento, secondo te, tra il tuo provenire da un ambiente privilegiato e i tuoi eccessi edonistici con le droghe e l’alcol. Mentre per esempio Graham Nash, che proviene da una famiglia working class, è sempre stato più morigerato. Ma lui e io abbiamo fatto le stesse cose.
Davvero? Lui non la racconta in questo modo. Lo so [ride sotto i baffi, ndr].
Tra gli anni 80 e i primi anni 90 comunque tu hai passato degli anni terribili: sei stato in galera tre volte e hai rischiato di morire di epatite. Poi, nel ’95, hai incontrato per la prima volta tuo figlio James Raymonde, che era stato dato in adozione alla sua nascita. Si può dire che quell’incontro sia stato fondamentale per la tua rinascita e per la tua attuale stabilità? Sì, anche perché appena ho sentito la musica che scriveva, mi ha fornito un’enorme ispirazione. Ho scritto più belle canzoni adesso, con James, di quante ne abbia scritte con qualsiasi altro essere umano del pianeta. E’ veramente bravo, e inoltre è un musicista fantastico. E un grande autore.
Quello che la gente non sa è che James non è il tuo unico figlio. Ne hai ben quattro in tutto. Pensi di essere stato un buon padre? No. In definitiva sono stato presente solo per uno dei ragazzi: Django, il mio ultimo nato, avuto con mia moglie [Jan Dance, partner di Crosby da oltre 40 anni, ndr]. E lui è venuto fuori bene. E’ un bravo ragazzo. No, non credo di essere stato un buon padre. Penso di non aver avuto proprio idea [di come fare il padre].
Ma poi adesso passi tantissimo tempo con James. Sì, e sono davvero riconoscente per il fatto che lui faccia parte della mia vita. E’ una persona meravigliosa. A proposito di progetti futuri: so che non te frega molto di riunirti con CSN&Y ma ti piacerebbe invece partecipare a una reunion dei Byrds. No, ma in realtà parteciperei a una reunion di CS&N o di CSN&Y, e parteciperei anche a una reunion dei Byrds, se Roger [McGuinn] la volesse fare. Io a Roger glielo chiedo almeno una volta l’anno. Siamo amici. Ci stiamo simpatici. E parliamo spesso tra noi. Ma lui non la vuole fare. E io devo rispettare questa sua decisione. Ma se la volesse fare, io ci sono. Ne sarei felice.
Anche perché lui in questo periodo ha fatto una sorta di “Byrds reunion”, ma solo con Chris Hillman. Sì, ma è una cosa diversa, si tratta di band differenti. Quando mi hanno cacciato dalla band [nel 1968, ndr] si sono buttati sulla musica country e hanno fatto SWEETHEART OF THE RODEO. Ed è quello che stanno facendo adesso. “Quella” band. La band che hanno messo in piedi dopo che me ne sono andato. Io non ero in quella band. Quello è stato l’inizio del country-rock.
A te non appassionava per niente il country-rock? No.
Quindi i Byrds non sarebbero mai andati in quella direzione se tu fossi rimasto. Penso proprio di no.
Quindi non pensi proprio che si farà questa reunion dei Byrds? Dovresti chiederlo a Roger. La decisione spetta a lui. Io sarei entusiasta di farla. Sposterei le montagne per farla. Perché sarebbe così facile, e così divertente. E’ davvero ottima musica e devo ammettere che suonare la chitarra ritmica e armonizzare a due voci per me è il massimo. E’ divertente. Potrei farlo mentre dormo.
Secondo gli storici, un momento chiave della tua cacciata dai Byrds fu al festival di Monterey quando tu ti lanciasti in una tirata sulla veridicità del rapporto della Commissione Warren e sul fatto che ci fosse stato un complotto per uccidere Kennedy, irritando non poco Roger McGuinn e Chris Hillman. Sì, ma la cosa importante su ciò che dissi è che era vero. E’ questo che conta, non se fece incazzare Roger e Chris. La cosa importante è che era la verità. Vorrei fare un parallelo con Morrison, la prima canzone che hai scritto con tuo figlio James, ispirata al biopic di Oliver Stone su Jim Morrison, in cui canti “ho visto quel film / e non era veritiero”. In questo caso invece devo desumere che trovi veritiero il film di Stone su JFK? No, neanche quel film dice la verità.
La tua è comunque una teoria complottista. E’ stato un complotto in cui sono state coinvolte numerose persone. C’era più di una persona che ha sparato.
E’ una possibilità. Ma in tal caso non è stata piuttosto la mafia italiana? O i cubani. O entrambi, in combutta. No. E’ stata gente che lavora la CIA abitualmente, sotto contratto. Non era gente della CIA, erano persone che avevano ingaggiato. Perché vedi, Kennedy aveva fatto incazzare un sacco di gente. Per esempio: Kennedy voleva eliminare la “oil depletion allowance”, che è un sacco di soldi in libertà che le compagnie petrolifere ricevono [dal Governo], ogni anno, perché un giorno esauriranno il petrolio. E’ un bonus che gli è stato dato dal Congresso. E Kennedy lo voleva eliminare. E alle compagnie petrolifere questa cosa non piaceva affatto. E c’erano un sacco di persone che pensavano che lui stesse dando troppo spazio, e credito, alla comunità dera negli Stati Uniti. Pensavano che stesse svendendo il Paese alla gente di colore. E c’era un sacco di gente che pensava che lui fosse pericoloso perché lui non aveva bisogno dei loro soldi. Ed era questa la cosa davvero pericolosa: lui aveva il proprio enorme patrimonio. Quindi non doveva fare gli stessi accordi che ha fatto qualsiasi altro presidente. E questo, ai loro occhi, lo rendeva una specie di mina vagante. Perché non lo potevano comprare.
Ma non lo stai mitizzando un po’ troppo? In fondo Kennedy aveva i suoi begli scheletri nell’armadio. Soprattutto per via di suo padre. Suo padre era colui che gli dava i soldi. Lui aveva un sacco di soldi, tutti suoi, e non doveva fare i soliti accordi.
Ok, ma è ormai appurato che suo padre gli fece avere i voti della mafia. Ma lui ha avuto anche i voti dell’intero Paese. Di gente che credeva in lui. A me piaceva [Kennedy]. Era una brava persona. Ma era una minaccia all’ordine stabilito.
Per tornare a Monterey: all’epoca sul palco eri solito lanciare questo tipo di messaggi politici espliciti. Oggi molto meno. Ti sei dato una calmata? Probabilmente… Ma non voglio perdere il tempo a far arrabbiare la gente, perché non è proprio quello che vogliamo fare. Magari parlo di qualche altra situazione relativa al nostro Paese, ma non mi metto a sbraitare contro il nostro stupido presidente (anche se è un grandissimo testa di cazzo).
Ma tu sei proprio sicuro che il 100% del tuo pubblico sia dalla tua parte? Perché ho letto di un’intervista in cui Neil Young raccontava che a un concerto ad Atlanta di CSN&Y avete eseguito Impeach The President (riferita a George W. Bush) e una parte del pubblico si è indignata e se ne n’è andata. Ma noi lo sapevamo. L’abbiamo fatto apposta. Abbiamo messo 11 cameramen tra il pubblico proprio per riprendere quel momento. Però oggi direi che la grande maggioranza delle persone a cui piace la nostra musica pensa che Trump è un imbecille.
Ma infatti penso che se la suonaste adesso in concerto, Impeach The President, probabilmente non se ne andrebbe nessuno, nemmeno ad Atlanta. E sarebbe interamente appropriata, adesso: “impeach the president for lying”… Abbiamo un presidente che è un bugiardo. E’ perfetta. Lui mente tutto il tempo. Non se ne andrebbe nessuno. Hai ragione. Ma la decisione su un’eventuale reunion di CSN&Y spetta a Neil. Non a me. Io la farei in un minuto.
Attualmente la canzone più “politica” che tu suoni dal vivo è Ohio, che è anch’essa una canzone di Neil Young. Sì perché la adoriamo. La suoniamo tutte le sere. E’ la nostra “canzone di lotta”. Ma anche Long Time Gone è piuttosto “politica”, Come Back Here è piuttosto “politica”, e ce n’è una chiamata What Are Their Names che è molto esplicitamente politica. Le canzoni parlano per me, meglio di quanto io possa fare a voce.
(La foto di David Crosby a Roma nel 2018 è di Danilo D'Auria)
Articolo del
22/09/2023 -
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