Di lui conoscevamo inediti e omaggi che sempre hanno virato verso direzioni di dolce pop d’autore. Probabilmente Battisti era un punto fermo. Probabilmente la forma radiofonica lo era… il nuovo singolo di Enrico Lombardi esce e polverizza ogni pronostico. Si intitola “Tutto un casino” ed è il primissimo estratto che ci anticipa un disco che a breve vedrà la luce. A tutti gli effetti è questo l’esordio del cantautore abruzzese. Punk, rock, quel certo modo di pensare alla forma che tanto richiama il velenoso e dissacrante modo di “gridare” qualcosa alla Rino Gaetano (altro punto fermo della sua storia passata). Una bandiera di normalità pretesa o di verità ostinata contro tutto questo casino che c’è. E se il singolo gira in questo modo, dal disco allora cosa dobbiamo aspettarci?
L’Italia si ama e si odia… e in questo eterno casino, tu personalmente come ti poni? Statisticamente sono più le volte che la odio, quasi sempre ho l’impressione di un immobilismo culturale che si manifesta in qualsiasi campo, dalla politica alla musica, passando persino per la promozione turistica (vedi il caso “Open to meraviglia”) dove dovremmo essere campioni del mondo di stile ed efficacia, viste le risorse. E invece... Però credo di non essere un odiatore seriale, non credo che il mio sia un approccio aprioristico: a guardare bene mi accorgo che c'è molto di buono, di promettente e in alcuni casi di sensazionale che avviene in Italia. Penso ad esempio a personaggi come Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, o al supergiovane e talentuosissimo Marco Castello della 42 Records, solo per fare i primi due esempi virtuosi che mi vengono in mente. Ecco, in Italia a voler scavare e cercare c’è ancora dell’oro, solo che è sepolto da una montagna di rifiuti (e qui il mio gusto mi suggerirebbe tanti esempi musicali) ai quali anche i media colpevolmente danno troppo risalto per inseguire la pancia dell’audience, schiavi troppo spesso dell’algoritmo di visibilità.
Si preannuncia un disco in bilico tra post punk e rock alternativo. Colpi di scena e qualche chicca da darci in anteprima? La verità è che non sento di essere dentro queste due categorie, cioè ammetto di avere poca cultura in entrambi gli esempi di genere citati, quindi proprio non saprei dire. Posso dire però quali sono le mie influenze più forti e altre nuove che nel tempo sento di aver assorbito: a partire dai Led Zeppelin di “Presence”, passando per “Unplugged in New York” dei Nirvana, per poi citare assolutamente “Catartica” dei Marlene e “Spirito” dei Litfiba e “Like clockwork” dei Queens of the Stone age. Senza dimenticare “Io, tu noi, tutti” di Battisti o “Camera a Sud” di Vinicio Capossela. “The Ideal Crash” dei Deus è un bellissimo album, ma ammetto che non è tra i miei ascolti ricorrenti.. non mi sento un alternativo. Posso affermare di avere sicuramente un’anima pop con una formazione musicale nel rock dei ’90 (“Partiamo dal fatto che ho già quarant’anni..” Autocit.) e che il mio disco in uscita rappresenterà fortemente questa mia identità, dando sfogo alla chitarra che è il mio tramite principale per accedere alla musica come espressione d’arte. Anche se poi nell’ultimo brano del disco canterò con una metrica più vicina al rap (sempre perché nei ’90 ci troviamo anche Neffa, Casino Royale e il conterraneo LouX, che è stato lo “Zeus” del rap italiano).
Bellissimo il video. Una sorta di “Un giorno di ordinaria follia”… o sbaglio? Si, si… esatto. Ottima citazione, era tra le principali reference della troupe guidata da Diego Mercadante alla produzione e Maurizio Forcella alla regia. Abbiamo anche voluto dare più spazio alla storia rispetto alla mia presenza in macchina, all’incedere rapido e nevrotico del flusso narrativo che a volte apre a spunti simbolici o grotteschi (vedi i vermi sul tavolo, o il baule su cui si fissa sul finale il bravissimo attore Arturo Scognamiglio). Volevo interpretare il flusso di coscienza che porta allo sclero, per lo meno il mio: una presa di coscienza del proprio essere e la difficoltà di vivere con il mondo attuale intorno, che poi è il senso delle parole della canzone.
Che poi un bel vinile da ascoltare in cuffia placa i bollenti spiriti. O forse mette a ninna quel senso di ribellione e di libertà che oggi manca? Ah bella domanda.. non ho una risposta, ammesso di averla capita bene.. Forse è anche superfluo chiedersi se con un supporto materico come il vinile si possa rendere la fruizione musicale meno fluida o meno sclerotica la sua produzione. Viviamo in questi anni e dobbiamo rapportarci con il modo attuale di divulgare e fruire. Certo lo store digitale non è la mia scelta preferita: io vengo dalla generazione dei cd, da adolescente sono ciò che ho comprato prima ancora dei vinili, a cui collego sempre l’idea di musica importante. Poco cambia: stavo sempre a sfogliare i booklet e approfondire ogni dettaglio di un disco e delle sue canzoni, e oggi il bagaglio arriva anche da questo lavoro di ricerca reso accessibile dallo stesso “prodotto”. Tutto questo non trovo negli ascolti digitali, che forse non generano quella voglia di approfondimento di un cd o un vinile. Per questo ammetto di sentirmi un pesce fuor d’acqua. Ecco perché sono stato felicissimo quando Nicola battista di Kutmusic mi ha confermato che avremmo stampato anche vinili dell’album in uscita, oltre ai cd e alla distribuzione sugli store digitali, quest'ultima una scelta quasi obbligata per un artista sconosciuto come me per raggiungere più persone.
Articolo del
08/11/2023 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|