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Humble
Humble: evasione, fuga, libertà espressiva
di
Domenico Capitani
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Un disco d’esordio che merita davvero tanto. Illuminiamolo come ci viene: si intitola “Gateway”, opera prima del duo Umberto De Candia e Enrico Zurma che da una stanza di casa, da un home-studio, fanno letteralmente il giro del mondo pensando davvero che si possa dare forma a qualsiasi cosa arrivi dall’ispirazione. Il filo conduttore di questo viaggio - ogni traccia è una località, luogo centrale per l’ispirazione e la ragione del brano - è un concetto alto e libero di fusion, se mi si concedesse la violenta sintesi. Il suono che molti definiscono per gioco o per diletto losangelino qui trova davvero una confort-zone inespugnabile. Sempre lasciando che tutto viri anche dentro le belle liriche italiane anni ’60 piuttosto che a barre rap di raffinato stile americano (come scopriremo). Insomma: lasciate a casa la matematica e fate buon viaggio…
Un viaggio davvero intenso. C’è tanto mondo, dai ghetti metropolitani alle luci soffuse di un periodo natalizio. Perché, anzi da dove tanta contaminazione? Il viaggio per noi è sempre stata un occasione di esplorazione, non solo fisica, ma anche interiore. Che cosa potrebbe cambiare in una persona che visita un posto? Si cambia solo se lo il posto lo visita di persona o lo sogna per tanto tempo? Le culture che abbiamo voluto attraversare ci hanno formato, sia musicalmente che mentalmente ed era giusto far vedere come ci avevano contaminato e cambiato.
E perché dunque una copertina così scura e “anonima”? Ci piace pensare che sia la parte posteriore di una grande mappa del mondo, ecco perché le copertine dei singoli invece rappresentavano i reticolati delle città che sono state ispirazione. Quando pieghi una mappa, non guardi mai il suo retro e ci piaceva che rappresentasse quello.
Di italiano? Ho fatto difficoltà e anzi penso non ci sia nulla… persino dentro “Napoli” trovo quella contaminazione americana che ci hanno restituito Pino Daniele e altri… sbaglio? Volevamo farci conoscere, e questo che avete ascoltato é un miscuglio di influenze, quasi tutte anglosassoni, ecco perché la Scelta dell'inglese. In Napoli, ci immaginavamo Pino Daniele che accompagnava Cory Wong e Stuart Zender a fargli vedere come era il posto in cui si era formato musicalmente, quindi l'intuizione é giusta.
Bellissima “London”. Posso azzardare un paragone? Il modo rap mi rimanda a Q-Tip… sbaglio? Finalmente. Finalmente qualcuno ha capito. Si. Umberto si è ispirato agli A Tribe Called Quest nel mettere giù delle lyrics che potessero amalgamarsi bene ad una strumentale, scritta Da Enrico, ispirata alla scena neosoul inglese (Tom Misch, Jordan Rakei). Si capisce in questo modo chi è il più vecchio dei due.
Articolo del
06/12/2023 -
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