Delicatissimo, leggero, a tratti anche urbano dentro soluzioni digitali. A tratti fragilissimo come fosse di carta velina. Ma di una fragilità ricca di peso poetico, sia chiaro. Alice Cucaro finalmente ci regala un disco personale e pubblica questo “Una parte di me” per Trasporti Eccezionali. Un frammento di vita queste canzoni che sono la vita stessa ma sono anche un mosaico di quel che si diventa e di quel che si vorrebbe essere. Trovo che questo disco sia come il ricordo che si ha di una fotografia. Decisamente alta la dimensione del folk che arriva da alcuni suoi momenti. Ed è qui che punterei lo sguardo…
La delicatezza è un nodo centrale Utile per affrontare un primo disco secondo te? O ci vuole grinta e incoscienza? Credo ci vogliano diverse sfumature per affrontare la scrittura di un disco in generale, anche perché lo vedo più come una raccolta di storie che di canzoni. Un capitolo tratta la tua parte più ruggente e grintosa, quello dopo magari parla del tuo lato più delicato e fragile. La musica ti permette di tirare fuori ogni parte di te, spesso le più dolorose, senza vergogna. È un diario aperto.
Te lo chiedo perché dentro quei tanti momenti che con la produzione avete scelto il silenzio più che il ritmo, questo disco vola su ben altri piani... ci hai pensato che sia quella la tua vera natura? Il folk intimo più che il pop digitale? Il folk intimo è alla base di tutti i miei live, avere la possibilità di spaziare tra le dinamiche vocali, sussurrare o ruggire, accompagnata semplicemente da una delle mie chitarre. Il pop mi piace, ma il mio cuore spesso è altrove, ascoltando questo album sembrerà assurdo ma vengo dal rock, mi piacerebbe un domani fare un album un po' più arrogante in cui dar sfogo ai graffi e un altro invece completamente chitarra e voce, alla Joni Mitchell, dando spazio solo all'intimità e alla delicatezza.
Una carriera che passa anche dalla grande Iskra Menarini. Arrivi da tante esperienze live... cosa e come le hai riversate in un disco che in fondo è una dimensione statica dell'arte? il solo di voce alla fine di "Una parte di me" deriva proprio dagli insegnamenti di Iskra, mi ha insegnato ad essere libera vocalmente. Amo andare ovunque con la mia voce, spesso vengo sgridata per questo mio vizio di creare continue variazioni alle melodie. Ricordo la prima lezione con lei, mise su una base e mi disse di cantare liberamente senza testo e senza regole: “Alice fai sentire la tua voce, fai sentire la tua anima”.
Il disco si chiude con "Roller Coaster". Mi viene di getto da dirti: sai che c'entra poco col disco? E devo ancora capirlo se in bene o in male... cosa ne pensi? Volevamo chiudere con leggerezza, quindi con una sorta di tormentone commerciale. Sesto, quarto, primo e quinto grado in loop per tutta la durata del brano. Chiudere un lungo viaggio con un appuntamento al luna park. Tra spensieratezza e pagliacci inquietanti.
Dalla copertina a canzoni come "E se...". Il futuro, il sogno, il ritirarsi con la verità... e per questo che nasce questo disco? Questo disco nasce dai miei diari segreti, per far pace con i fantasmi del mio passato e quindi rivoltare, finalmente, lo sguardo verso il futuro. Il sogno è alla base di ogni immagine da cui nascono le mie canzoni, come “Kalahari”, un deserto etere, la metafora della solitudine. C'è tanto sogno quanta verità. Dalle astronavi agli antidepressivi. Dalle ali cucite sulla schiena alle amicizie indissolubili. Dai funamboli appesi sul vuoto alla ninna nanna per tua nipote. Passato, futuro, sogno e verità, i cardini di questo album.
Articolo del
09/01/2024 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|