Uolofifi è un titolo difficile da dire, semplicissimo da sentire, una delle cose più naturali che ci sia. Un fischio dice lei… io ci vedo dentro come un filo invisibile e fragilissimo che connette a se tutto il tempo passato con quello che siamo diventati. Sara Piccolo torna con un disco come "Uolofifi” uscito per la Soundinside Records, lavoro che per lei è una connessione diretta al sentire di una nonna, per noi è una mistica immersione dentro le bellissime volute di un suono intriso di natura, di arie irlandesi, di delicatissime piccole cose preziose. E poi l’omaggio alla grandissima “On the road again” quasi la sentivamo arrivare prima della chiusa del disco…
Ti prego partiamo dal titolo: "Uolofifi". Che parola è? Da dove nasce? Uolofifi nasce da un fischio e nasconde una storia intima che riguarda la mia infanzia. Era un fischio col quale mia nonna spesso mi chiamava e io l'ho trasformato in un onomatopea racchiudendolo per gioco in una parola visto che non sapevo e non ho mai imparato a fischiare.
E poi arriviamo a qualche anno fa, punto temporale vero da cui nasce questo disco... in questi anni, ogni canzone che vita ha vissuto e quante mutazioni ha subito? Si questo disco è nato qualche anno fa in effetti e prima di diventare di tutti ha avuto qualche piccola trasformazione qua e là. Alcuni brani come Errata Corrige e The Hard Way sono nati di getto e non hanno subito grandi modifiche, mentre December ma anche I don't Know si sono modellati durante la registrazione del disco, senza essere stravolti ma hanno sicuramente acquisito quel qualcosa in più per essere parte di questo progetto che connette esperienze molto profonde tra loro, acquisendo un'identità più precisa. You're not an Irish guy ad esempio è stato l'ultimo brano aggiunto, come d'urgenza, un fuori programma che però sentivo importante per chiudere il "cerchio". Anche l'idea della cover On the Road Again è nata quasi per caso ed è stata aggiunta alla fine, un pò per onorare le mie influenze e ringraziare la musica in un certo senso. Insomma sicuramente si tratta di una ricerca e scelta non lineare come è bello e giusto che sia, mi sono lasciata guidare dai brani piuttosto che guidarli.
La natura sembra un punto di appartenenza per ogni nota che suoni. Dalla copertina al mix... mi pare di percepirla così... cosa mi dici? Si in effetti la natura ha un posto fondamentale sia in “Uolfifi” che nella mia vita in generale. Molte storie, ma anche idee sono nate tornando a casa dopo essere stata a mare o a fare una passeggiata nel bosco, c'è qualcosa di profondamente liberatorio nello stare nella natura, è una possibilità che mi do ogni volta che mi sento sovraccarica, raggiungendo anche solo un parco piano piano comincio a sentirmi più leggera e "piccola" di fronte al mondo e la creatività cede il posto allo stress. Poi sono cresciuta in campagna, ho sempre avuto la fortuna di immergermi nel verde e sicuramente anche vivere a Dublino, visitare l'Irlanda mi ha legata ancora maggiormente alla magia della natura ma anche quella umana, ho sempre avuto una grande passione per la "natura" anche di certe persone, riuscire a vedere la fluidità e spontaneità è parte del sentirsi ed essere naturali.
In un tempo così digitale, come lo spieghi questo legame, questo disco così aderente ad antiche tradizioni folk? Un disco di uomini più che di macchine? Più che parlare di uomini invece che di macchine io credo parli di umanità, una parola molto importante per me e per il mio percorso musicale e non. La tradizione folk e le mie influenze mi hanno avvicinata spesso a temi anche un pò dimenticati oggi, ma così semplici allo stesso tempo, per cui mi sono lasciata guidare dal mio amore per le cose vere, semplici, concrete, nonostante usi anche tanta fantasia. Per me il folk di un certo tipo è la rappresentazione più grande dell'essere umani, del raccontare e comunicare, senza troppe barriere e sovrastrutture. E' semplicemente un'attitudine che ho coltivato e ho lasciato in Uolofifi.
Non è molto che sei tornata in Italia se non erro. Domanda provocatoria che vuol mettere le mani dentro la società che viviamo: non hai voluto subito scappare? Che musica vedi attorno? Ti senti a tuo agio? Colpita e affondata. Si ho voluto scappare, non subito perchè la ricchezza che ti porti dietro dopo un lungo viaggio è tanta e c'è tanta voglia di sistemare, cambiare, adattarsi, in me è prevalsa la curiosità inizialmente, anche lo stupore di vedere un pò tutto con occhi diversi. Dopo un po' inevitabilmente ho fatto i conti con la realtà e tutt'ora non è facile per me comprendere e sposare alcuni modi di fare e pensare, la qualità di vità è completamente diversa. Ogni tanto ci sono dei giorni in cui immagino di ritornare, se dovessi sentirmi pronta ad andare di nuovo via mi asseconderei sicuramente perchè non credo sia mai troppo tardi per darsi la possibilità di cambiare, è solo più dura ma non impossibile. Per quanto riguarda l'ambito musicale oscillo tra la voglia di conoscere a volte sforzandomi a comprendere realtà musicali diverse dalle mie e la voglia di trovare miei "simili" per parlare un pò la stessa lingua, condividere di più e creare. Non è facile ma provo a vedere ciò che mi piace più di quello che non mi piace, almeno adesso.
Articolo del
11/01/2024 -
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