Dalle nuove strade della musica italiana, non è un caso che troviamo sempre più dischi che celebrano il suono “suonato” di un pop-rock italiano che sinceramente a molti nostalgici manca e tanto. Tornano gli Avvolte con un Ep dal titolo “Fenice” che segna una rinascita e non solo un semplice ritorno. E ci piace questo suono che dal classico della forma poi accoglie anche quel carattere e, soprattutto, quella produzione moderna che restituisce a questo lavoro un sapore agrodolce, in bilico tra passato e futuro.
Ritornando in scena e trovando… cosa? Ritrovando prima di tutto noi stessi, come persone e musicisti, con la voglia di condividere la nostra musica anche con le persone. Non abbiamo mai abbandonato un solo istante la musica e siamo consapevoli che è sempre stata fondamentale, come forma di espressione e panacea per le avversità della vita, più che un mezzo per nutrire l’ego. Oggi la voglia di riassaporare quell’adrenalina che alimenta un live, bussa forte alla nostra porta. Quell’energia dove la musica avvolge ascoltatori e musicisti in un’esperienza unica. È tempo quindi per noi Avvolte di tornare sui palchi!
Quanto è cambiato il mondo da quel "L'essenziale è invisibile agli occhi”? Molte cose sono cambiate durante questi 12 anni. Nella famiglia Avvolte sono arrivati i figli a regalarci nuovi punti di vista e nuove emozioni, l’irrequietezza dei 30 anni ha lasciato spazio alla saggezza dei 40 che ha influenzato anche il nostro modo di scrivere e suonare. Il mondo si è evoluto da un punto di vista tecnologico, ma noi esseri umani siamo diventati sempre più individualisti e superficiali, spesso dimenticandoci di essere animali sociali.
Ve lo chiedo perché avete sempre avuto un piglio “sociale” nelle vostre canzoni. E questo non è da meno: la critica sociale oggi a cosa porta e che ruolo ha? Continuiamo a sentire l’esigenza di raccontare la realtà, perché pensiamo che ancora oggi l’arte possa essere un ottimo strumento di comunicazione per risvegliare le coscienze.
Per voi la fenice che cosa rappresenta? Morte o resurrezione? La fenice rappresenta entrambi: la morte, senza un’accezione negativa, ma come meta ultima di un percorso naturale per qualunque essere vivente. La morte rappresenta anche la conclusione di un percorso, alla fine del quale come una Fenice si può rinascere per vivere un presente che non replica il passato, ma del quale si deve aver memoria per migliorarsi.
Sono finiti i tempi di fare surf sul letame (tanto per parafrasare le vostre liriche)… significa che ormai dobbiamo smetterla di farci belli sulle cose inutili? Ognuno di noi può decidere in qualunque momento di smettere di surfare sul letame, di accettare passivamente ciò che non ci rende felici. Per una vita intera accettiamo compromessi che ci rendono infelici per la paura di perdere ciò che abbiamo, senza avere la consapevolezza che solo noi stessi possiamo tutelare la nostra felicità, imparando a conoscerci e rispettarci.
Questo disco fa cronaca o in qualche modo cerca una soluzione? Questi brani non hanno la presunzione di fornire soluzioni, ma piuttosto di raccontare e condividere delle storie che toccano tutti, in modo più o meno diretto. Se poi il modo in cui le musichiamo, arrivano al cuore e allo stomaco, ne siamo felici!
Articolo del
05/02/2024 -
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