Un disco delicatissimo, riccamente ispirato, un disco di visioni altre sul concetto di casa. Uscito per la Ribéss Records, si intitola “Habitat” il nuovo disco di Valeria Caputo che in arte si firma ora solo con il suo cognome. Ricerca di suoni e di forme, ricerca anche di una denuncia sociale, ambientalista… perché la casa è anche e soprattutto la nostra madre terra. In anteprima vi lasciamo guardare il video del nuovo estratto “Vieni” dal timido sapore anni ’70, di quelle velate sfumature prog di un Fossati che troviamo con Oscar Prudente. E cito testualmente le sue parole che trovo a didascalia del video: «Ricordo esattamente qual è stato il momento in cui ho pensato di scrivere questa canzone. Mi trovavo nel mare della costa Jonica circondata dalle cicale e dal verde della pineta. Non potrò mai dimenticare quella spiaggia che per rappresenta la mia vera casa, l'unico posto che mi manca veramente con tutti i ricordi di una vita e tutto il trascorso della mia famiglia». Caputo
“Vieni” è un invito. Si chiude con un invito, ciclico, quasi fosse un mantra. Perché? Cosa ci troverò nella “vostra casa”? La casa è la "nostra", di tutti insomma. "Vieni" è un invito a cambiare prospettiva e occuparci del pianeta così come ci si occupa della propria casa nel senso di domus. Di solito siamo abituati a separare le due cose. Il mantra è quel tipico cantilenare della ninnananna, un intrinseco richiamo alla Madre (terra).
Immagini antiche, distorte, sfocate… il passato è un punto fermo nel concetto di casa? In questo video, il cui montaggio è stato curato da Giuseppe Houdini Righini, le immagini richiamano il passato inteso come testimonianza di un mondo che fu, un mondo ingenuo e desiderato da parte mia. Il bellissimo effetto delle immagini sfocate di una vecchia Super8 rappresenta la resa visiva della cecità che affligge l'uomo contemporaneo. L'amara consapevolezza di un pianeta alla deriva mi riporta indietro nella speranza di poter riformulare una soluzione interiore in cui possa aprirsi un futuro possibile.
E per Valeria Caputo che cos’è la casa? È un luogo estetico, un luogo dell’anima, un luogo dentro cui rifugiarsi o perdersi? E penso che la risposta sia molto legata al suono di questo disco… La casa dovrebbe essere un luogo autentico fatto di gentilezza, rispetto e bellezza. Nell'album Habitat in cui è contento il brano "Vieni", ho cercato di comportarmi con il suono in modo da restare fedele alla natura dei pezzi così come sono nati, evitando di deformarli con arrangiamenti ammiccanti e suoni troppo patinati.
E a proposito di suono: Franco Naddei con un piano preparato che sembra una distopia del futuro mentre la chitarra che ricerca trame di folk americano classiche… che suono hai dato a questo brano? Lo studio di incisione nella visione di un parco giochi, un posto in cui si può sperimentare e arrivare a soluzioni originali, è sempre stato possibile con Franco Naddei, un artista poliedrico e molto concreto che pratica nello studio di Forlì L'Amor Mio Non Muore. Ho accolto con apertura questo pianoforte, che, appunto, è stato un contributo di Franco anche in termini di idee. Nella descrizione della domanda a cui rispondo sembra che l'obiettivo sia stato centrato. D'altra parte conviviamo con questa dualità...siamo sempre in due mondi possibili, dobbiamo solo scegliere quale.
Articolo del
19/03/2024 -
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