Esce venerdì 22 marzo il nuovo singolo della cantautrice catanese dopo un disco di esordio in lingua inglese e dopo tre canzoni anche in siciliano, arriva adesso un brano che fa da apripista a un nuovo album che si preannuncia concept. Elektra Nicotra è giovanissima ma il suo background e la sua formazione sono da giovane donna cresciuta e circondata, sin da infante, da musica buona, dal rock, quello suonato con i polpastrelli pesanti, sulle tastiere vere e non su quelle dei pc, sulle chitarre, sui “legni” degli strumenti usciti dal liutaio di fiducia. Lentu è il racconto di un sogno. Immagini sfocate di passione come metafora del nostro continuo senso di insoddisfazione. Viviamo ogni giorno spinti da un desiderio che, con grande facilità, può portarci all’ossessione. Musica e testi sono stati scritti da Elektra Nicotra, con la produzione artistica di Giovanni “Giuvazza” Maggiore (Eugenio Finardi, Levante, Loredana Bertè). L’abbiamo incontrata per farci raccontare della sua musica e del suo nuovo singolo
Elektra questa nuova canzone Lentu nasce da un sogno. Parli del testo immaginiamo o anche, in parte, della musica, effettivamente un pò onirica? Credo che la mia musica sia sempre un po’ “paesaggistica”, proprio nel senso che riesco a visualizzarla. In questo caso, traendo ispirazione dalle immagini un po’ cupe e misteriose di questo sogno, ho cercato dei bassi molto profondi, dei filtri low-fi che dessero quella “patina” offuscata; così come il suono dell’organo che suggerisce profondità e mistero.
Parliamo di musica. I tuoi suoni hanno tante influenze, dichiarate e no, dai Led Zeppelin ai Beatles fino ai Tv On The Radio, nonostante la tua giovane età: Sei cresciuta circondata dalla buona musica? Chi ti addormentava con i Led Zeppelin come ti disse il compianto Assante qualche anno fa? Mi ritengo molto fortunata ad essere cresciuta in una famiglia composta da tantissimi musicisti. Fin da bambina, ho avuto la possibilità di frequentare teatri e concerti jazz, rock o sinfonici. Da piccolissima, mio padre mi addormentava con la musica dei Led Zeppelin ed è stato una sorta di imprinting molto forte. Ho ancora la sua collezione di vinili che spazia dal prog italiano dagli anni ’70, fino ai grandi classici del rock. Poi, crescendo, ho fatto anche le mie scoperte, andando indietro dal rock’n’roll di Elvis e Little Richard, al Delta Blues… che è stato un po’ la mia “scuola di canto”.
Ci racconti il tuo incontro con la musica, la tua folgorazione che ti ha fatto decidere di suonare e scrivere canzoni? Credo sia stato nei primi anni 2000, ero molto piccola ed ebbi l’occasione di andare ad un concerto di BB King. Rimasi folgorata. L’adrenalina mi aveva dato alla testa ed in quel momento iniziai a capire che solo il palco e quel groove avrebbero potuto darmi ciò che cercavo. Mi sentivo nel posto giusto… come essere tornata a casa.
Sui social gira un tuo video in cui prendi in giro il modo "acchiappalike" di scrivere le canzoni di Sanremo o comunque di successo. Quale è la tua idea di canzone di successo nel mondo musicale attuale? Nonostante ci siano molte ottime produzioni musicali, purtroppo, molto di quello che ci propone il mainstream è di livello davvero basso. Ci sono i tormentoni stagionali e molto spesso si tratta di motivi semplici, che tutte le persone possono facilmente imparare a memoria e cantare. Ed in questo, voglio dire, non c’è nulla di male. Anche We Are The Champion dei Queen è una canzone che tutti possono cantare allo stadio durante un grande concerto. Il problema è che la qualità è sempre più bassa, non c’è una ricerca melodica… non ti viene voglia di esplorare altro. Non so… io non riesco ad ascoltare certa musica. Sicuramente ho le orecchie viziate da anni ed anni di Yes, King Crimson e Genesis, dove ogni nota è una sorpresa.
Ultimamente molti di questi artisti da Sanremo, penso a Ghemon, Sangiovanni, Mr Rain hanno fatto dichiarazioni in cui in qualche modo criticano e prendono le distanze da questo modo che ha il mondo della musica di gestire un cantante e il successo. Cosa ne pensi? È un discorso così ampio che spero di non perdermi! I problemi fra l’industria dello showbusiness e gli artisti non sono di certo una novità. Credete che Elvis o Michael Jackson siano stati trattati con rispetto? Credete che siano stati tutelati? Sappiamo tutti la risposta. E loro sono due RE! Il problema principale, oggi, credo sia legato all’enorme rilevanza data ai talent show. I talent plasmano dei ragazzi di talento, ma acerbi. Viene detto loro cosa fare e come farlo… e poi vengono catapultati in un mondo fatto di grandi numeri e palchi importanti, senza essere preparati a gestire tutto questo. Alcuni riescono a sopravvivere, altri no. Ed il tutto risulta come una sorta di gara di popolarità, dove sembra che la musica sia l’ultima cosa a contare davvero. I Pink Floyd hanno lavorato a The Dark Side of The Moon per tantissimo tempo, prima di pubblicarlo. Oggi sarebbe impensabile per una qualsiasi etichetta dare così tanto spazio e libertà ad un artista.
Andresti mai a Sanremo? e, se si, come? con quali limiti? A Sanremo non mi vorrebbero mai ed il sentimento è reciproco.
A giugno esce il tuo secondo album, ma il primo non in inglese ma i dialetto siciliano. Perché questa scelta? Volevo uscire dalla mia comfort zone. Ho sempre cantato in inglese; ho sempre cantato con una forte inflessione blues. Cambiare lingua mi ha permesso di esplorare una nuova vocalità. Ho provato anche con un singolo in italiano, ma credo che il dialetto siciliano abbia dei suoni più interessanti.
Infine: duetto dei sogni? Con quale artista (vivente) ti piacerebbe duettare? Mi fa ridere che abbiate sottolineato “vivente”… si, perchè in effetti la maggior parte dei musicisti che amo… sono morti! L’artista con cui mi piacerebbe duettare, in assoluto, è Anderson Paak. Credo che sia uno dei migliori musicisti che abbiamo oggi e, semplicemente, amo la sua musica. Ne uscirebbe qualcosa di molto interessante! Fateglielo sapere!
Articolo del
22/03/2024 -
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