Un vinile nella sua forma materica. Un viaggio onirico e spirituale nel suono che sa di terra, di uomini e di futuro. Si intitola “Ekùn” il nuovo lavoro del grande percussionista Bruno Genèro che per l’occasione si lascia contaminare dall’elettronica di un producer di lunghissimo corso come Alain Diamond. L’Africa vissuta per 30 anni, una vita spesa dentro il sentire la vita che qui trova un suono puntuale, dal fortissimo potere visionario. Indaghiamo da vicino…
Percussioni e mondo digitale. Un incontro interessante che, secondo te, oggi a cosa ha portato? Dal mio punto di vista, ha contribuito ad avvicinare le culture dei vari continenti, rispecchiando il linguaggio internazionale delle metropoli odierne. Può sembrare facile unire percussioni e mondo digitale, ma non è così. Le prime, portano con sé storia, radici e l’essenza dei suoni primordiali legati alla terra africana, l’altro, esalta l’ingegno e il potere tecnologico. Per creare davvero un incontro fra questi due elementi, è necessario avere una visione aperta della musica. Personalmente, trovo questa unione bella e affascinante, mi porta a viaggiare con la mente, esplorare, ogni volta a fare un tuffo nell’ignoto.
Chi ha contaminato cosa di questo incontro? Come a dire: la scrittura analogica ha poi accolto il digitale o viceversa? Questo è stato un incontro complementare: tutto è iniziato dalle storie che volevo raccontare. Con Alain Diamond, dj e producer diplomato al Conservatorio, in fase di composizione abbiamo fatto un grande lavoro di osmosi per amalgamare le frequenze molto diverse fra loro (analogiche e digitali). In alcuni brani siamo partiti dalle basi ritmiche suonate con i tamburi e l’elettronica ha dovuto amalgamarsi, sia per le atmosfere, che per le parti di armonia e melodia. In altri, sono stati i tappeti ambient e la scelta dei bit a influenzare e ispirare le poliritmie percussive. In alcuni casi, la scrittura ritmica si è poi dovuta adeguare quando le macchine non leggevano diverse acciaccature, tipiche della metrica africana. Mi ricordo un giorno all’inizio di questo progetto: avevo in mente una linea di basso. Quando sono arrivato in studio da Alain gliel'ho fatta sentire. Lui subito ha iniziato a lavorare il suono, dandogli un'impronta dance-house. Questo mi ha ispirato! Così è nato Dansa, uno dei miei brani preferiti dell'album. Infine, ho cercato di evidenziare la parte neoclassica di Alain, fondamentale per l’alchimia sonora di “EKÙN”, permettendo di ricreare le atmosfere che volevo descrivere.
Tantissima spiritualità nel disco: non a caso vive dentro l’ispirazione della terra Africana. È un disco di uomini e non di macchine o di mode, vero? Sicuramente un disco di uomini, di vissuto con il corpo... Fin da adolescente, per me la musica è stata accompagnata dalla ricerca spirituale. Viaggiando, ho trovato risonanza e identificazione con l’animismo delle saggezze antiche africane. Ho capito che il tamburo, la danza, la voce, possono essere una bussola per comunicare con il profondo...così la musica diventa anche preghiera.
Che poi ci hai fatto caso come dentro luoghi minori, di povertà e di confine, l’aspetto spirituale sia più importante di altri mondi più ricchi? In quei luoghi spesso la spiritualità, o il potere mistico, come lo chiamano loro, diventa un’ancora di salvezza, una speranza per migliorare la qualità della vita. Così diventa parte integrante della quotidianità e, di conseguenza, anche la musica ne viene impregnata. In una terra dove il fato governa gli eventi, le eredità spirituali sono rappresentate e legate agli elementi naturali: semi, erbe, conchiglie, pelli animali, alberi sacri, pietre, etc... Nelle società moderne “evolute” i valori e i simboli provengono da altre energie, ma penso che la spiritualità possa manifestarsi in molti aspetti.
Parliamo di video o di visioni: ci hai pensato? Come te lo immagini? Le visioni sono alla base del lavoro creativo di “EKÙN” e spesso arrivano da terre lontane. Attraverso le avventure, le sensazioni e le emozioni vissute, la musica ha preso corpo. Stiamo attualmente lavorando alla realizzazione di un videoclip su “DANSA”, il brano forse maggiormente rappresentativo del mio percorso di musicista e djembefolà. La storia raccontata, attraverso immagini più evocative che descrittive, sarà basata sugli elementi che hanno caratterizzato la mia ricerca: spiritualità, tamburi e donne.
Articolo del
10/04/2024 -
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