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Margò
Margò: la personalità di una scrittura leggerissima
di
Domenico Capitani
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Eccolo “Mare di pensieri”, titolo che certamente sembra preannunciare un lavoro introspettivo, pesante e farraginoso. E invece siamo di fronte ad un pop leggero, digitale, ben studiato anche dentro le melodie. Margò ci regala il suo esordio con la produzione artistica di Matteo Gabbianelli - Kutso Noise Home. Una liquidità contemporanea che però resta e sa misurarsi bene con le mode. Avremmo preferito una ricerca maggiore ma ci sembra evidente l’intento di valorizzare l’estetica restando ancorati dentro stilemi ampiamente popolari. Le carte sono ottime e ottimamente giocate…
Un mare di pensieri… ci si perde o ci si ritrova? Direi entrambe: mi perdo nei miei pensieri e mi ritrovo nella musica. Mi sono persa tra le emozioni di questo viaggio, ma alla fine ho ritrovato una Margó cresciuta e pronta ad affrontare nuove esperienze musicali.
Il viaggio di queste canzoni, di queste storie… di questa tua personale fotografia… quanto dolore è servito per dar loro voce, suono e colore? Il dolore serve e ce n’è stato, ma credo che questo sia uno dei modi migliori per superarlo: trasformarlo in musica.
Il futuro secondo te che suono ha? Oppure non ci pensi visto che questo disco è saldamente ancorato al presente? Ci penso costantemente in realtà, avevo bisogno di questa uscita proprio per proiettarmi verso qualcosa di nuovo. Posso dire con certezza che il futuro avrà un suono diverso, voglio esplorare nuovi mondi musicali, tenendo un piede in quello che ho fatto fino ad ora, ma sporgendo la testa verso qualcosa di nuovo e stimolante.
Hai scelto di pubblicare tanti video in rete prima del disco. Che strategia è stata? Ti ha ripagato? Desideravo che la gente si affezionasse un po’ anche alla persona che c’è dietro le canzoni, che inquadrasse un’estetica e che mi riconoscesse. È presto per dirlo, ma credo che questa strategia sia stata vincente per avvicinare il pubblico.
E in vinile? In generale che rapporto hai con il disco fisico? Essendo figlia degli anni ‘90 sono molto affezionata all’oggetto del disco, quindi non nascondo che avrei voluto stampare anche dei vinili del mio lavoro, ma mi sono accorta che sarebbe stato solo un mio capriccio. Sono molto attenta alla questione ambientale e quindi ho pensato che,in questo periodo storico, non fosse realmente necessario avere copie fisiche.
Articolo del
10/06/2024 -
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