Eccolo il nuovo lavoro di Salvatore Aiello in arte ERMET. Un singolo che la rete ci regala a fotografare il nuovo lavoro. Un titolo distopico: “New Metal Order”. Una distesa sonora, un plasma elettronico che dentro lascia permeare sentori di Krautorock e di “pop” (le virgolette sono opportune) internazionale, landscape psichedelici… e che forte potere visionario porta con se!!! In rete il video del live set e l’invito personale ad un ascolto ricco di abbandono…
Ho tre profili che l’istinto mi restituisce dopo il primo ascolto. Il primo: il Krautrock. Ne sento tanto… che ne pensi? WOW!!! Tutta la corrente Krautrock la reputo una perla rara, in particolare i Faust e i Neu sono per me di grande ispirazione da sempre. e quando sto li ad ascoltare i loro album rimango sempre molto affascinato, nonostante io li abbia ascoltati fino allo sfinimento. Le sbavature, il noise, i tagli netti del nastro, quei feedback sporchi, trovo tutto così sincero e trasparente. Adoro quando qualsiasi forma d’arte si mostra per quella che è, unica e irripetibile.
Il secondo: la Francia di Jean Michel Jarre o comunque certe sospensioni gelide alla Vangelis… e di questo che mi dici? Bè con Jean Michel Jarre e il suo “Oxygene” sfondi una porta aperta, è stato uno degli album colonna sonora della mia pre adolescenza, proprio come tutta la scia Alan Parson Project e ovviamente i Pink Floyd, è ovvio che me li porto dietro e dentro le composizioni, Vangelis ahimè non lo conosco, riparerò la mia lacuna molto presto. Ti ringrazio tanto, per me è un grandissimo complimento sapere che nelle mie tracce si possano cogliere sfumature di qualità.
Il terzo ed ultimo è in contrasto con la parola “new”: ci trovo anzi molto passato e una ricerca proprio volta a suoni e modi che arrivano da lontano… a te la palla… Grazie per l’assist. Qui tocchiamo corde sensibili, intanto perché il percorso per arrivare a questo nuovo EP è stato molto travagliato. Ho lasciato Palermo nel 2016 per cercare lavoro a Torino, in cuor mio non ho lasciato solo la mia città, ho purtroppo dovuto abbandonare la mia vita fatta di musica, band e concerti a tempo pieno, insomma ho affrontato un vero e proprio lutto. Durante il percorso torinese ho sentito la necessità di rimettermi in gioco perchè avevo bisogno di una mia colonna sonora, sentivo che solo fare musica mi avrebbe fatto superare quella depressione e se c’è una cosa che ho capito da tutto questo è che nessuno può fare a meno del passato. Nella fattispecie la parola “New” indica più che altro un mio personale nuovo ordine mentale, ottenuto dopo una guerra che ho combattuto interiormente. La mia non è una ricerca spasmodica al suono o al modo, io compongo facendo delle lunghe improvvisazioni dove lascio andare l’istinto ed è ovvio che le mie influenze siano subito lì pronte all’uso.
Sensazioni a parte: il futuro per Ermet? Il suono di domani in qualche modo torna al passato o svilupperò concetti che non ancora immaginiamo? Il futuro per Ermet è in divenire e dipenderà solo e soltanto da ciò che il mio essere avrà bisogno di esprimere. Con “New Mental Order” si chiude un capitolo e non vedo l’ora di rimettermi al lavoro, sono curioso anch'io di sentire cosa ne verrà fuori. Intanto nell’immediato sto lavorando alla scaletta live che vorrei portare in giro tra il prossimo autunno/inverno.
Ti chiedo questo anche perché nonostante il suono, le macchine e la fantascienza, ancora oggi, anche in questo lavoro, rispettiamo i canoni antichi ed eterni (sempre quelli) della musica pop… anche se dentro forme stilistiche come questa… non trovi? Credo che il linguaggio semplice e le strutture lineari siano un punto di forza delle mie tracce. Quello che ascolti in questo EP è nudo e crudo, senza sovrastrutture ed è proprio mia intenzione rendere la mia musica accessibile a tutti. Con la semplicità si possono raccontare concetti anche molto profondi.
Nel video live c’è anche un’altra direzione al suono: l’immagine. Che rapporto e che peso dai all’impatto visivo di questo disco? Te lo chiedo anche per questa copertina molto ma molto minimale… anzi cruda, definitiva… Do il peso che va dato ad una copertina, ci sono dischi dove la copertina è un’opera d’arte a se, nel mio caso riflette precisamente i brani dell’EP, semplice, minimale ma anche elegante, come un vestito per un’occasione speciale. Capisco bene il peso dell’impatto visivo, ritengo però che la musica sia più importante e che tutto il contorno debba essere coerente con quello che si ascolta. Ermet è fatto così.
Articolo del
10/07/2024 -
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