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Picciotto
Sono rapporti, è la vita, siamo un po’ tutti noi
di
Domenico Capitani
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Settimo disco per Christian Paterniti aka Picciotto, artista palermitano che nella sua lunga carriera approda alla fondazione e alla direzione della label Lo Stato dell’Arte che ha sede in un fabbricato confiscato alla mafia. Una crew che ritroviamo in questo lavoro lunghissimo: 20 brani divisi in 4 capitoli, 4 EP che sviluppano un concept ciascuno, tasselli minori di quello che è l’argomento principe, ovvero i “Rapporti”. Un titolo manifesto per Picciotto che ha sempre diretto la sua ragione artistica proprio in direzioni sociali: un disco che parla di noi, che parla di vita, che fa critica ovviamente, che non ci sta alle nuove normalità. Un settimo disco che forse, mai come prima, non è il suono il centro primigenio di tutto quanto la lirica e il peso umano di tutto. Da ingoiare senza sosta e senza distrazione.
Hai sfidato tutto con un disco di 20 brani... serviva un viaggio così lungo per indagare i rapporti che siamo e che viviamo? Si e in realtà è un viaggio in continua evoluzione. Mi serviva un album per mettere nero su bianco una serie di sfumature umane che dalla pandemia in poi ci hanno fatto passare da un periodo di crisi ad uno depressivo. Poi ognuno lo combatte come può, spesso riempiendo vuoti e cercando ogni tipo di distrazione per non guardarsi troppo dentro. Siamo stati a contatto quotidiano col concetto di "fine" per due anni ed è stata indotta una sorta di paura dell'altro così oggi pare sempre più difficile accogliere e sentire i bisogni propri e di chi ci sta accanto.
E qualcosa resta fuori anche? In realtà ho lasciato fuori un paio di tracce ma sto già lavorando all'ottavo album, quello che molto probabilmente sarà l'ultimo. Ho un sogno, la musica mi ha dato tanto, vorrei chiudere la mia carriera discografica con un disco in cui poter avere come featuring entrambe le mie figlie che nel frattempo scrivono, ascoltano tanto rap e mi seguono nei laboratori di scrittura creativa.
La tua crew interviene e non poco... dalle tante feat. che troviamo, che cosa hai preso o che cosa hai chiesto? Ho chiesto naturalezza ed è la stessa cosa che ho ricevuto. Collaborare con la stessa crew che produco è stato un processo automatico, sono stati Feat scritti insieme e ne sono orgoglioso. .
E come le hai scelte? Come hai deciso a chi affidare cosa? Ho pensato a temi trattati o linguaggi musicali per ognuno di loro, che sia stato una melodia in un ritornello o una strofa rap è venuto tutto molto naturale. Cito tra tutti "Diafana" con Bruna che è stato forse il brano più sofferto ma anche il più emotivo.
Del suono si parla sempre meno forse perché il canone classico subisce sempre pochissime variazioni o alterazioni. In questo caso anche direi... a parte qualche momento hai sposato a pieno una direzione classica o sbaglio? In realtà ho accettato il fatto di non avere un sound preciso, mi piace svariare ed essere trasversale a seconda del mood o dell'ispirazione del momento. Sicuramente il suono classic HH è molto richiamato ma con suoni freschi e voli pindarici tra il cantautorato e la trap.
Da vivo come suonerà tutto questo? A seconda dei contesti il live sarà alternato tra synth suonati live e beat e, in alcuni casi, in band al completo con basso, chitarra, batteria, elettronica e... Vari ospiti al mic.
Articolo del
23/07/2024 -
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