Saranno i Green Day i primi headliner annunciati per la prossima edizione di Firenze Rocks. Il solido californiano architrave del punk rock mondiale suonerà il prossimo 15 giugno sul palco della Visarno Arena per la sua unica tappa italiana co-ronando ormai un legame con l’Italia quasi secolare
I Green Day ci accompagnano con il loro punk un po' rock e un po' pop fin dal 1986, vale a dire da quasi quarant'anni. La band è composta da tre membri: Billie Joe Armstrong (chitarra e voce), Mike Dirnt (basso e seconda voce) e Trè Cool pseudonimo di Frank Edwin Wright III (batteria).
“1000 Hours” è il primo EP della punk band californiana, pubblicato dalla Lookout!Rcords. Già dalle prime note sono loro e non potrebbero essere confusi con nessun altra band tanto è riconoscibile la voce di Billie Armstrong. Il loro punk è da sballo, ripreso dai gruppi punk che negli anni '70 e '80 governavano la scena musicale statunitense, come Ramones, BuzzCocks, The Clash, The Jam, The Sex Pistols e tanti altri
“Slappy” è il loro secondo EP e si rifà molto al primo, è stato pubblicato nel 1990 sempre dalla Lookout!Records. I giochi di chitarra di Armstrong e la batteria di Trè Cool sono un marchio di fabbrica di questa band che si distingue da subito per la sua sfrontatezza nei testi e nelle ritmiche.
“39/Smooth” è il primo album in studio pubblicato dai Greenday con l'etichetta Lookout!Records. All Music ha dato all'album un voto di 3 stelle su 5, spiegando che “non è un grande album. Non è male, assolutamente, ma probabilmente la maggior parte dei suoi contenuti potrebbero essere spostati, con qualche leggera modifica al sound, in Dookie o Insomniac senza che nessuno se ne stupisca più di tanto” La rivista online Pitchfork l'ha invece definito “grezzo, ma almeno i dischi dei Green Day a questo punto erano per lo meno registrati decentemente, a differenza della maggior parte della roba fatta di latta e spago dei loro coetanei; e canzoni come “At the Library” e Don't Leave Me” erano decisamente orecchiabili”.
Il secondo album della band è Kleplunk, pubblicato nel dicembre 1991 dalla Lookout!. L'album vendette 10.000 copie durante il primo giorno nei negozi e le vendite salirono con la popolarità della band fino a raggiungere il Disco di Platino per il milione di copie vendute nel 2003.
Nel 1994, grazie al successo del loro terzo album Dookie, il quale, con 10 Dischi di Platino e uno di diamante e che ha venduto più di 10 milioni di copie solo negli USA e 15 in tutto il mondo, sono stati annoverati, insieme a gruppi come Offspring e Rancid, tra le band che hanno riportato il punk rock nella musica mainstream. Gran parte del contenuto dell'album è stato scritto da Armstrong e tocca varie esperienze dei membri del gruppo, come ansia, attacchi di panico, masturbazione, orientamento sessuale, noia ed ex fidanzate.
I loro successivi tre album Insomniac (1995), Nimrod (1997) e Warning (2000) non hanno avuto lo stesso successo, ma hanno ricevuto buon apprezzamento, tanto che Insomniac e Nimrod hanno ottenuto il doppio disco di platino mentre Warning ha ottenuto il disco d'oro. La band è tornata al grande successo nel 2004 con American Idiot, la prima opera rock dei Green Day e disco dal contenuto sociopolitico, che non solo ha riscosso il consenso della critica e del pubblico, soprattutto giovanile, ma ha ampliato l'onda di influenza dei Green Day sul panorama musicale dei successivi dieci anni.
Nel 2012 è uscita la trilogia composta dai dischi Uno, Dos, Trè. Nel 2016 invece la band pubblica il disco Revolution Radio mentre nel 2020 esce Father of All Motherfuckers. I Greenday detengono il record di vendite della storia, con più di 85 milioni di dischi venduti in tutto il mondo. La rivista Rolling Stones li ha inseriti nella lista “New Immortals”, ovvero una delle band cardine della storia della musica nel mondo.
Saviors è il quattordicesimo album in studio del gruppo che lo pubblica con l'etichetta Reprise Records. La copertina dell'album mostra un bambino durante i the troubles, ovvero i disordini causati dal conflitto nordirlandese. Il primo brano, “The American Dream Is Killing Me”, che ha anticipato l'album e il testo della canzone ha un significato ironicamente amaro.
Il testo della nuova canzone dei Green Day, il cui titolo The American Dream Is Killing Me”, in traduzione significa “Il sogno americano mi sta uccidendo”, potrebbe essere quasi definito una seconda parte di un altro brano della band che prendeva di mira la società del sogno americano e tutte le sue contraddizioni. Si tratta di American Idiot, che nel suo testo smontava in modo dissacrante tutte le assurdità e incoerenze della società del tempo. Parlando di come è nato il singolo Billie Joe Armstrong ha affermato: “Appena l’abbiamo incisa, ci siamo detti: “Ok, questa è la prima”. Uno sguardo al modo in cui il tradizionale sogno americano non funziona per molte persone, anzi, fa male a molte persone”. Seguono brani di un'infinita densità punk rock, che ci fanno pogare come in una discoteca, ci mettono addosso il ritmo delle serate dj set rock anni '80'/'90, ci prosciugano l'anima per quanto sono derisori e discrepanti. Fondendo influenze power pop, punk rock e indie le loro canzoni approfondiscono in quest'album uno spettro di argomenti: dalla malattia alla guerra, alla disuguaglianza, agli influencer, ai ritiri di yoga e alle app per appuntamenti.
Ovviamente il tutto viene trattato con le sonorità tipiche della band e con quella scioltezza e innocente ferocia che li contraddistingue. Non siamo affatto delusi da quest'ultimo lavoro che, al contrario, siamo sicuri, scalerà le vette delle hit di tutto il mondo in brevissimo tempo.
Articolo del
23/10/2024 -
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