Contracultura è una parola importante. Altrettanto forte e potente la visione che accosterei accanto alla parola punk che qui, nel nuovo disco de Le Astronavi, trova una sua collocazione. Eccolo “Moonchild” un disco di nuove canzoni che spazia e mescola a se genere svariati, dal circo al distopico, dal pop al rock passando per il glam ed il punk… e tanto altro ancora. Il fumoso locale e le autostrade stellari. Vestiti ricamati a mano e catene industriali. Poesia romantiche da rivolgere alla luna e viaggi interstellari guidati dalla matematica. Da Aleister Crowley e Jack Parsons… senza passare dal via, come si diceva una volta. Mettetevi comodi… qui si fa controcultura.
L'attitudine punk che sfocia nel pop e in una miriade di cose che non riusciamo a decifrare. Perché questa varianza? Fascino nella padronanza di tutto o ricerca di stabilità? Il progetto "Le Astronavi" nasce con l'idea di non appartenere ad un genere preciso, la nostra stabilità sta nell'essere riconoscibili, o almeno cercare di esserlo, al di là delle sonorità dei diversi brani. Questo ci permette di muoverci all'interno di vari paesaggi sonori e argomenti mantenendo la nostra identità.
L'immaginario è potente. Basti vedere la copertina: come la leggiamo? Sembra il disco di qualche colonna sonora di una pellicola anni '70… La copertina è un collage che mette insieme diversi elementi relativi alle tematiche dell'album. E' presente infatti Aleister Crowley (padre della Magick) nella sua più celebre posa all'interno della Cadillac citata in Hollywood Lucifer, la città che brucia è un riferimento ad Hyper Chaos, le palme sullo sfondo richiamano al paesaggio tropicale di Marea notturna ma a anche alla California dove vissero Jack Parson, Marjorie Cameron e Kenneth Anger. Chi ascolterà l'album con attenzione troverà sicuramente tutti i riferimenti. Di certo per noi l'elemento più importante in mezzo a tutto è la bambina che salta la corda tra le fiamme, lei rappresenta il Moonchild. Il fuoco e la rosa (presente nelle fauci del lupo) sono due elementi ai quali io e Stefania siamo legati, che da sempre ci accompagnano.
E in fondo il passato è un grande protagonista con i suoi tanti personaggi... nel futuro cosa pescate invece? I personaggi raccontati nell'album erano tutti anticipatori di un nuovo tempo perché riuscivano a guardare oltre le restrizioni del tempo in cui vivevano. Non può esserci futuro senza la volontà di crearlo. Non può esserci un vero progresso o evoluzione senza libertà. Su questa domanda ci sarebbe molto da scrivere ma, limitandosi un esempio, a proposito di Jack Parsons e di corsa allo spazio trovo che sia paradossale e distopico che Elon Musk organizzi viaggi su Marte per un'elite di persone mentre sul nostro pianeta ce ne sono alcune che non possono ancora muoversi da un punto A ad un punto B come e quando vogliono, che esistano ancora le frontiere ed il concetto di clandestinità.
Parliamo dei suoni: come li avete prodotti, cercati, scelti e lavorati? Durante il periodo di lockdown non potendo andare in studio, ho imparato ad usare i programmi di produzione quel tanto che mi bastava per sperimentare l'arrangiamento dei brani direttamente in casa mia, anche quelli di Moonchild nascono così, con un successivo lavoro di rifinitura e mixaggio da parte di Alberto De Scalzi al Room Studio di Genova. Durante la produzione ho coinvolto il mio amico Francesco Cassissa per le parti di chitarra, poi Dino Di Marco per il sax, Andrea Arioli per la tromba, Clelia Cambiganu per il basso, Federica Italia per le seconde voci, Matteo Brunato per la batteria (in Magia del popolo), così si è formata anche la band che ora mi affianca sul palco, alla formazione si è aggiunto anche Enea Zeta alla chitarra e la performer Kiki.I suoni sono un miscuglio di tutte le mie influenze ma cercando di far immergere l'ascoltatore nell'immaginario del brano, l'idea di fondo era comunque quella di creare un album energico, che facesse ballare, a differenza dei due album precedenti che in generale avevano atmosfere più introspettive e ritmiche più lente.
Belli anche i video. Curiosità: è sempre lo stesso gruppo di persone ad andare in scena? Sembra una costante… Per noi l'aspetto visuale ha un ruolo importantissimo, Stefania Carbonara, che con me ha fondato il progetto nel 2016, è una videomaker e oltre a girare tutti i videoclip ha il ruolo di VJ durante le esibizioni live. Quando pensiamo al soggetto per i video spesso ci lasciamo andare ad ogni tipo di fantasia, successivamente dobbiamo fare i conti con la realizzabilità delle nostre idee in relazione al budget (inesistente), al tempo, alla location e al cast a disposizione per girare. Spesso, oltre ai membri della band, sono le persone e gli amici che abbiamo intorno ad aiutarci, dall'apparire all'interno dei video agli aspetti logistici più disparati. Abbiamo collaborato diverse volte con l'attrice e performer "Stella di plastica", con il fotografo Riccardo La Valle e con il videomaker Silvio Pastorino, con i quali c'è un rapporto di amicizia e stima reciproca.
E questo porta alla domanda: ma in fondo la vita di gruppo è una ragione solida del messaggio racchiuso in questo disco? Nel senso: ho come l'impressione che sia un disco contro l'uomo moderno, contro le sue solitudini, contro la centralità dell'ego... ha senso tutto questo per voi? Sono convinto che la condivisione aumenti la qualità della vita, e che nello specifico, per un progetto sia una spinta vitale importantissima. Non direi che a monte ci fosse l'idea di parlare di vita comunitaria quanto piuttosto di individualità, forse dai video traspare che si è creato un gruppo eterogeneo di persone che quando sono insieme si divertono e si sentono a proprio agio, e forse questo accade proprio perché ognuno può esprimere la propria individualità. Sicuramente mi sento fortunato ed orgoglioso di aver creato insieme a loro questa dimensione, la auguro a chiunque. In generale Moonchild non lo definirei un disco "contro" piuttosto un disco "per" l'uomo moderno. Non ho un'indole nostalgica o ideali rivolti al passato, per quanto sia affascinato dalle tradizioni, mi disgusta il tradizionalismo nel senso politico-filosofico del termine. La magia, che è il filo conduttore dell'album è un'arte, una tecnologia che trascende dal tempo, ma muta in esso come qualsiasi altra cosa, come la musica ad esempio. Credo che per molti risulti un qualcosa di desueto perché spesso viene rappresentata o raccontata in maniera desueta e fuori dal tempo. Queste canzoni sono state scritte con la speranza che chi le ascolterà possa sentirsi incoraggiato a cercarsi per esprimersi completamente, senza farsi schiacciare dalle pressioni sociali e da ciò che si è portati a credere di dover necessariamente desiderare per essere felici. La dottrina del " Fa ciò che vuoi" nella ricerca di una "vera Volontà" di cui parlava Crowley è più che mai attuale.
Articolo del
12/11/2024 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|