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I Fiumi
Tra pop e new wave, tra passato e futuro
di
Domenico Capitani
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Non so bene dove guardare ascoltando questo 45 giri. Se al futuro della macchine oppure a reminiscenze di antichi fasti inglesi. Sono I Fiumi che per mano di Dischi Soviet Studio ci regalano due singoli, “Perdoniamo Caino” sul Lato A e “Sulla pelle coriandoli” sul Lato B. I ricorsivi del pop ci sono tutti ma non sono banali. Sarah Stride (voce e testi), Xabier Iriondo (chitarra elettrica), Andrea Viti (basso) e Diego Galeri (batteria). Tra qualche scala araba, e fortissimi colori new wave, già immagino visioni psichedeliche di una società in bilico tra passato e un futuro incenerito.
Ho come l’impressione che questo 45 giri nasca dal bisogno di accettare che non ci stiamo capendo niente di questa vita… che forse non c’è niente da capire… o sbaglio? Ahah mi sembra un ottima sintesi! Più che capire o non capire penso che la maggior parte delle produzioni artistiche, almeno quelle che mi interessano, nascano esattamente da questo paradosso: la complessità di accettare il caos, il non senso fuori e dentro di sé e la necessità di dargli una forma che possa essere maneggiabile e condivisibile.
Oppure serve sempre continuare a cercare un senso e una ragione, anche mistica, anche “angelica”? Credo valga sempre la pena cercare una narrazione, una propria personale mitologia che possa volgere lo sguardo al senso “mistico” misterioso che pervade tutto ciò che ci circonda e attraverso la quale dare significato e valore alle proprie scelte e ai propri contenuti.
Quando dite che “non afferrare” e “fluire” sembrano l’unica via percorribile, cosa intendete di preciso? Quel famoso “lasciar andare”…? Nel primo disco de I Fiumi la title track cita un famoso passo di Eraclito: “non ci si bagna nello stesso fiume per due volte” a sottolineare lo scorrere incessante della vita in cui ogni attimo è unico e irripetibile. Ciò che differenzia ogni essere umano sta nella qualità della presenza a se stesso di fronte ad ogni istante che lo attraversa, nella capacità di lasciarsi permeare con abbandono e di sapersi fare vuoto per riempirsi di nuovo.
Parliamo del suono che porta anche la firma riconoscibile del mastering di Giovanni Versari: sbaglio o avete in qualche modo celebrato e amplificato quella scena underground da cui in fondo provenite? Non sbagli, volevamo che i nuovi brani avessero un suono più grezzo rispetto alla produzione dell’album “I Fiumi", che si sentisse ancor di più la band che suona dal vivo, direi abbastanza in controtendenza rispetto alle produzioni odierne ma per noi l’essenza della musica sta li, nella perfomance dell’ensamble. Come hai scritto tu ci siamo formati come artisti in un periodo storico della musica in cui le bands che suonavano dal vivo creavano un alchimia unica e irripetibile, per noi oggi ne I Fiumi è ancora così. È stato naturale affidare il mastering a Giovanni Versari, la sua esperienza e il suo gusto si sposano perfettamente con la nostra filosofia in ambito musicale.
Perché un 45 giri e non un progetto più ampio? Con questa nuova formazione che vede Andrea Viti al basso, abbiamo deciso di far vivere ancora nei live le canzoni del primo disco. Abbiamo però iniziato subito a scrivere nuovo materiale e, dato l’entusiasmo di questo nuovo corso, prima della pubblicazione del nuovo album che ovviamente richiede tempi più lunghi abbiamo deciso di pubblicare un piccolo assaggio con del nuovo materiale. Abbiamo deciso di concentrarci subito su “Perdoniamo Caino” e “Sulla Peste Coriandoli” perché ben rappresentative del nuovo sound e soprattutto per la loro urgenza immediata in termini di contenuti sociali.
Articolo del
18/11/2024 -
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