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In occasione dell’esordio dei Leisure Society, recensito proprio su queste pagine appena un numero fa, abbiamo fatto due chiacchiere con Nick Hemming che ci ha parlato delle sue esperienze precedenti, dei suoi attuali compagni di viaggio e di The Sleeper. Un album che ci ha conquistato immediatamente soprattutto per quella caratteristica di suonare “classico e senza tempo”, mischiando l’intimismo del folk e l‘armonia del pop. Canzoni dai tratti malinconici, a metà strada tra la campagna e il mare, che ci lasciano attorno un profumo di primavera.
Allora Nick come e quando nasce il progetto Leisure Society? Il progetto Leisure Society è iniziato realmente nel 2002 nella mia città natale, Burton-on-Trent. Suonavo la chitarra in una band chiamata Telescopes ma avevo già cominciato a registrare le mie idee di canzone come colonna sonora di film per il regista Shane Meadows (A Room for Romeo Brass & Dead Man's Shoes). Era un progetto solista, ma ero troppo timido per utilizzare il mio nome. Sono stato incuriosito dal concetto di “Tempo Libero” così per un po' di tempo ho deciso di utilizzarlo come nome della mia band.
Siete un gruppo abbastanza numeroso. Non è facile mettere d’accordo tante persone... Tutti i 7 membri della band sono davvero alla mano, gente amichevole. Non abbiamo così tante divergenze. La maggior parte delle registrazioni sono effettuate soltanto con me Christian Hardy. Gli altri ragazzi, di solito, s’inseriscono più tardi quando abbiamo già registrato una traccia di base. L'unica cosa difficile è arrivare ai concerti... abbiamo bisogno di un grosso furgone.
Perché proprio questo nome? Un atto di accusa alla società in cui viviamo così come ha avuto modo di evidenziare Francois Archambault nel suo libro “The Leisure Society”? “La Società del Tempo Libero” è un concetto che prevede - con l'aumento della meccanizzazione e della ricchezza – di non dover più lavorare molto e di riempire tutto il nostro tempo con le attività ricreative. Sono sempre stato affascinato dall’estetica del “Retro Futurismo”, le nostre visioni passate del futuro. Credo che il concetto “The Leisure Society” sia nato nel 1930 dall’economista John Maynard Keynes. È lontano dalla verità, in quanto le persone sembrano lavorare più a lungo che mai in questi giorni. Non ero a conoscenza del libro di Francois Archambault, ora però lo cercherò. Parliamo ora del vostro disco d’esordio. The Sleeper è un album ben arrangiato e suonato con tanti strumenti. Un disco pieno zeppo di belle melodie a metà strada tra la campagna e il mare, tra il folk e certe sonorità pop sixties. Ci avete pensato molto nel realizzarlo o il vostro sound è venuto fuori in maniera del tutto naturale? Sono sempre stato molto interessato agli arrangiamenti. Sono un grande fan di Brian Wilson e anche di colonne sonore di film, in particolar modo di Ennio Morricone, John Barry e Franco Micalizzi. Nel corso degli anni ho raccolto un sacco di strumenti strani e meravigliosi. Amo il modo in cui interagiscono diversi suoni. Il mio suono preferito sull’album è la combinazione di violino, violoncello, flauto e lap-steel guitar che caratterizza A Short Weekend Begins With Longing. Io e Christian abbiamo trascorso centinaia di ore per levigare gli arrangiamenti su quest’album finché, finalmente, non siamo stati soddisfatti.
Perché questo titolo: The Sleeper? È venuto fuori dal film di Woody Allen, Sleeper. Ho scritto una canzone che era liberamente basata sull’esistenzialismo e non riuscivo a trovare un titolo. Adoro i film di Woody Allen e il pensiero del tema di “Sleeper” è ben legato con la canzone. Inoltre, la registrazione di quest’album mi ha portato via così tanto tempo che mi sentivo quasi come "criogenicamente" congelato negli ultimi dieci anni.
Ascoltando le vostre canzoni si ha quasi l’impressione di aver sbagliato epoca. Da cosa scaturisce questo desiderio di semplicità, di tradizione e di riscoperta del passato? Volevamo che questo album fosse senza tempo, dalle atmosfere classiche. Qualcosa che non fosse musicalmente fuori moda nel giro di pochi anni. Le persone hanno spesso commentato che un sacco di melodie e di testi che scrivo sembrano provenire da un'altra epoca. Credo che parte di me sia nata nel 1920, l'età del Jazz. Mi piace l'idea di passeggiare nei pressi di Manhattan con un abito elegante, sorseggiando Martini e ascoltando le ultime Jazz band.
Le vostre sono canzoni che parlano al cuore. Quanto c’è di te, della tua vita e delle tue esperienze dentro ogni brano? Sì, tutti i brani dell’album sono in qualche modo catartici. Ho iniziato a scrivere parte di queste canzoni dopo la rottura di un rapporto di 9 anni e quindi ero in un stato d'animo molto triste. Sono più creativo quando mi sento malinconico. Credo fermamente nel detto "la felicità lascia il foglio bianco” che è come dire che non creo molto a meno che non mi trovi nello stato emotivo di dover scrivere per non diventare pazzo. Tuttavia, l'ultimo brano dell’album, Love's Enormous Wings, è stato scritto da un luogo molto felice. La Willkommen Records è una piccola ma fervida realtà con tanti buoni gruppi. Cosa vi affascina di questa piccola etichetta discografica? Willkommen è una creazione di Tom Cowan, un fantastico musicista con il quale ho fatto amicizia a Burton-on-Trent. Stranamente una volta ha suonato nei Leisure Society molti anni fa. Ha lavorato in Italia per un po' di tempo incontrando un’incredibile cantante chiamata Beatrice Sanjust. I due hanno cominciato a lavorare insieme formando gli Shoreline. Non stavo facendo molta musica in quel periodo ma quando è tornato in Inghilterra mi ha chiesto qualche registrazione sull’album degli Shoreline. Ci siamo poi recati a Roma e abbiamo tenuto alcuni concerti che hanno contribuito a ravvivare la mia fiducia e il mio entusiasmo per la musica. Dopo anni di concerti con varie band incominciavo a essere un po’ stanco dell'industria musicale così Tom mi offrì la possibilità di pubblicare l’album dei Leisure Society con la sua piccola etichetta discografica, e colsi subito l'occasione. Inoltre, senza Tom non avrei scoperto un sacco di membri dei Leisure Society quali Helen Whitaker (flauto), William Calderbank (Violoncello) e Mike Siddell (Violino). Sono così eternamente grato alle sue presentazioni.
Quali sono le tue canzoni preferite del disco? A me piacciono tanto A Short Weekend Begins With Longing e Give Yourself A Fighting Chance. La mia canzone preferita in questo momento è We Were Wasted, ma cambia ogni volta.
Qualche giorno fa mi hai confidato di essere un fan di M. Ward. Cosa ti piace del suo modo di fare e di intendere la musica? Penso che la musica di M. Ward sia qualitativamente senza tempo. L’ho scoperto attraverso il film Dead Man's Shoes di Shane Meadow, c’era una sua canzone nei titoli di coda. Credo che M. Ward dia il suo meglio quando è solo, soltanto con una chitarra acustica.
In passato, come dicevi precedentemente, hai fatto parte dei Telescopes. Cosa ci puoi raccontare di quell’esperienza? I Telescopes vengono anche loro dalla mia città natale. Loro erano un gruppo piuttosto di successo quando ho iniziato a suonare in alcune band nei primi anni del 1990 e i miei compagni e io li ammiravamo molto. Quando si sono separati dal loro chitarrista leader mi hanno chiesto di unirmi a loro. È stato un momento emozionante per me, sfortunatamente non è durata molto. I Telescopes furono scaricati dalla loro etichetta subito dopo il mio arrivo e quindi in effetti non ho mai inciso niente con loro. Il cantante Stephen Lawrie mi ha fatto conoscere un sacco di musica “cool” che ancora oggi mi influenza. Io & Stephen formammo un altro gruppo chiamato Unisex e, prima che le nostre strade si separassero, rilasciammo un album chiamato Stratosfear, anche se poi ho suonato sitar e tabla nel suo album del 2002, Third Wave.
Pensi che la musica e l’arte in generale in un momento di crisi economica, di sentimenti e di valori etici possano aiutare a cambiare o a risollevare la nostra società? Non sono sicuro che la musica possa cambiare la società in maniera decisiva, ma è un grande conforto e certamente migliora la mia vita. Senza l'arte e la musica il mondo sarebbe un luogo un po' più cupo e triste.
Malgrado le difficoltà di cui mi parlavi all’inizio dell’intervista, andate in giro a suonare sempre tutti insieme? Sì, viaggiamo sempre insieme. Siamo nel bel mezzo del nostro primo tour in questo momento. Abbiamo preso un bel caravan grande che può contenere comodamente tutti i 7 membri, più un autista. C'è un bel senso di “cameratismo” che mi piace. Colmiamo le lunghe ore di viaggio giocando a carte. La maggior parte dei quali sono dei giochi inventati da William... Credo che imbrogli.
Novità per il futuro? L'album sta ottenendo alcune incredibili recensioni e ci sono già voci di un paio di premi. Speriamo che il futuro sia luminoso!
Complimenti Nick e grazie per averci concesso l’intervista. Grazie a te.
(pubblicato per gentile concessione di www.musicletter.it)
Articolo del
01/05/2009 -
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