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Milano, 20 maggio 2009, ore 16,30. Siamo al Mariposa Duomo, negozio e punto d’incontro e di riferimento per rockettari e non della zona. Gianluca alias GL Perotti e Tommy Massara, rispettivamente frontman e chitarrista dei grandissimi Extrema, presentano il nuovo album “Pound For Pound”, firmano autografi e intrattengono i numerosi fan accorsi a salutarli. In attesa di recuperare Gianluca, Tommy ci parla delle prossime date europee del tour, dell’album e della collaborazione con il suo grande amico Page Hamilton degli Helmet. A questo punto fa il suo ingresso in scena GL, e l’intervista vera e propria può cominciare...
Allora, ragazzi, cosa ci potete anticipare di questo nuovo lavoro?
GL Spieghiamo innanzitutto il titolo: “Pound For Pound” ha più significati, pensa che poco fa ho incontrato un ragazzo, qua fuori, e mi ha spiegato un altro significato che io non conoscevo, l’ho scoperto poco fa! Nel senso che gli abbiamo voluto dare nell’album, è un termine pugilistico preso dalla boxe, indica quei pugili che salgono di categoria negli anni e riescono comunque a conquistare il titolo. L’idea mi è venuta vedendo uno speciale su Sugar Ray Robinson (famoso pugile americano degli anni ’40-50, ndr), e questo titolo mi è sembrato appropriato, dopo venti e più anni di carriera, mi sono detto, perché no? Anche noi siamo cresciuti, col tempo... Anche in termini di peso, anni fa ero molto più magro di così! Insomma, anche agli amici Extrema è piaciuto, tra l’altro questa volta scegliere il titolo è stato difficile, avevamo sul tavolo 40-50 titoli, ognuno tirava fuori il suo, ma alla fine... è stato accettato il mio!
T: Musicalmente, è un album immediato, è stato scritto in pochissimo tempo...
GL: Strano, per noi.
T: Infatti, da quando è arrivato Paolo (Crimi, che dal dicembre 2004 ha sostituito il batterista “storico” della band, Chris Dalla Pellegrina, ndr) sono cambiate molte cose.
GL: Anche perché Paolo è velocissimo, se non sei veloce anche tu a stargli dietro sono guai!
T: Ci abbiamo messo circa tre mesi prima di entrare in studio a registrare, in tre settimane, questo album, che comunque riprende un tipo di scrittura che avevamo, in un certo senso, abbandonato da tempo: un tipo di scrittura che sentiamo più naturale, non semplice dal punto di vista tecnico, ma forse più semplice per noi, dato che è più nelle nostre corde suonare così, piuttosto che fare arrangiamenti stratificati in maniera diversa. Album semplice e diretto, quindi.
In effetti, voi siete sempre stati una band molto aperta a tutte le possibili sperimentazioni, pur rimanendo fedeli alla vostra matrice metal. Cosa ne pensate del fatto che ultimamente moltissimi gruppi, anche tra le nuove leve, abbiano dichiarato di voler tornare a un sound più diretto, se vogliamo fuori moda? Si è esagerato con le sperimentazioni?
GL: Posso rispondere io?
Ma prego!
GL: Effettivamente mi sono reso conto che, anche nella musica, è tutta una questione di mode, mode che magari durano poco tempo e poi spariscono. Qualcuno ha la fortuna di adattarsi, qualcun altro ancora di riuscire a creare un proprio sound che viene riconosciuto, nel tempo, e diventa un marchio di fabbrica. Qualche tempo fa era stata la volta del nu metal, un termine che comunque lascia il tempo che trova. Adesso è tornato di moda il trash metal, tutti parlano di trash metal. Un termine che secondo me è estremamente abusato, perché tutti traggono le proprie origini musicali dai riff degli Iron Maiden, e dicono di proporre trash metal. Secondo me è tutta un’invenzione dei media: nel nostro caso, per un album come Better Mad Than Dead, qualcuno ci ha accusato di essere dei “venduti”, noi in realtà non abbiamo mai smesso di suonare ciò che suoniamo, siamo sempre rimasti attaccati alle nostre radici. E la stessa cosa avviene per tutti i generi musicali, che vengono sponsorizzati dai media, di volta in volta, per riuscire a vendere più dischi. E’ successo anche con il power metal, c’è stato un periodo in cui se non suonavi power metal, non eri nessuno... Noi comunque siamo sempre rimasti noi stessi, ovviamente con le dovute e opportune modifiche, man mano che avveniva la nostra crescita musicale, e anche umana. Io, che sono sempre rimasto legato alle mie origini trash metal, vado spesso ad ascoltare i gruppi recensiti, che dicono di proporre questo genere, e poi mi rendo conto che è quasi sempre musica dell’ultima ora, trovo molta approssimazione in tutto questo. Potrei aggiungere molte altre cose, specialmente sulla scena prettamente italiana, se arriva la domanda giusta...
Appunto, credo sia questa... Voi siete una delle band italiane che sono riuscite ad uscire dai confini nazionali. Altri gruppi che ce l’hanno fatta, i Lacuna Coil per citarne uno solo, si muovono con un’attenzione al marketing e all’immagine completamente diversa. Tenuto conto anche di questo, dove vi siete sentiti meglio accolti all’estero?
T: Bè, ovviamente Extrema e Lacuna Coil sono, in un certo senso, due facce di una stessa medaglia ma questa medaglia ha moltissime altre facce. Tanti gruppi italiani lavorano più all’estero che in Italia, ti cito i Rhapsody of Fire, i Sadist, gli Eldritch, i Cripple Bastards, famosissimi e citati come fonti di ispirazione anche in America, quindi non è che la musica italiana non si esporti. Per gli Extrema ovviamente il mercato principale è l’Italia, ma, facendo riferimento non tanto alla nostra esperienza di festival quanto di tour, come quello che abbiamo fatto l’anno scorso con i Death Angel, in Inghilterra stranamente, tranne a Londra, siamo stati accolti benissimo, così come in Danimarca, in Germania un po’ sì e un po’ no, in Olanda l’accoglienza è stata più fredda nonostante là ci sia una scena metal molto forte. In realtà, la cosa che ci ha fatto sorridere è stata che, mentre in Italia si considera obsoleto il tipo di metal che suoniamo, in Europa siamo recepiti come “modern trash metal”...
GL: Già, ma il problema è che bisogna investirci del tempo, comprare le riviste specializzate, andare sul web per reperire certe informazioni... Altrimenti qua in Italia questo genere rimane comunque di nicchia, noi stessi rimaniamo una band underground...
T: Mentre in Europa, quando andiamo in tour, siamo quasi sempre messi in ottima posizione nella scaletta dei vari festival, cosa che, senza per questo voler sollevare polemiche, non è avvenuta al Gods Of Metal di quest’anno, che si svolgerà a giugno. Poi, molto spesso in Italia tendiamo a vedere un problema dove non c’è. Mi spiego: la media di vendite di un disco, per un gruppo italiano, è di 1000, 1500 copie, escludendo da questo calcolo Lacuna Coil e altri gruppi, come sottolineavi prima, molto attenti al marketing. E’ tipico del metallaro italiano dire: “Ma tu guarda che scena musicale c’è in Germania, in Inghilterra, in Svezia!”. Certo, c’è perché gli inglesi comprano i dischi dei gruppi inglesi, i tedeschi di quelli tedeschi, gli svedesi di quelli svedesi, mentre l’italiano compra i dischi dei gruppi inglesi, tedeschi e svedesi! Ripeto, non voglio essere polemico, ma non c’è supporto per i gruppi italiani, e non parlo degli Extrema che sono una band fortunata e miracolata, siamo ancora qui dopo vent’anni, continuiamo a fare musica, andare in tour, forse non si vendono più le copie di una volta, ma se la gente continua a lamentarsi che i dischi costano troppo e a scaricare musica da Internet anche gli Extrema potrebbero non avere più la possibilità di produrre un nuovo disco...
Avete anche fatto tanti sacrifici...
GL: Certo, una volta si faceva la gavetta, quella vera! Vado spesso sui vari blog e siti dei ragazzi che hanno gruppi musicali, e mi rendo conto che non è più così. Noi siamo rimasti quelli di una volta, ancora adesso ci carichiamo e scarichiamo il furgone, abbiamo solo più roba da portarci in giro! Ora, in molti blog noi veniamo criticati, che so, per aver fatto un pezzo con gli Articolo 31, ma di sacrifici noi ne abbiamo fatti veramente tanti, e continuiamo a farne per fare qualcosa in cui comunque mettiamo passione. Invece i ragazzi oggi mollano subito, alla prima difficoltà, o per questioni di soldi. E’ tutto cambiato, tantissimo, e forse a questo punto mi viene da pensare che sia cambiato in peggio.
Quanto c’entrano i vari blog, Myspace e via dicendo?
GL: Moltissimo! Prendi Myspace: consente a qualsiasi ragazzo che suona da due giorni di farsi un sito attraverso il quale far conoscere la propria musica. Una volta, o sapevi suonare il tuo strumento ed eseguire le tue canzoni, o i produttori ti dicevano, senti, prima di registrare il demo, impara a suonare bene, torna qui tra qualche mese...
T: Ad esempio, ProTools ti offre delle possibilità , degli strumenti, come prendere due note di chitarra, e trasformarle in una canzone da dieci minuti. Noi veniamo dal periodo, che io ricordo con grande affetto, in cui si entrava in studio, si suonava, e se si sbagliava si sbagliava. Risentendo i nostri primi album, come Tension At The Seams, sento oggi delle imperfezioni colossali di cui allora non mi accorgevo, e il fatto che quella fosse la prova migliore su dieci ti dà un’idea del lavoro che c’era dietro.
GL: Lo stesso vale per il cantato, per la pronuncia. Con la tecnologia di oggi puoi tagliare qualunque cosa, mentre io ricordo che stavo ore a cantare fino a sgolarmi... Va bè, sarò anche migliorato io, dopo tutto questo tempo! In generale, comunque, trovo che il metal di questo periodo sia piatto, tutto si è assestato, ammorbidito... Ehi, ti ho visto, non spegnere il registratore!
Non l’ho spento, te lo giuro! Insomma, ragazzi, in questi vent’anni avete fatto l’impossibile, Gianluca è anche fuoriuscito dal gruppo, per un certo periodo, per poi rientrare, ora avete un album in uscita, il tour, anche il vostro DVD, Killer Tunes And Broken Bones, è andato benissimo... Progetti futuri?
GL: Il nostro futuro è quello di rimanere qui, ormai è diventata una missione! Tutto quello che abbiamo fatto siamo riusciti a farlo anche e soprattutto per l’amicizia che ci lega, abbiamo fatto vent’anni di metal e di rock, divertendoci tantissimo. Vogliamo continuare a suonare tanto dal vivo, questo disco è fatto per essere suonato dal vivo, con sincerità e passione, e speriamo che piaccia.
T: Confermo tutto, e aggiungo che in questo momento il nostro obiettivo è quello di riuscire a conquistare anche un secondo mercato. Non sappiamo ancora quale sarà, ma puntiamo almeno a raddoppiare quanto abbiamo fatto in Italia.
Un messaggio per i fan (a parte “Buon massacro collettivo a tutti”)?
GL: Smettetela di dirmi che siamo obsoleti, torniamo ai vecchi tempi...
T: COMPRATE I DISCHI ITALIANI! Se proprio dovete downloadare, downloadate a pagamento, o tra qualche anno ci ritroveremo a comprarci la tessera da un euro per scaricare mille canzoni, non ci sarà più musica, né gruppi.
GL: Vorrei aggiungere un commento...
T: No, non lo fare, per carità...
GL: L’altro giorno ho visto quei ragazzini che vanno in piazza Duomo a seguire TRL (il programma di MTV che ospita spesso artisti pop e celebrità, ndr), e pensavo che in realtà sono più rock’n roll loro di tanta gente che si finge tale, e NON LO SARA’ MAI! Come sai, non si è rock’n roll per come ci si veste, o perché un giorno ti gira così.
Non si può che dargli ragione… Il rock è un modo di essere, e gli Extrema lo sono da 23 anni! In bocca al lupo!
Articolo del
04/06/2009 -
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