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Ciao ragazzi, complimenti per il vostro album “Inner Force”! L’album ha ricevuto numerose critiche positive da parte delle varie riviste e webzines italiane. Al di là della comprensibile soddisfazione, come avete percepito questo full-length, rispetto a “Living In Anguish” (di cui “Inner Force” ricalca parzialmente la tracklist)?
Ale: Ciao Arianna, innanzitutto grazie per i complimenti. “Inner Force” è il naturale prosieguo di “Living In Anguish”. Si tratta di brani scritti tra il 2004 e il 2006 e come hai giustamente notato abbiamo deciso di inserire in scaletta tutte le songs del promo, seppur rivisitate, aggiungendone diverse altre. Purtroppo ci sono stati alcuni problemi riguardo al master dell’album e la resa finale non ci ha soddisfatto in pieno. Inoltre l’uscita del disco ha subito ritardi e quindi capirai che di conseguenza il nostro umore non è stato dei migliori...
Quali sono i gruppi a cui maggiormente vi ispirate, se ce ne sono?
Ale: Gli Hell Baron’s Wrath non si ispirano ad un gruppo in particolare, ma sicuramente in ambito metal i nomi che maggiormente ci hanno influenzato sono Ulver, ...And Oceans, Dark Funeral, Dimmu Borgir, Cradle Of Filth, eccetera...
Baal: Per quanto riguarda la composizione delle musiche è innegabile che gli artisti citati da Ale siano in un qualche modo presenti, ma a volte l'ispirazione può venire anche da fonti impensabili...
I vostri brani esprimono una profondità che è raro trovare: influenze musicali a parte, vi è mai capitato di rifarvi a qualche filosofo o autore letterario in particolare, o di trarre ispirazione dalla vita quotidiana?
Ale: Mi fa piacere che trovi profondi i miei testi. Certamente alcuni dei tesi traggono ispirazione dalla vita quotidiana, altri invece esprimono condizioni più interiori. Sino ad ora non ci siamo rifatti ad un filosofo o autore letterario in particolare, ma non escludo che questo possa succedere.
Parliamo del titolo, “Inner Force”: io, nel mio piccolo, l’ho interpretato come la forza interiore che serve per sopravvivere in un mondo ostile, cercando di rimanere se stessi, senza lasciarsi piegare dalle difficoltà... Sbaglio?
Ale: Hai centrato perfettamente il significato. E’ molto importante essere persone coscienti, responsabili e cariche di passione e di propositi per questo mondo. “Inner Force” è un grido di “battaglia” contro questa epoca sterile, fatta di stereotipi, merce facilmente vendibile e assenza di romanticismo, di profondità d’animo e di personalità. L’uomo deve riscoprire la passione, la curiosità, l’amore e i sentimenti profondi collegati ad esso, motori della civiltà, dell’umanità e dell’essere umano.
Ascoltando l’album, sono rimasta molto colpita dai vostri testi: molti di essi sono cupi al limite della disperazione. Invece il mondo in cui viviamo ci impone di vivere col sorriso stampato sulle labbra, incuranti di tutto quello che succede intorno a noi. Perché, secondo voi, la gente ha così paura di avvicinarsi al lato oscuro delle cose, della propria personalità e delle proprie emozioni?
Ale: Non giudicherei i miei testi come “al limite della disperazione”, anche se penso tu ti riferisca a quelli che maggiormente trattano o esprimono angoscia, il tema principale che affrontiamo ed esprimiamo con la nostra musica. Purtroppo l’ipocrisia regna sovrana. La maggior parte delle persone ha molta paura di guardarsi dentro, di conoscere meglio sé stessa e gli altri e quindi preferisce vivere con un beota sorriso stampato sulla bocca, evitando tutte le responsabilità e vegetando. Credo sia la debolezza d’animo a generare tutte queste convenzioni, queste falsità e queste chiusure mentali che purtroppo imperversano nella società. Inoltre, i mass media esercitano un controllo notevole sulle masse e invece di farle crescere interiormente, cercano in tutti i modi di “spegnerle” e di assoggettarle. Squallidi Reality Show, programmi privi di contenuti a basso costo, telegiornali chiaramente pilotati, disinformazione. La scelta è vasta. Questo tuttavia non è un problema recente, sono cambiati i mezzi, i metodi, ma era così anche in passato. Noi pensiamo che sia importante seguire il proprio cuore, vivere la vita nella sua pienezza e assaporare le emozioni e i sentimenti.
Baal: Credo sia normale per molta gente rifiutare i propri lati oscuri, quello che li muove è la paura, e la possibilità di auto-lobotomizzarsi è un sollievo per tutti coloro che non riescono ad affrontare le proprie paure. L'unica via per l'evoluzione è la conoscenza e non si può fare a meno di affrontare i propri demoni lungo la strada che porta ad essa.
Molti musicisti, soprattutto metal, affermano di trovare una sorta di “catarsi” nel comporre musica seguendo le proprie emozioni più distruttive. Nel vostro caso, però, mi è sembrato di percepire qualcosa di diverso: è come se voi non voleste liberarvi di questa visione nichilista del mondo, mettendola in musica, ma farne un modo di essere, di affermare la vostra personalità...
Baal: Non ti liberi delle tue emozioni componendo canzoni, ma provi a farle capire a coloro che ascoltano. E in questo caso non sono emozioni positive, quelle che puoi trovare fra le righe del pentagramma.
A livello personale, come convivete con questa non comune sensibilità? Si riesce a scindere quello che si esprime nella musica da quello che poi è la normale quotidianità?
Baal: Può accadere solo per importanti fattori esterni, quello che esprimo nella musica è parte di me, una parte che spesso è preponderante. Non vedo il perchè dover scindere l'espressione di quello che sento dalla “normale” vita quotidiana.
La vostra musica viene solitamente classificata come black metal, che è tradizionalmente il genere maggiormente accusato di connessioni con il satanismo; alcuni vostri brani contengono elementi di critica alla Chiesa, non tanto come religione, ma come sistema e gerarchia di potere, nulla a che vedere con l’adorazione del demonio quindi... Quanto è sottile, in questi casi, la linea che separa la critica dalla blasfemia?
Ale: Criticare qualcosa o qualcuno non significa essere blasfemi. Come hai ben detto, le nostre critiche sono rivolte al materialismo e alla strumentalizzazione, all’ipocrisia, non tanto alla religione in sé. Il rispetto è un valore importante per noi.
Baal: Certa gente si può offendere per cause stupide, quindi dal loro punto di vista potremmo anche essere considerati blasfemi, ma non siamo qui per preoccuparci di quello che pensano loro, la linea che separa critica e blasfemia si trova soltanto nelle mente di ognuno di noi.
In ogni caso, i vostri brani possono essere certamente definiti molto introspettivi. Sentite di poter affermare che, per l’uomo in generale e l’artista in particolare, la spiritualità è una dimensione profondamente individuale, che prescinde da rituali, celebrazioni e apparenze?
Ale: Certamente. La spiritualità non deve essere imposta e ognuno ha diritto di viverla come sente. A volte è difficile trovare le parole giuste per descrivere ciò che si sente dentro, in quei casi la musica può essere una preziosa alleata.
Tornando agli aspetti “tecnici”... La vostra line-up non è costante, alcuni musicisti collaborano con voi solo come “ospiti”, come la brava vocalist Naima in “Inner Force”. Eppure, all’ascolto, non sembra che questi continui cambiamenti si ripercuotano sulla stabilità del lavoro, che anzi risulta ben strutturato e privo di cali di tensione evidenti...
Ale: Mi fa molto piacere ciò che dici. La line-up degli Hell Baron’s Wrath in questi anni ha subito diversi cambiamenti purtroppo, ma ciò che ci fa rimanere uniti e compatti è il nucleo composto da me e Baal, i fondatori degli HBW. Al momento siamo alla ricerca di nuovi musicisti che vogliano unirsi in pianta stabile nel gruppo, ma purtroppo la situazione non è delle migliori. Le nuove leve scarseggiano e ci sono sempre meno risorse.
La vostra musica non è facile da proporre dal vivo, tra l’altro avete utilizzato molto la drum machine invece di ricorrere ad un batterista in carne ed ossa, scelta che alcuni recensori hanno trovato discutibile. Come vi trovate nella dimensione live?
Ale: Parlando personalmente posso dire che nella dimensione live mi trovo molto bene. Inizialmente utilizzavamo la drum machine perché la trovavamo una scelta particolare ed azzeccata, ma poi abbiamo optato per un batterista in carne ed ossa. Alkemist ci ha indicato il bravissimo Andrea Janko e con lui ci siamo trovati bene sin da subito. Penso che il suo apporto nell’album sia fondamentale!
Baal: La dimensione live è molto importante, purtroppo a causa dell'estrema instabilità della line-up, si tratta anche di un grosso punto interrogativo per noi.
A conclusione dell’intervista, cosa vorreste dire ai vostri fan e a tutte le persone che vi hanno sostenuto?
Ale: Seguite il vostro cuore e continuate a sostenere gli Hell Baron’s Wrath, non ve ne pentirete! Grazie a te, Arianna, per questa bella ed interessante intervista.
Articolo del
04/09/2009 -
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