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Già i nomi, di per sé, basterebbero a scuotere qualunque platea, anche la più fredda e meno entusiasta. Al microfono c’è Bernard Fowler, l’uomo di cui Mick Jagger ha detto: “L’ho voluto con noi, perché è in grado di cantare per ore”, tant’è vero che Bernard è presente, come corista, praticamente su tutti gli album dei Rolling Stones. Alla chitarra troviamo Stevie Salas, fresco di premiazione ai Native American Music Awards, che ha suonato per i Rolling Stones, Michael Hutchence degli INXS, Terence Trent D’Arby, i Public Enemy, tanto per citare solo alcuni tra i nomi più noti nel suo palmares. Ma la vera superstar è lui, Dave Abbruzzese, batterista dei Pearl Jam dal 1991 al 1994. Con la band di Seattle, Dave ha firmato Vs. e Vitalogy, che è considerato uno dei loro capolavori. Purtroppo poco prima dell’uscita dell’album, le divergenze artistiche con Eddie Vedder&Co. lo portarono ad abbandonare il gruppo, trascinando con sé anche un consistente numero di fan, secondo i quali il sound dei Pearl Jam non sarebbe mai più stato lo stesso senza Dave dietro le pelli. Ma gli International MF sono ben più dell’ennesima super-band che si avvale di nomi di richiamo per attirare il pubblico verso progetti non sempre all’altezza delle aspettative. Sono innanzitutto un gruppo di amici, che da anni collaborano presso i piani alti della musica internazionale, uniti da un grande e reciproco rispetto personale e professionale.
Li abbiamo incontrati presso lo storico Rock’n Roll di Milano, situato accanto agli studi di Rock’n Roll Radio. Evidentemente l’ambiente che li circonda li mette particolarmente a loro agio, infatti i toni della piccola conferenza stampa organizzata ai tavolini del locale sono estremamente informali e rilassati, e loro sono divertenti e disponibili, come purtroppo raramente accade quando si parla di calibri da 90 come questi. Il progetto è estremamente recente, e di loro come collettivo si sa ancora poco, ma, giusto per farsi conoscere meglio, nel corso del loro International MF Tour, che li sta portando in giro per tutta l’Europa dall’anno scorso, hanno pensato bene di aggiungere alcune date in Italia, a Torino, Conegliano Veneto, Bologna e Milano. Tocca a Bernard Fowler e Stevie Salas presentare gli IMF, a cominciare dal nome, che sta per “International Motherfuckers”: “Abbiamo voluto ironizzare sul fatto che, fondamentalmente, siamo un club di amici, prima ancora che una band”, spiega Salas. “Ognuno di noi ha i propri progetti, il proprio giro, i propri contatti. Ciononostante, succedeva spesso che mi trovassi a collaborare con le stesse persone, tra cui Bernard, Dave, e il nostro bassista TM Stevens; anche se ci incontravamo sporadicamente, in giro per il mondo, era sempre bello lavorare con loro, e soprattutto tra noi c’è sempre stata intesa e grande amicizia... Ed è proprio per questo che abbiamo scelto il nome International Motherfuckers! Ho pensato di formare una band che non fosse un mondo chiuso, che anzi accogliesse il contributo di quanti, in questo gruppo di amici, avessero voluto suonare con noi.”
Quando Bernard Fowler riceve la telefonata del vulcanico Stevie, che vuole esporgli la sua idea, si trova in tour con i Rolling Stones: la loro collaborazione risale ai tempi del mitico Steel Wheels Tour (che lo stesso Fowler, nel corso dell’intervista, definisce “il tour perfetto, il mio preferito”), e ormai il vocalist degli IMF – nonostante i suoi numerosi side projects, come i Tackhead e i Nicklebag - è legato a Mick Jagger, Keith Richards e soci da un profondo rapporto umano, oltre che professionale. “Sarebbe persino troppo lungo da spiegare...”, ammette. Bernard aderisce al progetto, affascinato da questa nuova sfida. “In fondo, portare avanti tanti progetti, e così diversi tra loro dal punto di vista musicale, non è difficile… sempre che lo si voglia davvero.” E non è certo la volontà e l’energia che a loro manca.
A questo punto, però, rimane un problema: stanare Dave Abbruzzese, e convincerlo ad unirsi agli IMF. “Ho guidato per 10 ore, da Los Angeles fino ad uno sperduto paesino dell’Arizona, dove si diceva si fosse nascosto Dave”, ride Stevie Salas. “Un posto pieno di gente strana ed estremamente sospettosa! Andavo in giro chiedendo di Dave Abbruzzese, mostrando la sua foto, lasciavo il mio numero di telefono, supplicando chiunque di chiamarmi se per caso l’avessero visto… E per tutta risposta, tutti mi chiedevano: chi sei? Cosa vuoi?Tornai a casa, e pochi giorni dopo, ricevetti una chiamata da Dave: “Torna qui”. Ripresi la macchina, guidai per altre 10 ore e, una volta arrivato, Dave mi fece entrare in casa sua, che è attrezzata come un vero studio di registrazione. Iniziammo a suonare, a registrare…”... E il resto venne da sé.
“Io suono di tutto, dal rock’n roll al funky, al blues”, spiega il chitarrista, decisamente il più loquace del trio, “E soprattutto mi piace suonare dal vivo. Il nostro repertorio include numerosi classici, alcune cover, ad esempio di un brano dei Garbage, che siamo riusciti a rendere completamente diverso, è una versione davvero particolare! Proponiamo anche alcuni brani originali, io sono anche compositore, ma a volte mi sembra ancora strano suonare dal vivo pezzi scritti da me.” E non è finita: “Ad aprile 2010 uscirà il nostro album, "The Best Of The International MF". Di solito lavoro molto bene in Giappone (il secondo album solista di Stevie è più venduto di quelli degli Aerosmith e degli stessi Stones nel Paese del Sol Levante, ndr), ma questa nuova uscita è un’esclusiva per l’Europa. Torneremo in Europa, continueremo a proporci come IMF, e soprattutto a suonare dal vivo.”
E’ ora il turno di Dave Abbruzzese, idolo di diverse generazioni di rockettari, di rispondere ad alcune domande:
Dave, Stevie e Bernard ci hanno spiegato come hanno deciso di fondare gli IMF… Dal tuo punto di vista, come ti sei ritrovato coinvolto nel progetto?
Beh, in realtà è molto più semplice di come l’ha raccontata Stevie! Quando mi ha raggiunto in Arizona, mi ha spiegato, rimanendo un po’ sul vago, che lui, Bernard e altri musicisti stavano lavorando a questo progetto collettivo, che avrebbero registrato alcune canzoni, mi ha chiesto se mi andava di unirmi a loro… Io ho chiesto chi altro avrebbe collaborato, lui mi ha risposto, beh, Darryll Jones, TM Stevens… E io: “OK, conta pure su di me!” (ride, ndr). In realtà, da quando sono uscito dai Pearl Jam, è in parte venuta meno una componente dell’essere musicista, quella dell’essere sempre in giro per il mondo a suonare, che è, se vuoi, la parte più faticosa di questo lavoro; quando sono in tour mi manca la mia famiglia, mi manca mia figlia... Eppure, in qualche modo ho capito che questi International Motherfuckers sarebbero stati un ottimo club di cui far parte, e suonare con loro mi sembrava una gran bella cosa da fare in quel momento!
Quindi ti è mancato in questi anni l’essere in tour?
Sì, decisamente. Sai, non è sempre tutto rose e fiori. La vita in tour di per sé è stressante. Inoltre, quando fai questo lavoro, ogni giorno hai a che fare con un sacco di persone, sia addetti ai lavori che tuoi fan, gente che ti ammira, ti rispetta... Ed è ovviamente importante mantenere buoni rapporti con tutti, il che significa che devi essere sempre, per così dire, presentabile. Anche se hai avuto una giornata storta, non puoi prendertela con i fan o i giornalisti, e fare lo scontroso. Non sempre è facile, ma, quando Stevie mi ha parlato degli International Motherfuckers ho capito di avere ancora l’energia necessaria per affrontare tutto questo.
Senza contare che tu, ancora oggi, sei un modello da imitare per tanti musicisti, esordienti e non. Sapevi che molti ragazzi che iniziano a suonare la batteria nelle loro band dichiarano di ispirarsi proprio a te?
Oh, sì, e ovviamente ne sono felicissimo! Ma ti confesso che, i primi tempi, questa popolarità mi spaventava un po’. Era una cosa soverchiante, incontrare tutta questa gente che ti salutava dicendo: “Ehi, ciao, sono Tizio,ti ricordi di me, ti ho scritto una lettera…”, oppure ricevere buste contenenti assegni da qualcuno che ti chiedeva una copia dell’edizione limitata del tal CD... Queste cose ti spiazzano, pensa che, quando arrivavano questi assegni, io li rispedivo al mittente senza toccarli, assieme al CD, due CD, tre CD, la mia foto autografata… Ora che ci penso, devo aver perso parecchi soldi in questo modo! (ride, ndr) Ma ne vale la pena. Quando ho iniziato ad abituarmici, ho scoperto il piacere di passare del tempo con i fan: in occasione dei concerti, mi prendo i miei spazi per avvicinare il pubblico... Infatti a volte i miei colleghi devono richiamarmi all’ordine, perché gli faccio sempre fare tardi!
Cosa è cambiato nel mondo del rock’n roll?
La musica è cambiata nella stessa misura in cui il mondo intero è cambiato. Mi riferisco soprattutto alla tecnologia, che può fare miracoli, al giorno d’oggi chiunque può cantare, i tecnici sistemano la voce e tutti possiamo sembrare bravi... Ma non è la stessa cosa che salire su un palco con una chitarra, un basso, la batteria e la propria voce, che è quello che da sempre faccio io. Il mondo è pieno di artisti che pubblicano un album d’esordio eccezionale, ma che non arriveranno mai a pubblicare il secondo disco, perché fanno l’errore di salire su un palco e tentare di esibirsi dal vivo. Il senso del fare musica sta tutto nel salire su un palcoscenico, non importa se davanti a ventimila spettatori, e cercare di far accadere qualcosa. Ma oggi sembra quasi che suonare dal vivo sia diventato obsoleto.
E vogliamo parlare del fattore-look?!
Eccome! Se non hai il look giusto, puoi essere un grande talento, ma non vai da nessuna parte. Ma te li immagini Blackmore e i Deep Purple tentare di sfondare al giorno d’oggi?! Via, sarebbe impossibile! Nelle case discografiche arrivano centinaia di demo al giorno, e i manager che fanno? Prima guardano la foto, poi forse, se gli va, ascoltano la musica! A volte mi capita di proporre alcune band che ritengo molto valide, e la prima cosa che mi chiedono le case discografiche è: che aspetto hanno? Sono carini? Io rimango allibito. Ma che razza di domande sono?! E’ uno strano, strano mondo. Ci sono due componenti: una è il music business... l’industria… E poi, c’è la musica. Ed è la musica quella che io amo.
Cosa ci puoi dire invece della tua band, i Green Romance Orchestra?
Beh, che sono i miei migliori amici! Seriamente, sono le persone con cui amo di più suonare. E pensiamo di farci conoscere presto anche in Italia.
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Noi, naturalmente, non possiamo far altro che aspettarli, e nell’attesa goderci gli show degli International MF di passaggio in Italia!
Articolo del
16/02/2010 -
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