Paolo Talanca, eminente critico esperto di canzone d'autore, ma attirato dai suoi incroci fecondi con il rock (suo lo splendido “Vasco, il male. Il trionfo della logica dell'identico”, scritto in coppia con Alessandro Alfieri ed uscito per Mimesis nel 2012), concentra la sua attenzione su Ivan Graziani, rocker atipico e cantautore altrettanto atipico, di cui da più parti si lamentano da tempo le scarse considerazione e memoria. Per la verità entrambe riguardano il grande pubblico e i mass media, ché invece nell'ambito critico la figura di Graziani mi pare ampiamente considerata e presente. Date le ridotte dimensioni (il libretto, con le sue 87 pagine e grazie a uno stile di scrittura agile e di facile comprensione, si legge in mezzoretta), il volume di Talanca non si pone certo in competizione con tomi come l'ottima biografia di Graziani compilata da Vincenzo Arabia nel 2011 (“Ivan Graziani. Viaggi e intemperie”, Minerva edizioni), ma si propone, piuttosto, di fornirne uno specifico inquadramento critico che prescinda dai brani più famosi e di maggiore successo di Graziani, quali “Lugano addio”, “Agnese dolce Agnese”, “Firenze canzone triste”. Già, perché, come nota acutamente Talanca, pur nel loro essere piccole gemme, non rappresentano affatto lo specifico dell'arte del cantautore abruzzese, che sta invece proprio nel tentativo, tenacemente perseguito, di conciliare canzone d'autore e rock, intenzione più volte dichiarata da Graziani stesso. Un percorso che si apparenta certamente a quello di Lucio Battisti (si pensi alla parte più rock della sua produzione, in proprio e per altri: “Le tre verità”, “Eppur mi son scordato di te”,”Nessuno nessuno”, ecc.), sotto la cui egida Graziani ha mosso i primi passi verso il grande successo, ma al tempo stesso se ne distingue nettamente e intenzionalmente. Talanca scorre in rassegna la produzione discografica di Graziani, individuandovi tappe ben precise della sua maturazione artistica, si toglie la soddisfazione di sparare qualche bordata critica (la sopravalutazione di “Ballata per quattro stagioni”, che condivido in toto, pur rimanendo un album valido) e focalizza l'attenzione su un'influenza letteraria spesso sottovalutata, quella di Gabriele D'Annunzio, convalidata da dichiarazioni ben precise del cantautore abruzzese. Un'influenza al tempo stesso limitante fino al momento in cui non viene artisticamente rivissuta: che è poi il momento della presa di distanza ironica segnata dall'omonima canzone presente sull'album “Pigro”. È questo il vertice artistico della produzione di Graziani, insieme al successivo “Agnese dolce Agnese”, valutazione che sposo in pieno. E tale vertice è dato dalla perfetta e personale conciliazione tra canzone d'autore e canzone rock. Talanca dedica alcune pagine, non proprio precisissime dal punto di vista musicale, ma efficaci dal punto di vista comunicativo (e ha fatto bene a sacrificare la pignoleria accademica all'esigenza di trasmettere quello che è il punto essenziale della specificità artistica di Graziani), al modo in cui avviene tale conciliazione. Sostanzialmente, Talanca identifica come specifico del rock il riff, la sequenza di alcune note ripetute che caratterizza molti brani rock (si pensi a “Satisfaction” degli Stones), che acquista più rilevanza del testo; e come specifico della canzone d'autore il testo, che “parola” la musica ridotta a mero accompagnamento e, tutt'al più, ad abbellimento in alcuni passaggi strumentali. L'operazione condotta da Graziani consiste nel “parolare”, cioè ricoprire di un testo “importante”, il riff. Sostanzialmente esatto. Ma peraltro tipico di tantissima produzione rock: basta pensare alle opere di un David Bowie o a certi brani dei Led Zeppelin (“Achilles Last Stand”, per dirne uno). Talanca non nota che l'atto del “parolare” in Graziani, come spesso accade nei rocker italiani, porta a una “italianizzazione” anche della componente rock, che perde certe asprezze di essa caratteristiche. Certo non sempre: “Pigro”, “Monna Lisa” o “Il chitarrista” non fanno certo compromessi. Lo fa invece il brano scelto come simbolo da Talanca dell'operazione di Graziani, ovvero “Fuoco sulla collina”. Al netto di questa divergenza di interpretazione dell'operazione musicale compiuta da Graziani, il volume di Talanca è senz'altro interessante e stimolante. Acquisto consigliato a tutti gli amanti del cantautore abruzzese.
Articolo del
24/02/2016 -
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