Un mio caro amico è restato scioccato dai capitoli che ho dedicato a John Lennon nel mio ultimo libro, “Sesso, droga e calci in bocca”: “Ma come? Il sognatore, il profeta, tu me lo ritrai così?”. Mi è spiaciuto sinceramente per la sua disillusione e ho cercato di spiegargli che un artista può essere un sognatore e un profeta senza per questo essere un santo nella propria vita privata; che un artista può essere grande, grandissimo, ma avere lati del proprio privato in cui si rivela piccolo e meschino; che l'arte sta anche nel sublimare i propri difetti e trasformarli in pregi e messaggi universali; che ognuno di noi ha comunque lati positivi e negativi. Niente da fare: secondo lui ho usato fonti inattendibili. Questo bel libro di Claudio Gargano è per lui: una disamina delle 99 canzoni più significative scritte da Lennon, analizzate tanto nell'aspetto testuale, quanto (evviva!) in quello musicale. Chissà che dirà il mio amico nell'apprendere dalle sue stesse parole che John Lennon si diceva ossessionato dalla gelosia (giusto per fare tre esempi: “You Can't Do That”, 1964; “Run For Your Life”, 1965, “Jealous Guy”, 1971) e ha ricercato per tutta la vita, fino all'incontro con Yoko, una donna che lo dominasse e i cui tratti caratteriali e caratteristici si confondessero con quelli della madre (“Julia”, “Don't Let Me Down”, “I Want You”, tutte 1968): basti pensare che Yoko verrà identificata nella figura della “Mother Superior” e Julia, la madre di Lennon, verrà da lui chiamata “figlia dell'oceano”, che è la traduzione di Yoko. Un dominio su Lennon, quello di Yoko, che ebbe risvolti tanto positivi quanto negativi: da un lato estinse o quasi l'insicurezza amorosa di Lennon (“If I Fell”, 1964; “You're Going to Lose That Girl”, 1965); dall'altro finì per eccitare lo stesso sentimento di rivalsa e lo stesso desiderio di libertà che Lennon aveva già mostrato nel matrimonio con Cynthia Powell (interessante confrontare in questo senso “Norwegian Wood”, 1965, e “I'm Steppin' Out”, 1980, ma edita nel 1984). In entrambi i casi (e non solo in quelli), Lennon poi torna all'ovile, con la coda tra le gambe (“No Reply”, 1965; “Nobody Loves You”, 1974; “I'm Losin' You”, 1980). Ovviamente, oltre alle miserie private, ci sono le vette ariose e luminescenti dell'aspirazione ideale o di una visione altra della vita. Lennon è capace di trasformare la propria innata ed enorme pigrizia (negli ultimi anni era capace di dormire per quasi tutto il giorno e la notte) in “uno stato intermedio della coscienza”, che “predica la Lentezza, la Non Azione e la Calma come unici mezzi per raggiungere il vuoto della mente e la soppressione dell'Io” (“I'm Only Sleeping”, 1966; “I'm So Tired”, 1968; “Watching The Wheels”, 1980). È ovvio il rimando alla teoria orientale della non-dualità, da cui Lennon fu profondamente influenzato e che diede origine ad alcuni dei suoi capolavori (“Tomorrow Never Knows”, 1966; “Across the Universe”, 1970; “Mind Games”, 1973; “Whatever Gets You Thru The Night”, 1974; “#9 Dream”, 1974). In ciò convergono e trovano significato sia il gusto del nonsense carrolliano e leariano (“A Day In The Life”, 1967), sia l'esperienza psichedelica (“Rain”, 1965; “She Said She Said”, 1966; “Lucy in The Sky with Diamonds”, 1967; “I'm The Walrus”, 1967). La rivolta pacifica degli Hippies viene però messa in discussione da Lennon sul finire degli anni Sessanta: se in un primo momento aveva preso le distanze dall'azione violenta (“Revolution”, 1968), successivamente aderisce a questa possibilità con brani come “Power To The People” (1970) e album come “Some Time in New York City” (1972), aprendosi, lui, inveterato maschilista, alle ragioni del femminismo (“Woman is the Nigger of the World, 1972), senza rinunciare mai alla prospettiva di un mondo in pace (“Give Peace a Chance”, 1969; “Happy Xmas”, 1971), ma stavolta da un punto di vista assolutamente laico, riassunto in “Imagine” (1971), ma passato attraverso il fuoco purificatore dell'album “Plastic Ono Band” (1970). La svolta successiva sarà il rifugio in una dimensione privata a causa della delusione provata per il mancato rinnovamento della società (simbolo di tutto questo, per Lennon, fu la rielezione di Nixon a presidente Usa nel 1972), non scevra dalla sensazione di essere, a poco più di trent'anni, ormai fuori dalla scena musicale più innovativa (“Scared” e ancora “Nobody Loves You”, entrambe 1974), unita all'impressione di un matrimonio che si sgretola e che vorrebbe rinsaldare (“Starting Over”, 1980). Bel libro, lettura e acquisto consigliati. Anche al mio amico.
Articolo del
20/07/2016 -
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