La musica rock è per definizione il luogo dove trovare quelle icone musicali che se nel tempo hanno incendiato le passioni di milioni di appassionati contemporaneamente ne hanno certificato successi e sconfitte proprio a causa della loro instabilità tanto da darne ispirazione all’autore che nel titolo del libro li definisce “I Folli del Rock”. Il sottotitolo ’storie di geni tormentati, sostanze e sregolatezza’ anticipa il contenuto del libro attraverso cui possiamo rivivere i momenti più caratterizzanti di questa loro “follia”.
Lo spunto da cui parte Luca Garrò appartiene ad una sentenza classica di Seneca ”Non esiste genio senza una vena di follia” che calza a pennello per i protagonisti di questo viaggio tra i ‘folli’ della musica Rock.
Il libro spazia dai loro successi ai fallimenti e per molti arriva fino alla morte causata da un mix derivato da disagi psichici, dall’utilizzo massivo di stupefacenti ed alcol ma anche da un vissuto complicato e pieno di angosce ed inquietudini.
La prefazione di Gianni Maroccolo, bassista di rockband come i Litfiba, CCCP e Marlene Kuntz ci introduce ai 20 capitoli ognuno dedicato ad un campione di “follia” riconosciuta e qui certificata nei fatti descritti con una precisa analisi anche dal punto di vista scientifico che in qualche modo aiuta a conoscere meglio i comportamenti degli artisti coinvolti.
Lo stesso Maroccolo a mio avviso centra in pieno la tesi per cui scrive: “Non ho mai abbracciato appieno la teoria secondo cui si debba per forza essere ‘pazzi’ per creare musica particolare o estremamente creativa, semplicemente perché è sempre stata la società a definire chi fosse pazzo e chi no. Piuttosto credo che per molti dei protagonisti di questo libro comporre rappresentasse un’urgenza personale in una società in cui tutto ciò che non si conformava veniva bollato come anormale.”
Il percorso che ci presenta l’autore passa attraverso le icone di varie epoche del rock come Brian Wilson, che negli anni Sessanta fece la fortuna dei Beach Boys ma che con le sue manie perfezioniste ne causò anche la rovina artistica. Sempre in quegli anni la scena psichedelica si avvalse del genio di Syd Barrett che dopo i due primi album con i Pink Floyd cominciò a dare forti segnali di disagio personale tali da costringere la band a sostituirlo con David Gilmour fino alla sua uscita definitiva dal mondo musicale causata a detta di molti dall’abuso di LSD e droghe varie fino alla morte accertata nel luglio del 2006 dopo una lunga malattia.
Sempre in ambito Pink Floyd troviamo la lucida follia di Roger Waters che dopo i primi album cominciò, forse proprio sulla scia dell’esperienza vissuta con Barrett, ad affrontare tematiche più complesse, sull’alienazione, sul rapporto dell’uomo con il potere ed il denaro, sui conflitti tra il bene ed il male e sul legame tra l’individuo e la società (The Dark Side Of The Moon), proseguite poi nel successivo “Wish You Were Here” sempre centrato sull’ex componente scomparso e con la visione cupa di “Animals” che anticipò il mastodontico ma claustrofobico “The Wall” che Garrò definisce ”una sorta di trattato di psicopatologia applicata”, per arrivare all’esplicita narrazione del trauma derivato dalla morte del padre in “The Final Cut” che decretò però la fine del rapporto di Waters con quello che rimaneva della band originale.
Lou Reed e Iggy Pop, che spesso si sono incrociati nelle loro vite ed esperienze musicali, l’autore li descrive come ”l’emblema dell’artista affetto da disagio psicologico che, soprattutto grazie alla propria arte, è stato in grado di trovare se non una vera e propria stabilità, almeno una sorta di equilibrio capace di traghettarlo sino all’età adulta”.
Sono quattro i casi dedicati alle artiste donna che l’autore prende in considerazione, la prima con Amy Whinehouse è proprio in apertura del libro ed è uno dei casi più emblematici di come la cattiva gestione dei propri disturbi, volutamente limitata per non alterare la creatività artistica abbia alla fine portato ad una autodistruzione dell’individuo passata attraverso l’uso sconsiderato di droghe e alcol. Neanche i tentativi di ricorrere ad un aiuto medico specifico è riuscito poi ad interrompere questa discesa verso l’inferno anche perché come analizza l’autore: “Se da una parte scrivere canzoni rappresentava l’unica via per entrare in contatto con le parti di sé più fragili e nascoste, dall’altra costituiva un processo dolorosissimo, che ne aumentava il disagio”.
Un disagio che è possibile riscontrare anche nella storia dedicata a Dolores O’Riordan che, affetta da un disturbo bipolare, non è riuscita a sopportare la forte pressione del successo e negli anni ha provato a mettere da parte le sofferenze interiori vissute in infanzia e dal fallimento del matrimonio, mostrandosi sempre felice in apparenza ma maturando poi l’idea di sparire, avvenuta con la morte nel gennaio del 2018. Tutte da scoprire sono poi le storie di Courtney LoveSinèad O’Connor incentrata sul rapporto conflittuale in ambito religioso.
Ogni storia ha una sua peculiarità e ci mostra lati nuovi della personalità di questi geni della musica, autori di grandi capolavori ma che spesso si sono trovati a convivere con demoni più o meno nascosti che ne hanno segnato la loro carriera.
Tra gli altri presenti nel libro dobbiamo ricordare pezzi da novanta come Axl Rose, Ian Curtis, GG Allin, Joey Ramone, Kurt Cobain, Michael Hutchence, Michael Jackson, Mike Patton, Nick Cave, Ozzy Osbourne ma lasciamo ai lettori la curiosità di scoprirne i lati più nascosti.
In chiusura dobbiamo fare una menzione speciale per uno di questi geni assoluti, David Bowie che in occasione della consegna dei Brit Award postumi viene ricordato dal figlio Duncan con queste parole: ”Mio padre è sempre stato pronto a sostenere le persone che pensano di essere un pò folli, un pò strane, un pò diverse. Quindi questi premi sono per tutti i folli e per tutte le persone che fanno follie.”
For all the madman
Articolo del
27/05/2024 -
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