Mercoledì 10 settembre, l’Auditorium della Conciliazione di Roma ha ospitato la seconda delle due serate dedicate alla danza contemporanea, nell’ambito del Romaeuropa Festival. Questa volta la protagonista assoluta è stata la prestigiosa compagnia tedesca Dresden Frankfurt Dance Company, diretta dal leggendario coreografo William Forsythe. Lo spettacolo ha avuto una durata complessiva di 90 minuti. A cavallo tra i due pezzi, il primo "Undertaintement" e "Lisa" un'intervallo di circa venti minuti.
Considerato uno dei più influenti innovatori della danza del XX secolo, William Forsythe (New York, 1949) ha diretto il Ballett Franfurt dal 1984 al 2004 – era stato ospite del Romaeuropa Festival nel 1996 – e successivamente, fino al 2015, ha insegnato presso la The Forsythe Company, in seguito diventata la Dresden Frankfurt Dance Company.
“Undertainment” (30 minuti) è il suo ultimo pezzo pensato per il teatro, per il palcoscenico. I danzatori non sono semplici esecutori, ma co-creatori: ciascuno contribuisce con il proprio linguaggio corporeo a costruire una narrazione fluida e imprevedibile. Lo spettatore si chiede se è solo improvvisazione ma i più esperti del settore sanno benissimo che ci sono delle regole, dei codici in parte prestabiliti che permettono agli interpreti, tredici in totale, di proseguire sempre in modo continuo, fluido e senza gravi errori nel corso della performance. Forsythe non impone una coreografia fissa, ma offre ai ballerini una toolbox (cassetta degli attrezzi) ossia degli strumenti compositivi: direzioni, dinamiche, tensioni, geometrie. I movimenti si costruiscono in tempo reale, come una conversazione fisica tra gli interpreti.
Uno dei fattori più sorprendenti della danza contemporanea è che ogni performance è diversa, ogni gesto nasce nel momento, in risposta agli altri corpi, allo spazio, alla musica. In questo balletto il centro d'interesse non è la tecnica classica, l'attenzione si sposta più sui movimenti, attimi in cui alcuni di loro sono in totale fuori asse, saltano e fanno balzi laterali, a coppia si cimentano in prese insolite e il più delle volte si notano gesti minimi, essenziali come i polsi piegati. Non ci sono nè protagonisti assoluti né gerarchie. Ognuno di loro svolge una parte. La maggior parte indossa scarpe da ginnastica, altri dei calzettoni comodi, i loro abiti sono semplici.
Ci si muove in uno spazio spoglio, lasciando che sia appunto il movimento a parlare, è un gioco coreografico vivo che respira e in cui è richiesto da parte dei giovani attori tanta capacità di ascolto e reciproco rispetto in primis alla danza ma soprattutto tra di loro.
Il secondo pezzo “Lisa” (40 minuti) è una ideazione firmata dal coreografo greco Ioannis Mandafounis, ex membro della Forsythe Company e attuale direttore della compagnia. La scenografia è abbastanza minimalista, lo sfondo è totalmente nero, vi è solo una rampa in discesa posizionata in fondo al palco a destra e in primo piano dalla parte opposta si nota un pianoforte in cui si esibisce il pianista Gabriele Carcano eseguendo le musiche di Gabriel Fauré.
Quasi sin da subito alcuni dei danzatori recitano dei versi in più lingue che raccontano della tragica vicenda umana del poeta e saggista sovietico Osip Mandel’štam. I ballerini indossano costumi di scena che ricordano gli anni Trenta. Anche in questo pezzo sussiste un'improvvisazione radicale e autentica, ogni gesto nasce nel momento, come risposta a uno stimolo interno o esterno. In “Lisa” emerge un altro dei punti che contraddistingue la danza contemporanea ossia lo spazio condiviso perchè nella coreografia il palco diventa un luogo di incontro, non di sola rappresentazione. Tutto lo spazio è importante. Gli spettatori sono testimoni di un processo, si sentono coinvolti perchè vogliono sapere quello che potrebbe ancora succedere. La narrazione non segue una trama, ma si costruisce attraverso la narrazione di musica, parole e danza. A concludere lo spettacolo ci pensa un’improvvisa cascata di coriandoli neri che cade copiosamente sul palco, i ragazzi continuano la loro recita sapendo anche loro di vivere un momento suggestivo e assolutamente unico.
Il Romaeuropa Festival, giunto ormai alla quarantesima edizione, si conferma ancora una volta come uno dei principali appuntamenti culturali dedicati alla danza contemporanea in Italia. A seguito della rappresentazione il pubblico romano si è sentito appagato da un’esperienza profonda, libera e multisensoriale.
Una volta Forsythe ha detto: “La danza non deve essere bella. Deve essere vera.”
Articolo del
16/09/2025 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|