Si è conclusa mercoledì 12 ottobre la tappa romana della quindicesima rassegna dedicata al cinema di lingua spagnola, manifestazione itinerante, che nella capitale ha fatto tappa a Campo de’ Fiori, nello storico e ora rinnovato Cinema Farnese Arthouse. Prossime tappe: Trevignano Romano (nel suggestivo cinema Palma, sulle rive del Lago di Bracciano), Genova, Padova e Milano. FESTIVAL CINEMA SPAGNA . Il premio del pubblico romano è andato a ”UTAMA - Le terre dimenticate”, la pluripremiata opera prima di Alejandro Loayza-Grisi, in arrivo nei cinema italiani il 20 ottobre, che offre uno sguardo inedito e suggestivo sulle terre aspre e remote della Bolivia e che vede protagonista una famiglia Quechua alle prese con il dramma della siccità, nella spettacolare cornice dell'altopiano sudamericano, a più di 3.500 metri sul livello del mare.
Noi di Extra Music Magazine abbiamo inoltre assistito alla proiezione del film ”Abuelas - Una pelicula sobre (y con) Abuelas de Plaza de Mayo di Cristian Arriaga, documentario assolutamente necessario in questi travagliati tempi, per tenere sempre viva la memoria e alta l’attenzione sulle derive possibili della politica e dell’essere umano. “Verità, giustizia e memoria” è appunto il motto dell’associazione delle Nonne di Plaza de Mayo (la piazza principale di Buenos Aires) che da più di 45 anni combatte per rintracciare e restituire alle legittime famiglie i figli partoriti per lo più in prigionia dalle ragazze rapite, torturate e poi uccise dalla giunta militare argentina nel periodo tra il 1976 e il 1983 (parte di quell’enorme massa di persone – circa 35.000 – passate alla storia come desaparecidos, fatti scomparire nel nulla ad opera dei gruppi paramilitari). Uno degli episodi più atroci e disumani della dittatura argentina e della storia contemporanea mondiale: neanche il Cile di Pinochet arrivò a tanto, come riportato da una delle testimonianze del film. La resistenza delle mamme e delle donne argentine cominciò subito a ridosso dei primi avvenimenti violenti che inaugurarono il periodo buio del cosiddetto Proceso de Reorganización Nacional, che aveva come obiettivo principe l’annientamento dell’opposizione e della militanza politica dissidente, soprattutto comunista.
Un gruppo sparuto di donne e pochi mariti (volontariamente esclusi dalle proteste dalle mogli, timorose di rappresaglie nei loro confronti da parte delle autorità nella machista Argentina), incitati da Azucena Villaflor, in seguito desaparecida e assassinata, cominciarono a riunirsi agli inizi del 1977 nella piazza di Buenos Aires, reclamando silenziosamente notizie sui propri figli arrestati, sequestrati e scomparsi o almeno la restituzione dei loro corpi. Per ovviare al divieto di riunione per strada, le donne cominciarono a girare in senso antiorario nella piazza, diventando ogni settimana di più, dandosi appuntamento fisso ogni giovedì, appuntamento rispettato ancora oggi. Dopo alcune settimane, un gruppo di madri di donne rapite dalle forze paramilitari in stato di gravidanza o con bambini piccolissimi cominciarono a differenziare la loro protesta, reclamando almeno la restituzione dei legittimi nipoti: nascevano così Las Abuelas (le nonne) di Plaza de Mayo. Ben presto la verità venne a galla: i bambini partoriti in prigionia veniva tolti alle loro madri, poi subito uccise, per essere “regalati” a famiglie di militari o comunque di personaggi vicini al regime, impossibilitati ad avere figli. Un rapimento di massa di bambini che le nonne di Piazza de Mayo una volta finita la dittatura hanno cominciato a svelare e perseguire, facendo ricorso a un sistema massivo di indagini e di analisi del DNA e che negli ha portato moltissimi bambini, ormai persone adulte, a riconnettersi (in alcuni casi non senza traumi, come racconta il bellissimo film del 2002 Hijos di Marco Bechis) alle proprie famiglie di origine: ad oggi tuttavia, dopo più di 40 anni, le Nonne ricercano ancora più di 400 bambini figli di desaparecidas.
Il film del regista argentino Cristian Arriaga, nato come omaggio alla propria nonna non coinvolta nei drammatici fatti narrati (“a chi ho sempre avuto e sempre mi ha avuto”), è impostato come un documentario nudo e crudo: primi piani di 10 nonne dell’associazione, tra cui la ben nota Estela de Carlotto, tutte grandissime donne, dallo sguardo intenso, triste o addirittura a tratti scanzonato, riprese tra dolci ricordi d’infanzia e resoconti drammatici e toccanti degli eventi più dolorosi connessi alla scomparsa delle proprie figlie. Le riprese ricordano allo spettatore italiano il format di grande successo e impatto di Zavoli de La Notte della Repubblica, andato in onda alla fine degli anni ’80; bravissimo il regista a scegliere la sequenza delle domande e a mettere a proprio agio anche le testimoni più addolorate o timide; splendide le luci e geniale la trovata dei rumori fuori campo a sottolineare i racconti (tra cui anche drammatiche sequenze sonore di sirene, urla e spari). Per non dimenticare e per urlare tutti insieme il motto coniato proprio dalle Abuelas: Nunca más (mai più)! A chi vuole approfondire la storia dei desaparecidos consigliamo un altro film di Bechis, “Garage Olimpo”, e il libro “Le irregolari” di Massimo Carlotto.
Articolo del
15/10/2022 -
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