Presentato alla Festa del cinema di Roma, in concorso nella sezione “Panorama Italia” della rassegna parallela intitolata “Alice nella città”, il film di Chiantini, con la cantante Emma Marrone protagonista, è sorprendentemente seducente.Con un susseguirsi quasi ininterrotto di primi piani e con i dialoghi dei personaggi ridotti all’essenziale, il film racconta la storia di Teresa, giovane madre che vive di espedienti in una delle tante periferie del nostro paese, la cui vita già precaria si spezza un giorno allorché non esiterà a difendere con la violenza il figlio e il marito sbandato. Il paradosso di una vita che ti tratta sempre e comunque male, anche quando istintivamente cerchi solo di proteggere chi ti è più caro e poi di riconquistarne la fiducia e l’affetto dopo lunghissimi anni di separazione, è espresso nella contraddizione tra il titolo del film, Il ritorno, e la scena finale, una dolorosa partenza. Il regista, al suo sesto lungometraggio e con una esperienza di fiction alle spalle, è anche autore del film e scrive una storia pulita ed essenziale, affidata alla suggestione delle immagini riprese quasi totalmente con camera a mano. Emma Marrone, che debutta come attrice protagonista dopo alcune prove attoriali di più corto respiro, è bravissima e intensa: ogni suo primo piano è una storia a sé, le movenze azzeccate della cantante ora attrice danno spessore al personaggio e trasmettono emotività, le leggere screziature attoriali in alcune sequenze – soprattutto “parlate” – non tolgono assolutamente nulla a una prova sicuramente di livello. Le sequenze mute di Teresa in ascensore, che viaggia sul tram o che cammina per le strade desolate di periferia, accompagnate solo da una intensa musica di sottofondo, restano impresse così come l’intensità della scena finale. Spesso si rimprovera al cinema italiano uno sguardo claustrofobico, ristretto, con problemi, dialoghi e storie confinate al tinello di casa; la storia raccontata da Stefano Chiantini potrebbe prestarsi, per la sua semplicità, ad essere incasellata in quei confini, ma sarebbe un errore. Nella semplicità dello script, nella ripetizione a volte ossessiva di alcune sequenze, che potrebbero far storcere il naso a qualcuno, il film racconta in realtà tanto: la complessità dei sentimenti, anche tra madre e figlio, l’assenza di ogni nesso di causalità nel “diritto” alla felicità, la precarietà economica sempre più diffusa e la marginalità che accomuna i cosiddetti immigrati economici agli italiani, le conseguenze della distanza fisica e affettiva, la confusione tra buono e cattivo. Un film non facile, senza effetti speciali, ma apprezzabile. Insomma, speriamo il film venga distribuito al meglio e possa resistere in sala: anche in Italia abbiamo bisogno di registi, attori e film che raccontino in maniera non scontata storie intime ma anche sociali. Post scriptum: per chi è a Roma, Masterclass di Emma Marrone in programma mercoledì 19 ottobre, alle 16.00 all’Auditorium Conciliazione.
Articolo del
19/10/2022 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|