Il leader degli Afterhours è tornato a calcare i palchi italiani dopo la prima parte del suo intimate tour An Evening with Manuel Agnelli che si è concluso la scorsa primavera.
Accompagnato da Rodrigo D’Erasmo, violinista, polistrumentista e anche membro degli Afterhours dal 2008, formano un duo inedito e accattivante, capace di intrattenere il pubblico senza perdere mai il ritmo o il filo del discorso.
Che Manuel Agnelli faccia le cose per bene è risaputo, ma questo nuovo tour nei teatri, a metà tra rock, poesia e ottima musica è un onirico viaggio con svariate incursioni nel mondo reale.
Le location sono scelte con cura e a volte riservano piacevoli sorprese, come una data ad Asti, nel cuore del Piemonte, in uno dei più iconici locali della città: il Palco19 (Ex Teatro Politeama). Costruito agli inizi del ‘900 e adibito a circo (se si guarda in alto, sul soffitto affrescato, si possono vedere ancora i ganci nei quali era attaccato il trapezio), in seguito trasformato in teatro, con le sue due file di palchi, e poi in cinema e alla fine chiuso e relegato nel dimenticatoio. Grazie all’intuizione di due imprenditori astigiani, nel 2011 questo gioiello cittadino è stato riaperto e convertito alla musica live. Una location perfetta, con i suoi seicentocinquanta posti, le luci calde e la sensazione di assistere allo spettacolo dell’anno seduti comodi sul proprio divano di casa.
La serata si apre prepotentemente con la canzone Berlin, per ricordare anche il trentennale della caduta del Muro, e da subito Agnelli interagisce con il pubblico raccontando una delle sue avventure berlinesi, di quando per sbaglio, con un amico arrivò in treno fino a Berlino Est e furono entrambi interrogati dalla polizia perché scambiati per spie, prima di essere rispediti malamente in zona ovest. Quelle caotiche giornate a Berlino gli hanno ispirato molte canzoni, fra le quali Male di Miele, che è il secondo pezzo in scaletta e che gli affezionati definiscono la Smells Like Teen Spirit italiana. Dentro il teatro, l’acustica è perfetta, si può chiudere gli occhi e aprire le orecchie per assaporare ogni centimetro della graffiante voce di Manuel e lo stridere del violino che l’accompagna.
Se l’intenzione di Manuel Agnelli era di ritrovare una più intima comunicazione con il proprio pubblico, dopo le rigidità dei programmi X Factor e Ossigeno, o gli impegnativi tour con tutta la band, ci è riuscito a pieno, con uno spettacolo dal mood rilassato ma incalzante che non ha mancato di ironia e di temi importanti. Come l’aborto. “Io non sono capace di parlarne ma noi musicisti abbiamo la fortuna di poter parlare con le canzoni.” E cosi che introduce lo splendido pezzo Musa di Nessuno.
Manuel si racconta con il sarcasmo e la franchezza che lo contraddistinguono, passando dalle esperienze personali, ad esempio il rapporto con la figlia quattordicenne Emma, con la quale parla spesso di musica, a quelle artistiche, come la gavetta di 15 anni prima di arrivare all’album che cambiò le sorti della sua vita Hai paura del buio? (1997), agganciandosi a temi importanti quali il cambiamento, la rivoluzione, il sogno.
La rivoluzione è sempre un cambiamento, dice, un padre che muore, la ragazza che ti lascia, e poi c’è la rivoluzione pubblica, quella che si fa quando si crede in valori universali, continua, citando anche la serie TV 1994 e il periodo di Mani Pulite, che definisce una rivoluzione abortita, perché il sogno di un cambiamento non ce l’ha fatta a vincere. Quando è che i sogni diventano gabbie? Tutte le volte che combattiamo così tanto che alla fine ci dimentichiamo di che cosa stavamo sognando.
Su questi pensieri regala al pubblico potenti emozioni attraverso le canzoni Pelle, Padania e Costruire per distruggere. Sono pezzi che hanno contraddistinto la storia musicale degli Afterhours ma in questa sede sono completamente riarrangiate e veicolate al pubblico in versione acustica.
Sul palco alterna chitarra acustica, elettrica e pianoforte e l’intesa con il violino di Rodrigo d’Erasmo è totale. Agnelli rimane un musicista dall’energica vena rock, una creatura musicale con una personalità compatta che esprime sempre al massimo.
Gli strumenti parlano fra loro, il suono del violino è sublime, accostato al pianoforte o alla chitarra regala un range di emozioni che vanno dallo stile più classico sino a sfiorare l’heavy metal.
La voce di Manuel Agnelli, caldissima, roca ed espressiva si apre a volumi considerevoli ed è il collante che rende ogni attimo speciale, e ricorda che la massima espressione di un’emozione trova sempre nella musica live e non in un asettico CD.
Soprattutto quando presenta uno dei pezzi più significativi della band, Strategie, che eseguita live crea sempre un certo scompiglio fra il pubblico e l’atmosfera si surriscalda fino quasi a bruciare.
Sul palco si alternano successi consolidati e cover di un certo spessore come True Love Will Find You in the End di Daniel Johnston, che dedica alla figlia, o la meravigliosa Shadowplay dei Joy Division e ancora Lost in the Flood di Bruce Springsteen, per arrivare al cuore della musica italiana con la splendida versione di L’aquila di Lucio Battisti.
Un susseguirsi di emozioni che permettono di fondersi con la musica e cogliere l’attimo presente. Che riescono a sfiorare l’eccelso nel momento in cui Manuel legge sul palco la poesia La vipera convertita del romano Trilussa. Poco più tardi, parlando di rivoluzioni, anche uno spietato estratto delle dichiarazioni di Hermann Göring al processo di Norimberga; un riferimento preso da un recente passato ma diretto alla politica moderna.
Ospite speciale della serata l’astigiano Giovanni Succi, cantautore, musicista e reading performer. Con la sua voce profonda duetta con Manuel sul suo pezzo Melliflui e poi presenta un rap degli anni ‘90, ma gli anni novanta del 1200, sottolinea, divertito, Agnelli. Sì, perchè il cantautore ha messo in musica le barre del sommo poeta Dante e le sue Rime Petrose, sporcandole di rock and roll e il risultato è inaspetatto e fragoroso.
Lo spettacolo si avvia verso il finale con un commovente tributo a Nick Cave, attraverso la canzone Skeleton Tree, alcuni gloriosi pezzi degli Afterhours come Ballata per la mia piccola iena per concludersi con la splendida Ci sono molti modi.
Quasi tre ore dopo, sulla soglia della mezzanotte Manuel Agnelli saluta il pubblico e se ne va sullo scrosciare degli applausi, indossando cappello e cappotto e lasciando il palcoscenico a piccoli passi, come se davvero avesse trascorso una serata con un buon bicchiere di vino e qualche amico, a chiacchierare.
Le luci si accendono e trovarsi seduti in un teatro, a guardare le pesanti tende di velluto e la maestosità dei palchi, si prova la sensazione di avere esulato lo scorrere del tempo.
La notte è fredda, è calata la nebbia fuori, ma dentro, nei pressi del cuore, rimane l’eco della voce di uno dei più significativi performer della musica italiana e il suono di un violino rabbioso. La rivoluzione, la musica e il sogno.
Una speciale serata con Manuel Agnelli che sarà difficile da dimenticare.
Scaletta della serata
Berlin Male di Miele Musa di Nessuno Né pani né pesci La vipera convertita (poesia di Trilussa) Non voglio ritrovare il tuo nome
Pelle Costruire per distruggere
True Love Will Find You in the End cover di Daniel Johnston Shadowplay cover dei Joy Division Lost in the Flood cover di Bruce Springsteen
Strategie Lettura di Goering al Processo di Norimberga Padania Video Games cover di Lana Del Rey Non è per Sempre Skeleton Tree cover di Nick Cave
Bis The Long and Winding Road cover dei Beatles Ballata per la mia Piccola Iena L’aquila cover di Lucio Battisti L’odore della giacca di mio padre
Bis 2
Quello che non c’è Bye Bye Bombay Ci Sono Molti Modi
Articolo del
09/12/2019 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|