Due artisti abruzzesi dietro le liriche ed il suono di questo brano che oggi vi lasciamo ascoltare in assoluta anteprima. Sarà disponibile a partire dal 7 Novembre dentro i principali canali digitali. Nasce il progetto N.o.D.o. acronimo di 4 parole che vogliono raffigurare altro, fuga, evasione, distanza dalle normali regole e abitudini capitalistiche e di grande consumo. Nobody Outer Dervish Over. E poi “Il Nodo” è il bellissimo romanzo di Pieralberto Valli, distopico e ambientato dentro un futuro imminente di macchine automatiche e uomini tutti allineati… come canta anche il grande Paolo Benvegnù dentro il suo bellissimo disco “Dell’odio dell’innocenza”, altro riferimento stabile per l’ispirazione del brano. Sua la voce che troveremo nella seconda strofa. E poi il titolo: “Infinite Jest”. Il rimando a Wallace è ovvio ma più di ogni altra cosa, come vedremo, il bellissimo video ufficiale (a disposizione su YouTube da Martedì 8 Novembre) ne è una citazione diretta, in una codifica tutta personale. Insomma: un progetto ampio dentro cui navigare a vista.
Psichedelia e post rock incontrano la canzone d’autore. Scontro o incontro? Se fosse un incontro sarebbe tutto molto prevedibile e abitudinario. Lo scontro invece sembra essere una parola più opportuna. Dagli scontri nascono rivoluzioni, cose nuove… certamente è un discorso assai presuntuoso e non vogliamo cadere in simili distrazioni. Siamo però felici di averci provato, quale che sia il risultato finale quantomeno non ci siamo accomodati nel rispetto economico delle abitudini e del politicamente corretto.
Le parole spesso perdono di intelligibilità. Un mix decisamente basso per la voce… perché? Basso? Anzi, i cultori del genere pensano che la voce, soprattutto quella di Paolo, sia davvero troppo alta!!! Beh non dovrebbe stupire affatto. Il nuovo disco dei Verdena è praticamente incomprensibile sotto questo punto di vista (e non solo ahimè). E poi già Battisti con “Anima Latina” aveva sdoganato al grande pubblico qualcosa di simile… insomma, come a dire che non ci siamo inventati niente. È soltanto un modo di pensare alla voce: nella psichedelia la voce diviene uno strumento che viaggia parallelo al resto, anzi deve distendersi per condurre e colorare il suono. Il testo è importantissimo ovviamente, è il DNA della canzone (d’autore), ma qui nasce la prima sfida: se volete davvero capirlo potete farlo usando l’attenzione e leggendo. Cosa rara oggi… fuori dagli automatismi facili siamo tutti perduti, vero? Noi vogliamo credere di no…
Il video: un clip lenta di immagini lunghe e scene sospese. Sarà la Televisione a vincere? Non possiamo anticipare nulla. Il 7 sarà visibile in anteprima e poi da Martedì su YouTube. Però si: Wallace ha scritto un romanzo epocale di questo intrattenimento infinito che era una videocassetta. Noi abbiamo usato un televisore “antico” a tubo catodico. Drogati e rapiti dalla sua trasmissione che in realtà non esiste, è solo rumore. Allegoria di quello che succede oggi con i nostri smartphone. Siamo tutti rapiti. E poi tutti vogliamo finire li dentro, dentro la televisione, dentro le notizie, dentro la scena principale. Il video sarà un’altra bella sfida: una clip lentissima, scene lunghe e immobili contro ogni abitudine. Vediamo quanti resisteranno e andranno avanti dopo i primi secondi di immobilità… e anche qui non ci siamo inventati niente, sia chiaro!!!
Niente volti, niente nomi e niente social. Non esistete? Ma siamo sicuri che questa sia evoluzione? Cioè aver relegato l’esistenza ad un social network è futuro? È evoluzione? Aver di fronte un pubblico che non capisce e non codifica e non perché sia stupido ma semplicemente perché non ha più le capacità di star fermo a guardare con spirito critico qualcosa che va oltre le abitudini… è l’evoluzione? Non sappiamo cosa pensare sinceramente. Per rispondere alla tua domanda: non siamo in cerca di anonimato come scelta di “marketing”. Non ci interessano dinamiche di promozione, fotografie, non ci interessa legare al nostro suono il pregiudizio di chi siamo. Perché questo mondo vive molto di pregiudizi e dobbiamo averne a conto. Volete ascoltare “Infinite Jest”? Volete capirlo? Non avete bisogno di un social, di un nome, di un volto… ascoltate e guardate. Li dentro c’è tutto. Il resto non conta…
Paolo Benvegnù. Questo però è un nome che sfoggiate… Beh ovviamente. Per mille ragioni non ultima il pregio e l’onore di poterlo raccontare. Non solo sembra ma è contraddittorio… ma ahimè siamo costretti ad esserlo, lo dicevo prima… è il sistema sociale che ci impone di esserlo. Perché dicci: se invece di Benvegnù fosse stato un perfetto sconosciuto, ci avresti fatto questa domanda? Molti avrebbero alzato le antenne per la curiosità di sapere cosa bolliva in pentola? Avremmo trovato pubblicazioni vetrine e attenzioni senza troppa fatica? Direi proprio di no. Molti ci chiedono di Benvegnù ma pochi si soffermeranno su Danilo Florio, violinista pregiato e puntuale, distopico anche nel modo di concepire il suono del suo strumento classico. Insomma: non sono pregiudizi anche questi? Schiavi… siamo schiavi di tutto questo apparire. Questa è la verità… questo è “Infinite Jest”. Su tutto c’è un saggio che va letto prima di comprendere quel piccolo ricamo lirico che custodisce questa canzone: “Ascolta piccolo uomo” di Wilhelm Reich. Poi se volete ne riparliamo… La verità, che non è mediatica, che non è funzionale alla cronaca e al gossip, è che questo brano nasce in piena pandemia quando girava in casa “Dell’odio dell’innocenza”. Disco da avere assolutamente. Disco alto dentro cui ritrovarsi sembra inevitabile. Disco che pone di fronte un dubbio di esistenza. È stato inevitabile chiedere a Paolo Benvegnù di fare un tratto di strada assieme, sulla nostra piccola strada, poco asfaltata, molto dozzinale. Ed è così che il gioco che il suo nome fa nelle vetrine mediatiche è niente in confronto alla magia che si crea quando qualcosa risulta completa. E su tutto a Paolo come a Danilo come a tutti coloro che ci hanno letteralmente regalato il loro tempo noi dobbiamo un grazie che non ha etichette e non ha pregiudizi. Il tempo di ognuno ha un valore che prescinde dalle medaglie mediatiche che portiamo appese al colletto…
Il disco di N.O.D.O.? In cantiere? Assai prematuro pensarci. Il nostro intento è scrivere canzoni, realizzarle in totale libertà ripetendo quello scontro di cui sopra. Di sicuro avremo uno o più ospiti dentro ciascuna scrittura, questa vuol essere una sorta di “firma” del progetto… poi vediamo, magari un giorno avremo abbastanza canzoni per fare il nostro santo vinile. Ma per ora va bene così…
Articolo del
05/11/2022 -
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