"Edda" dal latino edo, significa produrre, diffondere, pubblicare scritti, svelare, “il proferire di un oracolo”. Non è un caso che questo pseudonimo si sia attaccato addosso al cantautore Stefano Rampoldi, oltre che ad essere il nome della madre dell’artista, che dopo l’album Fru Fru del 2019, fa il suo ritorno sulla scena musicale con l’album che sta portando in tour in tutta Italia: “Illusion”, (ɪˈluːʒ(ə)n), termine che in sanscrito significa illusione, ovvero quello che sta sulla superficie delle cose, il velo di Maya.
Nato dall’incontro, come lo definisce Edda karmico, con Gianni Maroccolo, che con la sua produzione è riuscito a vestire l’artista in questo album con un abito di pura magia, spiritualità e umanità. Un ritorno importante che vede la creazione di undici brani, come “Mio capitano”,“Alibaba”, “La croce viva”, “L’ignoranza”, “Signorina buonasera”, “Trema”, “Carlo Magno”, “Gurudeva”, “Lia”, “Mirai”, “Brown”, nei quali si sente subito una scrittura di altissimo spessore (sia a livello melodico/armonico, che di liriche), una vocalità unica e una bellissima chitarra. I testi sono visionari, ironici, dolci, spesso sembrano sconclusionati, ma in realtà celano un significato profondo e tagliente; la chitarra dilatata arriva dritta alle emozioni. Non passano indifferenti, anzi restano subito in testa, strofe e ritornelli di brani come “Mio capitano”, che ti arrivano addosso come un raggio di sole grazie all’armonia creata con quel “d-d-d-d-d-d-d” continuo e a falsetti caldi, o alla melodia e al testo di “Alibaba”, con quell’ironia verso un mondo falso buonista e ipocrita della canzone italiana al quale siamo stati abituati fin da piccoli, decostruendolo e svelandone la drammaticità e la volgarità di quei versi divenuti motti nel corso del tempo: “Io me ne andrò, dalla mamma tornerò”, “Fai di te ciò che non vuoi”, “Il muro si è sporcato, Gelato al cioccolato, Mi son sfogato”. Giri di chitarra morbidi in brani come “La croce viva” (che vede anche un cameo di Antonio Aiazzi e Andrea Pelosini) o “Lia”; forte il primo, dolce il secondo. Meravigliosi! Non mancano ritmo e figure penetranti in pezzi come “L’ignoranza”, “Carlo Magno” o “Signorina Buonasera”, con i quali si viaggia veramente in altri mondi. Come afferma lo stesso Edda, in molti brani utilizza spesso il femminile, anche quando parla in prima persona, rendendo a mio avviso alcune immagini forti più tenui, senza però cambiarne il senso, ma anzi facendole arrivare ancora più addosso all’ascoltatore. Non c’è un brano che manderesti avanti.
A tale proposito, sabato 5 novembre 2022 Edda si è esibito al Cinema Lumière e nel post concerto abbiamo avuto l’opportunità di incontrare il maestro Gianni Maroccolo, al quale abbiamo fatto alcune domande sul lavoro fatto insieme all’artista.
Il nuovo lavoro di Edda, “Illusion”, vede la tua produzione Gianni. Insieme avevate già lavorato durante il lockdown e tirato fuori anche la cover di “Sognando” di Don Backy. Devastante. Lo stesso Don Backy vi ha fatto i complimenti. Com’è ripresa questa collaborazione? Come vi siete riscelti per andare oltre le sessioni create insieme, verso la realizzazione di un intero album addirittura? Com’è stato vestire Edda con questi abiti? In realtà ci eravamo sfiorati a fine anni ’80 per poi ritrovarci diverse vite dopo. Era il 2018 quando chiesi a Stefano di collaborare al mio primo “Alone” e di scrivere una sorta di mantra a quattro mani. Ricordo che, in occasione della presentazione del disco, entrambi svaccati sul divano del camerino della Flog, iniziammo a scoprirci umanamente. Si decise che avremmo dovuto fare altro insieme e magari un giorno partecipare a Sanremo in coppia. Sono stati anni di esperienze condivise e di conoscenza reciproca, che ha creato un legame affettivo molto speciale e profondo. Non è stato complesso “vestire” Edda. Dentro di lui vive ciò che il disco narra.
Tra i crediti ho visto che anche Antonio Aiazzi c’ha messo lo zampino, presente nel brano “La croce viva”... com’è andata la stesura della melodia? Come vi siete trovati a lavorare tutti insieme e a chi è venuta l’idea? Le canzoni sono state composte tutte da Stefano, ad eccezione di “Lia” e de “La croce viva”, dove abbiamo creato insieme le musiche. Quindi< anche per “La croce viva”, siamo partiti dalla melodia e dal testo di Stefano. Alla fine della prima stesura del pezzo, Antonio ci ha donato il< suo cameo al pianoforte e Andrea Pelosini ha suonato la batteria. Illusion ha delle atmosfere più fluide nelle melodie rispetto anche ad album precedenti di Edda come “Fru Fru”, la chitarra è più dilatata...
C’è un motivo o qualche immagine particolare che vogliono richiamare o far affiorare nell’ascoltatore? Quando decidemmo che avrei prodotto il disco, Stefano mi disse che desiderava un disco asciutto, con pochi suoni e canzoni brevi. Gli chiesi di suonare le chitarre e di provare a sperimentare un po’ sulla sua voce. Stefano ha un talento vocale immenso e raro e io desideravo che nel disco questo aspetto fosse esaltato. La sua voce ha un grande potenziale interpretativo e timbrico su cui ci siamo concentrati molto. E credo che questo lavoro abbia reso il disco ancora più emozionale
Ci sono alcuni brani nell’album che tolgono davvero i veli dalle illusioni e dal finto buonismo al quale siamo abituati da tempo a vedere e ad ascoltare, ad esempio i versi di Alibaba... come se fossimo un po’ ingenui, un po’ “Cappuccetti rossi” che non si accorgono che la nonna in realtà è il lupo che se l’è mangiata. L’illusione, il velo secondo te dove sta e cosa ci sta sotto per Edda? Stefano non ha veli. La sua scrittura è vera, onesta. Lo mette a nudo e lo rende, se possibile, ancora più umano. In un mondo di illusioni lui rappresenta la cruda realtà che molti si ostinano a non volere vedere. A volte certe sue frasi possono apparire no-sense, ma in realtà non sono mai casuali, anche quando lui ti dice il contrario. Il suo percorso spirituale lo fortifica e lo illumina e non credo sia facile per lui ritrovarsi a vivere in un contesto che non ama e non accetta
“Edda” in Fru Fru è dedicata a sua mamma. Lia invece è dedicata a qualche altra figura speciale? Lia l’ha scritta qualche ora dopo che mia mamma (che si chiama Lia) ha lasciato questa vita terrena. È una canzone per mia madre e per tutte le mamme. Narra dei loro anni e di quel periodo dove, mentre noi figli cerchiamo di costruirci la nostra vita, quasi le dimentichiamo e poco sappiamo del loro vissuto. E poi, del vuoto/pieno immenso che ci lasciano
Impressioni a caldo sul live di ieri sera a Pisa? A me è garbato assai. (Anche a noi)
Hai un aneddoto in particolare che vorresti raccontare durante la produzione dell’album? Aneddoti ce ne sarebbero tanti... da scriverci un libro. Ma la costante è quel suo sminuire ciò che crea e lo sminuirsi come artista e persona che a me fa incazzare. Non vuole credere (o fa finta? mah...) che è una persona umanamente bella, oltre che un Artista davvero talentuoso e unico. La sua umiltà (in cui mi riconosco appieno) a volte diventa eccessiva e immotivata. Che ne sia convinto o meno, è bravissimo, dovrebbe farsene una ragione e godersela di più
Grazie mille per il tuo prezioso contributo Gianni, un buon lavoro e buona musica!
Articolo del
10/11/2022 -
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