È uscito per l’etichetta Filibusta Records il disco d’esordio del quintetto guidato da Chiara Orlando e Danielle Di Majo con la partecipazione di Zanisi al pianoforte e piano elettrico, Pietro Ciancaglini al contrabbasso e Alessandro Minetto alla batteria. L’album spazia tra i linguaggi dell’hard bop per poi passare ad atmosfere latin e Even Eights. Ecco il racconto che parte dalle due leader di questa formazione
Per cominciare l’intervista ci volete raccontare come è nato il disco? Il disco nasce dall'esigenza di voler mettere un piccolo tassello di quello che è il nostro percorso musicale oggi, frutto del nostro incontro sia umano sia musicale. Avevamo molta musica originale che volevamo concretizzare in un album e la maniera migliore di realizzarla era senz'altro quella di farla suonare da musicisti con una grandissima preparazione e identità jazzistica.
Quali sono state le vostre principali fonti d’ispirazione? Chiara: La mia più grande fonte di ispirazione è Tom Harrell come trombettista e come compositore. Il suo approccio compositivo mi ha ispirato sempre ed ho cercato di riportare questo "feeling" (naturalmente a modo mio) in questo nostro lavoro. Sicuramente anche Pietro Ciancaglini è per me un importantissimo punto di riferimento come musicista ed un fantastico compagno di vita. Inoltre tutto ciò che la vita di bello mi offre, come l'amicizia, la famiglia, il mio cane Ciko e la libertà di poter fare quello che più si desidera, infonde alla musica che faccio linfa vitale.
Danielle: I miei riferimenti più importanti sono Wayne Shorter, Cannonball Adderley in primis, la persona che ammiro e stimo musicalmente e che è la mia forte e continua fonte d’ispirazione è mio marito sassofonista Giancarlo Maurino.
Come collochereste questo album come genere, nell’ambito jazz? Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima necessariamente fare una premessa. Il jazz non è un contenitore o un ambito in cui diversi generi di musica possono confluire; a mio avviso è proprio questo il fraintendimento che porta ad una sempre crescente perdita di identità di questa musica. Al contrario, il jazz è un preciso genere musicale con una grande storia e tradizione che ha sempre fatto confluire al suo interno influenze diverse. Il jazz ha un sua connotazione precisa dal punto di vista melodico, armonico e ritmico ed è caratterizzato da un suo specifico linguaggio. Detto questo, il nostro lavoro, costituito interamente da "originals", aderisce pienamente a questo grande genere di musica, potrebbe definirsi un hard bop "moderno" nel quale la componente ritmica è varia (si alternano swing, latin, even 8ths), così come la componente armonica (si passa da brani con un impianto tonale definito ad altri dall'aspetto modale e atonale), in cui l'importanza e la centralità della melodia non viene mai meno.
In questo progetto con due leader, la fase compositiva è stata condivisa? La fase compositiva è stata interamente pensata da Chiara Orlando e Pietro Ciancaglini, ma la musica è stata composta pensando ad una formazione in quintetto con tromba e sassofono. Avevamo pensato quindi da subito a Danielle come co-leader, che ci ha ispirato molto nella fase compositiva. Le abbiamo anche dedicato un brano che porta il suo nome!
Come avete trovato l’equilibrio tra la fase compositiva e l’interpretazione? Abbiamo suonato tanto insieme i brani con Pietro al pianoforte, prima di provarli in quintetto. Abbiamo quindi avuto modo di rodare i brani e di stabilire un carattere originale per ognuno di questi, immaginando impasti sonori sempre diversi, con flauto e flicorno, o soprano, tromba con sordina harmon, contrabbasso con arco, piano elettrico, ecc. La fase interpretativa è subentrata durante le prove generali prima della registrazione e poi nella sessione di registrazione vera e propria.
Come hanno partecipato tutti i componenti del quintetto in fase di registrazione? La fase di registrazione è sempre un bel momento perché spesso nascono delle idee anche date dal caso, così ad esempio è nata la versione alternativa di "Nothing is in vain" con il flicorno. Inoltre la sezione ritmica (senza troppe indicazioni) ha creato delle situazioni sempre diverse in modo estemporaneo che hanno dato ai brani un carattere ancora più riconoscibile rispetto a quello pensato inizialmente. Gli elementi della band si sono tutti appassionati nella sessione di registrazione e il loro apporto è stato propositivo e determinante per l'ottima riuscita del lavoro.
Il progetto è un quintetto, pensate dal vivo di sperimentare anche formazioni diverse? Per il momento speriamo di poterlo portare in giro così, ma mai dire mai!
Per concludere avete qualche idea per il futuro che ci volete raccontare? Più che idea avremmo un consiglio da dare agli organizzatori dei festival e dei jazz club: date più fiducia e più spazio alle donne musiciste, ma soprattutto ai progetti di musica originale, insomma a chi dopo tanti sacrifici, studio e dedizione non molla ed ha ancora qualcosa da raccontare
(la foto è di Max De Dominicis)
Articolo del
03/11/2023 -
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