E’ l’autore di un libro divertente e acuto che tutti quelli che amano la musica, ma non solo, l’arte in generale dovrebbero leggere. E’ la storia favolosa di Franco Schipani un ragazzo del Bronx italiano (Roma, Centocelle) ma di origine calabrese capace di sognare e di farlo in grande che qui ci racconta la sua vita a New York dove lavora come produttore e giornalista presso la Rai International, tra sesso, droga e rock and roll tra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta ed è colui che incontrato ed intervistato TUTTI. Ma tutti davvero. Schipani è stato fondatore di «Rolling Stone Edizione Italiana»; frequentava lo Studio 54 e il CBGB’s. A NY intervista da Lou Reed, a Frank Zappa, i Pink Floyd e John Belushi tanto per citarne alcuni, ed è stato colui che ha fatto conoscere la musica italiana in America: Pino Daniele, Renzo Arbore, Lucio Dalla.
Perché hai scritto il libro “Senza vizi è una vita di merda”… Innanzi tutto perché non avevo un cazzo da fare: era scoppiato il Covid ed eravamo tutti ai domiciliari. E poi ho letto, ascoltato e visto tante interviste di millantatori che raccontavano delle loro avventure newyorkesi degli Anni ’70, ’80 e ’90. Gente mai vista, che si è fatta un suo film mai andato in distribuzione.
Come sei riuscito a diventare un protagonista della scena musicale americana di quell’ irripetibile, magico periodo? Alla fine degli Anni ’70 in Italia avevo già fatto tutto: scritto su riviste musicali, DJ in radio, prodotto dischi ed organizzato concerti. Ma volevo imparare a fare la televisione e New York era il futuro. Sono partito con un biglietto di sola andata, i soldi nei calzini ed una Olivetti. Sono arrivato nel posto giusto al momento giusto. In Italia ero considerato un ragazzo, in USA venivo trattato da adulto a tutti gli effetti. E come tale mi dovevo comportare, rispettando due regole ben precise e non scritte dello showbusiness: non arrivare in ritardo agli appuntamenti e promettere solo cose che puoi mantenere. Dopo un anno avevo già prodotto il documentario “Woodstock: dieci anni dopo”, avevo un mio programma di musica su Warner Cable TV ed ero co editore e corrispondente da New York di Rolling Stone Edizione Italiana. Ero anche di casa al CBGB’s ed al Mudd Club, allo Studio 54 ed al Ritz, e nei miei Giri della Morte notturni avevo stretto amicizia con Rockstar, managers e top executives delle case discografiche. Ma anche con attori e registi di fama mondiale, pittori e scultori, e tanti altri protagonisti di un mondo pieno di lucida follia creativa.
Era davvero una una vita di merda senza le droghe? Di droghe ne ho fatte tante, tranne crack e pere di eroina. Ma non sono mai stato un tossico dipendente. Quando sei al centro di una macchina che macina miliardi di dollari certe cose le devi sapere gestire. Se hai l’impressione che ti stiano fuggendo di mano lascia perdere, subito. All’ inizio le prendi per stare “meglio”, ma se poi le devi prendere per non stare male diventano un problema serio. Credetemi: le droghe, a lungo andare, sono una gran rottura di cazzo. Nella New York di quel periodo comunque, le droghe erano il mezzo, non il fine: c’era di tutto e per tutti, complicarsi la vita non ne valeva veramente la pena.
L’artista che umanamente ti è rimasto nel cuore? Degli italiani Pino Daniele. Ho appena finito di scrivere un libro insieme a Joe Lodato, il manager americano che lo ha portato al successo. Si intitola “Pino Daniele: la storia mai raccontata”. Il 4 Gennaio 2025 sarà il decimo anniversario della sua scomparsa e vogliamo ricordarlo con un pezzo della sua vita mai raccontato prima. E poi sicuramente Renzo Arbore, al quale devo tutto e sono legatissimo: se faccio questo mestiere è colpa sua. Tra gli americani Lou Reed e Jaco Pastorius: come e perché lo spiego nel libro “Senza vizi è una vita di merda”.
Avevi come tutti i tuoi sogni da bambino? E chi era il tuo faro musicale? “…..Dopo nove mesi nella pancia di mia madre, Mena, ho fatto la prima figura di merda, anche se per fortuna il pubblico era di parenti stretti, dato che si partoriva in casa. Dalla pancia di mamma sono uscito di un colore bluastro, inquietante. Avevo problemi, respiravo male, rantolavo: appena unito al gran coro del mondo, io già steccavo. Mia nonna Ermelinda, infermiera, ha preso in mano la situazione. Ero il primo nipote maschio, futuro dottore. Quindi ha deciso per una siringa «o la va o la spacca». O sopravvivevo o me ne andavo col botto. In quel momento mamma Mena mi ha affidato a Dio: «Signore, se me lo salvi mi prendo cura di uno dei tuoi figli meno fortunati», ha sussurrato, baciando il rosario. Il Signore ha certamente annuito e sorriso bonariamente, visto che sono qui a scrivere. Le conseguenze del siringone Ermelinda si sono rivelate comunque terribili. Per i primi due anni di vita scambiavo la notte col giorno. Con la luce dormivo e con il buio rompevo le palle a tutto il condominio. Così, dopo i primi entusiasmi per la mia nascita, mio padre Vincenzino ne ha avuto abbastanza. Ha costruito una piccola radio AM in una scatola di scarpe e l’ha piazzata sotto la culla collegandola a un minuscolo auricolare. La notte ascoltavo musica classica; di giorno, stanco, smettevo di frignare. Quando avevo quasi tre anni, mia madre ha mantenuto la promessa al suo buon Dio, prendendo a pensione un pro- fessore di lettere non vedente, perennemente incazzato con la vita. Fumava due pacchetti di pestifere sigarette Sax al giorno e bestemmiava continuamente tutti i santi del paradiso, in ordine cronologico e alfabetico. Mia madre lo sentiva, si faceva tre segni della croce e intercedeva presso l’Altissimo. L’unica gioia del professore era ascoltare musica classica, e le opere in particolare. In camera aveva un mobiletto in radica marrone scuro con ripiani a scomparsa per il bar e il giradischi. Di lato, due teche per i 78 giri. Io gli tenevo compagnia. «Cicciooooo», urlava il professore, «vieni qui, subito». Lasciavo i miei giochi a metà e correvo di corsa da lui. «Prendimi la Cavalleria Rusticana», mi intimava. Ovviamente non sapevo leggere. Ma i ripetuti ascolti di quei tesori mi avevano abituato ad associare i suoni alle immagini. La Cavalleria Rusticana, per esempio: facce da sgherri, donne velate con espressioni preoccupate. Potevo sbagliare tra lato A e B, ma il disco lo indovinavo sempre. Ero già un deejay. Da teenager amavo i Rokes e l’ Equipe 84. Poi i Led Zeppelin, Yes ed i Pink Floyd.
Visto l’enorme successo di questo libro, hai pensato di farne uno spettacolo teatrale o un docufilm? Io vorrei esserci dentro Quando sono andato in giro per l’ Italia a presentare il libro mi sono divertito un casino, specialmente nelle location non istituzionali. E ho visto che anche che la gente si sganasciava dalle risate. Quindi si, l’dea dello spettacolo teatrale c’è, e l’ho sviluppata con dei complici “diversamente creativi”. Prometto di inviarti uno script appena è pronto: vediamo se te la senti !
Come vedi l’America di oggi? Nella merda più totale. Trump l’ho visto in giro per New York per decenni, quando era solo un cazzone che voleva divertirsi. E tale è rimasto. A lui ed ai suoi amichetti dobbiamo in gran parte la morte spirituale della Grande Mela: i sogni di pochi sono diventati più importanti di una intera comunità. A Biden non gli affiderei neanche il cane per portalo fuori a fare la pipì.
La donna più Rock della tua vita mi pare fosse tua mamma. E quali altre? Raffaella Carrà: una professionista pazzesca. Quando ho prodotto “Buonasera Raffaella” da New York, mi bastavano vedere le prove per capire con chi stavo lavorando: irripetibile. Ricordo anche con immenso piacere un paio di pomeriggi con Stevie Nicks e Joan Jett in California, e Madonna quando era ancora aspirante commessa da Fiorucci. Ma se devo dirla tutta, avrei dato non so che cosa per un fidanzamento veloce con Debbie Harry, che incontravo spesso al CBGB’s o al Mudd Club, ma mi metteva in soggezione. Cosa che non è riuscita neanche a Mick Jagger e John Belushi cazzo.
Un genio del cinema che avresti voluto incontrare e non è accaduto? Sicuramente Jerzy Kosinski, autore di “Presenze” dal quale è stato tratto il film “Being there” (“Oltre il giardino”, 1979), sceneggiato da lui stesso. Tanti altri, da John Belushi ad Alberto Sordi, li ho incontrati tutti.
Cosa ti manca di più di quel movimento culturale che era New York tra gli anni ’70 e gli anni ’90? “…Nella New York degli anni Ottanta mangiare non era una priorità. Certo, ogni tanto ci preparavamo qualcosa di speciale in casa, ma soprattutto perché le americane diventavano più soft dopo un piatto di spaghetti. A volte mangiavamo un cinese dalle parti di Bleecker Street, ma solo per stare in compagnia e non dover lavare piatti. Tutto qui. Comunque mangiare non era la principale preoccupazione delle nostre uscite notturne. Andavamo in cerca di Rock ed effetti collaterali, non di inutili ristoranti. Volevamo saziare vista, udito e immaginazione, non lo stomaco. Così mi sono meravigliato, e non poco, quando Robert Medici, batterista di Lou Reed e di altri mostri sacri dell’underground newyorkese, mio ex coinquilino, mi ha chiesto prima di uscire da casa sua, a Saint Mark Place, nell’East Village: «Hai fame?» «Al momento per niente», ho risposto. «Let’s Rock, my friend». Ci siamo avviati verso il Mudd Club di White Street, TriBeCa. Il club aveva aperto i battenti l’anno prima del mio arrivo a New York, nel 1978, con poco più di ventimila dollari di budget. In poco tempo era diventato la risposta di downtown allo Studio 54 uptown, grazie alla presenza di Allen Ginsberg e William Burroughs, che recitavano dal vivo poesie, alla musica di Debbie Harry, David Byrne, Nico, i B52’s, Lou Reed e tantissimi altri di questo calibro. Anche quelli del 54 avevano preso a migrare a sud di Canal Street. Aveva iniziato Andy Warhol, accompagnato da Grace Jones. Quando era arrivato pure David Bowie, i proprietari del locale avevano capito di avercela fatta. I bagni erano stati disegnati da Keith Hearing, e Jean- Michel Basquiat non mancava di farsi vedere almeno un paio di volte la settimana insieme alla sua ragazza, una ancora sconosciutissima Madonna. Con Robert, siamo capitati proprio in una di queste serate……” Capito cosa mi manca?
Articolo del
01/08/2024 -
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