Era da un po’ che la volevo intervistare ma lei, la ‘Divina’ come la definisco da anni è quasi sempre impossibile da rintracciare. Costantemente in giro per il mondo con i suoi spettacoli/performance/recital, o su qualche set cinematografico. Maria Letizia Gorga è una delle più affascinanti artiste del mondo dello spettacolo. Attrice, cantante, performer. A seguire leggerete dove la si potrà andare a vedere e le nostre due chiacchiere al telefono. Sarà dal 19 settembre al teatro Sala Umberto con Massimo Venturiello in ”Chicchignola” di Petrolini e con “Avec le temps Dalida” al teatro Puccini di Firenze il 23 gennaio 2025. Il suo viaggio su Mercedes Sosa dal titolo “Todo cambia” sarà ripreso in Liguria alla fine della prossima stagione. Ora sta andando in onda su Sky il film “Eravamo bambini”, di Marco Martani. a cui partecipa nel ruolo di Sinuzza. l'8 e il 9 ottobre sarà all'ex mattatoio di Testaccio a Roma con “Spores” ,un progetto europeo che la vedrà a fianco di altri artisti come Antonio Rezza, per la regia di Federica Altieri per il Roma Europa Festival.
Sei una delle grandissime attrici della scena teatrale italiana, e sei anche una grandissima interprete. Quando hai capito che questa sarebbe diventata la tua vita? Quando avevo 11 anni entrai in una compagnia di giovanissimi attori diretti da una doppiatrice per uno Shakespeare molto particolare, ma non pensavo di entrare professionalmente nel mondo dello spettacolo. Volevo fare il medico e m'iscrissi a quella facoltà. Poi un'occasione offerta da amici che avevano bisogno di una sostituzione lampo della protagonista in una commedia di Feydeau ha cambiato rapidamente le mie decisioni. Sono arrivate altre offerte di lavoro che mi hanno fatto capire che dovevo tentare. Per non deludere i miei genitori all'accademia di arte drammatica ho unito anche il corso di laurea in Lettere, Discipline dello spettacolo. E da lì un lungo viaggio d'amore, fatica e bellissime occasioni professionali.
Cosa ti attira di più nella scelta di un copione? La possibilità di confrontarmi con ruoli complessi, apparentemente lontani da me. Una buona storia da raccontare. E la scelta di una bella squadra con cui realizzarlo.
Hai interpretato e portato in giro per il mondo la storia di Dalida e di Mercedes Sosa. Due donne di immensa personalità. Quale delle due senti più affine a te? Sono entrambe due donne che hanno lasciato un segno profondo nella storia, affrontando con coraggio le sfide che si sono loro presentate. Hanno cantato la bellezza della diversità, il valore della poesia, combattendo contro le resistenze dei benpensanti e a volte anche del potere. In modo diverso hanno dato voce a ciò che era urgente dire e a chi non poteva dirlo. Mercedes per questo è stata anche esiliata dal suo paese dal regime dei colonnelli al comando in quei tempi in Argentina. Dalida invece ha fatto dell'emigrazione un modello d'internazionalità, cantando in lingue diverse e facendo conoscere molti generi musicali. Sono donne che hanno attraversato il loro tempo rimanendo fedeli a se stesse, varcando i confini geografici e avendo un riconoscimento mondiale assoluto, sacrificando un po' la propria vita privata scritta spesso su pagine di dolore. E' importante ricordare queste artiste perché la memoria è testimonianza e resilienza. Continuerò a farlo con i miei recital-concerti scritti e diretti da Pino Ammendola dal titolo "Avec le temps Dalida" in tour da oltre 20 anni e in programmazione al teatro Puccini di Firenze il 23 gennaio 2025 e "Todo cambia”, viaggio intimo con Mercedes Sosa a maggio in Liguria.
Sei anche docente di recitazione. So che ami molto i tuoi studenti. Come vedi questo nuovo panorama di giovani che si dedicano all’arte? Per fortuna non ci sono solo quelli i che vogliono fare gli influencer? Ho molta fiducia nelle nuove generazioni che stanno pagando un prezzo altissimo con un presente e un futuro incerti. Condivido con loro la passione e la fatica di questo lavoro, che per durare nel tempo, necessita di costanza, studio, aggiornamento in un allenamento quotidiano che coniughi il piano emozionale con quello tecnico. Quindi,rigore e passione, senza scorciatoie. Cito sempre ai miei allievi un verso di una poesia di Martha Medeiros:"Solo un'ardente pazienza porta al raggiungimento di una splendida felicità"
Ti piacerebbe fare un film da regista? E che storia sarebbe, drammatica o una commedia? Mi piacerebbe molto perché oggi l'immagine ha un impatto sempre più forte nell'evocazione narrativa. Anche a teatro si sente spesso l'urgenza di dialogo tra le varie arti per aprirsi ad un viaggio sensoriale più ampio. Mi piacerebbe raccontare il senso d'inadeguatezza a questo mondo da cui a volte, chi più chi meno, siamo pervasi e per cui ci sentiamo tutti un po' "dis-abili".
Prossimi impegni per questa nuova stagione? Il 19 settembre debutto al teatro Sala Umberto con la commedia di Petrolini "Chicchignola", diretta da Massimo Venturiello che ne è il protagonista. Con me in scena Franco Mannella, Carlotta Proietti e Claudia Portale. L'8 e il 9 ottobre sarò invece al Roma Europa festival, all'ex mattatoio di Testaccio con il progetto europeo "Spores" sull'intermedialità con artisti provenienti da aree tematiche e geografiche diverse, tra cui Eugenio Barba, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, e altri giovani performer, per la regia di Federica Altieri.
Come appeal e come attrice hai molto delle grandi comedienne francesi. Ti piacerebbe lavorare con un autore straniero? Certo, cerco sempre delle novità di autori contemporanei anche stranieri. L'anno scorso ho portato in scena il dramma francese "Mathilde"di Veronique Olmi con Maximilian Nisi e la regia di Daniele Falleri. Ma ho sempre cercato di confrontarmi con realtà europee che m'interessavano. Meravigliosa l'esperienza in Russia con il Maestro Anatolj Vassiliev con cui ho collaborato poi anche in Italia. O anche l'incontro con artisti tedeschi, danesi o albanesi con cui ho ultimamente dialogato. Oggi il mondo è più aperto all'arte dell'incontro.
Come vedi questa fine del divismo puramente cinematografico. Il cinema era ed è magia, perché anche tanta gente sconosciuta e personaggi tv o web salgono su quei tappeti rossi che fino a 3/5 anni fa appartenevano SOLO al cinema? E'una prova di democrazia che dà spazio a tutti, ma i veri divi poi sono quelli che attraversano per sempre il tappeto rosso del nostro immaginario e non come meteore vaganti. Il nostro è un lavoro che ha sempre a che fare con il tempo che viviamo, con la velocità di un consenso effimero che altrettanto velocemente può scomparire. L'unica cosa importante, come testimonia la favola di Sherazade, è avere una buona storia da raccontare e saperlo fare, al meglio dei nostri sogni.
Articolo del
16/09/2024 -
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