È nata e vive a Sabaudia, alle pendici del Circeo, terra sospesa tra storia e mito. Laureatasi in Lettere classiche, un dottorato internazionale in Studi umanistici tra Italia e Grecia, insegna Lettere al liceo e collabora stabilmente con l'università di Roma Tor Vergata come esperta di scrittura filmica. Giornalista e scrittrice, dopo aver studiato sceneggiatura cinematografica, si è sempre occupata di scrittura creativa, tenendo lezioni in atenei in Italia, Grecia, Stati Uniti. È autrice di testi teatrali, saggi, film e documentari premiati. La prima volta che vedi Donata Carelli, ti rendi conto di avere davanti una fantastica guerriera, intrisa di poesia, dolcezza e bellezza, e allora ti parte subito una voglia di parlare con lei. Ed io l’ho voluta incontrare di nuovo. "Io madre mai" è il suo terzo libro, edizioni Piemme.
Donata che cosa hai voluto raccontare di te con la tua ultima opera letteraria “IO MADRE MAI”? Ho obbedito a un istinto profondo, che andava contro l’innata riservatezza familiare. Sentivo di dovermi rivolgere a tutte quelle persone, uomini o donne, come lo ero stata io, che giungono ad un momento della vita in cui si sentono pressati, spinti dalla società a fare scelte per le quali avrebbero bisogno di maggior tempo o che già hanno risolto con esito diverso. Vi sono snodi nella propria esistenza che necessitano di una profonda riflessione e poi di consapevolezza e certamente scelte tanto importanti non possono essere prese per sottostare a luoghi comuni o, peggio, per compiacere le richieste di qualcun altro. Mi riferisco alla maternità, alla paternità ma non solo, anche a tutte quelle scelte che coinvolgono la coscienza e la nostra sfera personale durante il percorso di una vita. “Io madre mai” però è un romanzo autobiografico che ripercorre le avventure di una “zingle” (una zitella single) e che non vuole imporre alcun punto di vista o dare facili soluzioni ma semplicemente offrire un’esperienza, quella della protagonista che procede per tentativi, sbaglia, si rialza e prosegue, in modo tenace.
Tu poi madre lo sei diventata. Secondo te come vivono oggi le donne la maternità? E’ cambiato qualcosa da quando le mamme ci vedevano come “zingle”? Oggi fare un figlio è ancora visto dalla società come una meta imprescindibile, un punto di arrivo che, nel caso in cui non venga raggiunto, apre una questione di difficoltà nel riconoscere a pieno la figura dell’uomo ma ancor più della donna nella sua completezza. Se ne parla molto di più oggi, è vero, tuttavia io, che insegno nella fascia di età degli adolescenti, mi accorgo che il problema della consapevolezza resta aperto, i dubbi aumentano e, purtroppo, le politiche dedicate alla natalità non sono minimamente al passo coi tempi, sono ancora inadeguate, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione professionale delle donne. Non lo dico certo io ma i dati sconfortanti sull’abbandono della professione da parte di tante, troppe donne che, una volta partorito, non riescono a far fronte agli impegni professionali. Maria Latella ha detto che “Io madre mai” a tratti ha la forma del saggio ma resta principalmente un romanzo, fatto di ostacoli, inciampi e improvvise gioie, con un’alternanza tra pagine riflessive, drammatiche, leggere e comiche che riflette la mia idea della vita, una sorta di giostra sulla quale bisogna imparare a stare e a ‘giocare’, senza soffrire di vertigini. La vita infatti è spesso molto più coraggiosa di noi.
Tu hai scritto anche sceneggiature. Ti piace il lavoro della scrittura cinematografica e hai conosciuto di persona Ugo Pirro? Ho avuto la grande fortuna di conoscere questo Maestro ruvido all’apparenza e di una profondità e delicatezza disarmanti per chi ha potuto godere della sua amicizia. Mi ha insegnato a osservare la realtà cogliendone soprattutto la leggerezza nascosta anche nei momenti più drammatici. Mi ha inoculato la spensieratezza di un certo cinema francese e la tragicità dei grandi romanzi russi. Diceva spesso che non c’era nulla di più comico che iniziare un film con un funerale. E’ stata una grande lezione di vita averlo come Maestro e a lui ho dedicato la monografia “Ugo Pirro. La scrittura del conflitto” (UniversItalia)
Ti piace molto la musica. Che cosa hai ascoltato durante il periodo che scrivevi “Io Madre Mai?” Curiosamente, durante la scrittura, sono stata catturata da un motivo che non conoscevo prima ma che, di fatto, è diventata la colonna sonora del romanzo, mi riferisco alla canzone “Estate” di Bruno Martino che nel refrain ripete “Odio l’estate”. L’ho pensato anche io quando ero nella spirale di un amore sbagliato ed era un’aberrazione, io adoro l’estate! Ma poi tra le pagine sono presenti tanti altri motivi musicali perché, lo dico anche nel titolo di un capitolo, sono convinta ironicamente che Dio sia il più grande dj. In che senso? Provate ad ascoltare, mentre siete annegati nel traffico con la vostra macchina sotto una pioggia scrosciante, la canzone che c’è alla radio e guardatevi intorno: è sempre la colonna sonora perfetta per quel momento. Vi accorgerete che il semaforo lampeggia a tempo, una signora corre in modo ritmato coprendosi la testa col giornale, due giovani che si baciano seduti su una Vespa parcheggiata. Si, Dio è il più grande dj.
Il tuo prossimo libro? Romanzo, saggio? E’ un romanzo di finzione, racconta di un ragazzo che gioca a rugby e che fa i salti mortali per arrivare alla fine del mese. Un giorno vede in riva al mare un uomo sulla battigia che pare morto. Ma morto non è… Avrebbe dovuto essere un film ma prima ha riempito i miei sogni e ora queste nuove pagine. Si intitolerà “Cambierà”.
Articolo del
23/09/2024 -
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