Angelo Branduardi è sempre stato un outsider, una figura così particolare della musica d'autore italiana che non ha mai assomigliato a nessuno e nessuno ha mai cercato di imitarlo.
Un personaggio magico capace di incantare con le sue storie e con le sue sonorità, capace di passare dalle poesie di Yeats a San Francesco, da Santa Ildegarda alle poesie d'amore di tutto il mondo e di tutte le epoche. Fabio Zuffanti noto critico musicale e sopraffino musicista prog-rock ha deciso di raccontarci Branduardi nel dettaglio, visto che il libro è il frutto di oltre venti ore di intervista con il maestro. La narrazione è stata così intensa che si è deciso di farla diventare un'autobiografia trascinante e completa. Leggendo il volume è interessante conoscere l'infanzia umile e felice, il trasferimento a Genova, l'amore per la musica iniziato con il pianoforte e poi la scelta del violino studiato al conservatorio con ottimi risultati (diploma a quindici anni), l'incontro all'istituto tecnico con il poeta e saggista Franco Fortini che ha formato la sua adolescenza, mi sembra doveroso ricordare che "Il funerale" è una rielaborazione di una poesia funebre rumena contenuta in "Foglio di via" e che alcuni versi di "Domenica e lunedì" sono presi da un pizzino che Fortini lasciò sul suo banco.
Poi arrivano le lezioni di filosofia, il sessantotto, l'amore per la poesia e la folgorazione per Esenin dalla quale nasce la prima canzone che diventa subito un manifesto: "Confessioni di un malandrino". Nasce il sodalizio con il chitarrista Maurizio Fabrizio e con la futura moglie Luisa, nel frattempo c'è la prima delusione discografica con la Rca per un disco non uscito. Sono anni che Branduardi gira l'Italia suonando in situazioni ancora precarie, ma nel 1974 finalmente il primo disco con la collaborazione di Paul Buckmaster (David Bowie, Elton John), seguito da dischi che sono dei veri e propri capolavori come "La luna", "Alla fiera dell'Est", "La pulce d'acqua" e "Cogli la prima mela" con tournèe trionfali, lunghe, energiche e faticose (anche all'estero) caratterizzate da palchi immensi, coreografie, colori e tanti ospiti.
Branduardi poi cercherà una dimensione più raccolta con i dischi che usciranno, tour meno massacranti e l'esperienza cinematografica con alcune colonne sonore tra cui ricordiamo "State boni se potete", "Momo" e "Secondo Ponzio Pilato". Tra gli anno novanta e i duemila escono dischi interessanti come "Si può fare", "Domenica e lunedì", "Il dito e la luna" , le ricerche per "Futuro Antico" (ben otto dischi dedicati alla scoperta di musiche medioevali sacre e profane), il grande successo de "L'infinitamente piccolo" sulla storia di San Francesco, sino ad arrivare ai nostri giorni. Paricolarmente significativi i capitoli dedicati al caro amico Giorgio Faletti con il quale ha scritto ottime canzoni e al maestro Ennio Morricone che lo volle al suo fianco per alcuni importanti concerti. La forza di questo libro oltre a rendere omaggio al grande musicista e alla sua cultura, è quella di valorizzare il Branduardi uomo che si mette a nudo e ci confida di cose particolarmente delicate.
Forte e commovente è il capitolo in cui racconta della sua depressione, che definisce il sole oscuro, dove scava nel profondo della sua anima, senza cadere mai nella retorica. Il libro contiene una prefazione scritta da Stefano Bollani, una bella galleria fotografica e una dettagliata discografia/videografia/bibliografia curata da Laura Gangemi che è il cuore e la responsabile del fan club ufficiale "La locanda del Malandrino" ( una grande famiglia di appassionati che nei concerti li potete riconoscere dalla loro mitica t-shirt rossa). Grazie ad Angelo Branduardi per le emozioni che ancora ci dona e a Fabio Zuffanti che con classe ce lo ha restituito in tutte le sue sfaccettature.
Un volume necessario che tutti i branduardiani dovrebbero avere e custodire gelosamente.
Articolo del
05/07/2022 -
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