Se c’è un’esperta italiana del sound di Seattle, è di sicuro Valeria Sgarella, autrice di volumi sul città e movimenti grunge in generale, Andy Wood (lo sfortunato frontman dei Mother Love Bone) e la Sub Pop, oltre che di questa bella biografia dei Soundgarden.
Biografia che, come avverte l’autrice stessa, “non è per completisti, né per lettori alla ricerca di tecnicismi che riguardano la loro musica”, ma che “cerca di spiegare innanzitutto perché i Soundgarden fossero una band di Seattle, e di nessun’altra città”.
Sgarella fa immergere i lettori nel clima che si respirava tra anni ’80 e ’90 nella città smeraldo, quando prese corpo quello che sarebbe poi divenuto noto al mondo come grunge: più che un movimento con caratteristiche stilistiche ben definite, uno stato d’animo, direi.
Nonostante le scuse di Sgarella circa il suo supposto divagare, il volume è invece perfettamente a fuoco: inserisce la storia dei Soundgarden in un contesto, lasciando spazio a band come Nirvana, Alice in Chains, Pearl Jam, Screaming Trees, Mudhoney e personaggi come Bruce Pavitt, Jonathan Poneman (i fondatori della Sub Pop) e Susan Silver (moglie di Chris Cornell, ma soprattutto manager di Soundgarden, Alice in Chains e Screaming Trees), ma senza mai perdere di vista la band principale.
Tutto è a fuoco e contestualizzato; non un particolare è fuori luogo; non un aneddoto è mero gossip, tutto è funzionale al disegno complessivo che cerca di raccontare (e spiegare raccontando) perché i Soundgarden sono stati i Soundgarden, come band, come singoli musicisti e singole persone, con le loro peculiari caratteristiche.
Il racconto inizia dalla (quasi) fine, cioè la reunion del 2010; volutamente Sgarella sorvola sulla morte di Cornell, perché - giustamente - lui “non è la sua morte. I Soundgarden non sono la sua assenza”. E quindi, dopo il prologo, inizia la narrazione di un dramma in tre atti: “1981-1988. Sub Pop Rock City”; “1989-1992. A noi, music business!”; “1993-1997. Il prezzo da pagare”. Delle carriere soliste o con altre band, dopo lo scioglimento dei Soundagerden, Sgarella giustamente e coerentemente non parla.
Ma la ricostruzione di ascesa, successo e caduta della band è precisa, ne restituisce clima, essenza e significato. Ma soprattutto è corroborata, cosa rara per un libro italiano, sia da interviste ai protagonisti effettuate appositamente per quest’opera, sia dalla volontà di Sgarella di immergersi personalmente negli ultimi scampoli della Seattle che fu: e per questo l’autrice si è tornata a Seattle per vivere per un periodo nei quartieri dove vissero i giovani Soundagarden. Il risultato, grazie anche a uno stile gradevole e spigliato, è una signora biografia che consiglio a tutti i fans della band.
Articolo del
04/07/2024 -
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