(foto di Rebekka Fagnani)
L’estate 2022, in Italia, è all’insegna della grande musica internazionale. Elton John, Gorillaz, Guns N' Roses, Lorde, Muse, Placebo, Rolling Stones, Skunk Anansie, Sting sono solo alcuni dei nomi che, esibendosi nel Bel Paese, hanno ridato credibilità all’Italia come patria della musica.
Tra questi, il 20 luglio ho avuto il piacere di assistere al live di Stromae all’Ippodromo Snai San Siro di Milano, coronando un piccolo sogno. L’artista belga si è esibito in occasione del Milano Summer Festival ed è stato introdotto da Rhove e Margherita Vicario, che hanno avuto il compito di intrattenere il pubblico, provato dalle torride temperature estive milanesi e impaziente di ascoltare il Maestro. Sì perché Stromae è l’anagramma, in verlan (un gergo giovanile francese, che consiste nel parlare e scrivere invertendo le sillabe delle parole), di Maestro. Ed è il nome d’arte di Paul Van Haver, nato il 12 marzo 1983 a Bruxelles da una madre fiamminga e un padre ruandese che non l’ha mai riconosciuto, morto durante il genocidio che ha colpito questo popolo nel 1994. È esploso nel 2010 con il singolo Alors On Danse, contenuto nell’album d’esordio Cheese, seguito, nel 2013, da Racine Carrée. Dopo una pausa artistica di nove anni, nel marzo 2022 è uscito Multitude, il suo ultimo lavoro discografico. Stromae è un artista a 360°: cantante, musicista, produttore (nel 2010 ha creato l’etichetta Mosaert, anagramma di Stromae) performer, stilista (insieme alla designer, nonché moglie, Coralie Barbier ha dato vita a una collezione di abiti). Mischiando chanson française, rap, elettronica e world music è capace di riempire le sale da concerto e conquistare le piste da ballo.
A Milano, il Maestro non ha offerto solo un’ora e mezza di musica, ma un viaggio terreno e, al tempo stesso, futurista. Alle 21:31 sullo schermo del palco viene proiettato un video. Nel laboratorio di una casa domotica in mezzo al deserto l’avatar di Stromae, vestito da scienziato, dirige una serie di braccia robotiche alle quali fa realizzare il palco e, senza successo, suonare il pianoforte. Dismesse le vesti di scienziato, l’avatar si mostra con gli abiti di scena: capelli raccolti in due chignon, camicia bianca con volant, cravatta e pantaloni abbinati, che, nel corso del live, diventeranno rosa antico, neri e acquamarina nei diversi cambi d’abito. Si spengono le luci, sul palco i quattro musicisti internazionali che accompagnano Stromae (Florian Rossi, Simon Le Saint, Mànoli Avgoustinatos, Yoshio Masuda) raggiungono le loro postazioni (delle specie di navicelle spaziali che ricordano l’impostazione scenica dei concerti dei Kraftwerk) e, finalmente, arriva il Maestro.
La prima canzone in scaletta è Invaincu, prima traccia del suo ultimo album. Da subito le intenzioni di Stromae vengono dichiarate in questa sorta di inno alla vita che recita “T'as plus de victoires que d'défaites/Hai più vittorie che sconfitte”. Ancora una traccia, Fils de joie, dal suo ultimo lavoro discografico, accompagnata da un video in cui migliaia di soldati di nazionalità diverse marciano e danzano mentre in mano, al posto di un’arma, hanno un ombrello, prima di vivere il primo momento collettivo della serata. Stromae saluta il pubblico in italiano, che, entusiasta, lo esorta a parlare in francese piuttosto che in inglese. La musica di Tous les mêmes parte e la straordinaria mimica di Stromae diventa protagonista. Canta, balla, attraversa il palco da un lato all’altro, camminando ricurvo e poi sfilando. Questo successo tratto dal secondo album, che gioca sui luoghi comuni legati all’identità di genere, coinvolge il pubblico, pronto a lasciarsi andare. Il concerto continua con due brani che parlano di relazioni, tratti dall’ultimo album. La scanzonata Mon amour è accompagnata da un video che mostra l’avatar di Stromae e la sua ragazza mentre passeggiano.
Durante l’esecuzione di La solassitude, una canzone che descrive gli stati d’animo che si provano quando si è single (solitude) e quando si è in coppia (lassitude), il pubblico accompagna Stromae facendo ondeggiare le mani. Si torna al secondo album con Quand c’est ?, il brano più evocativo della serata nel quale il talento di Stromae si esprime appieno, sia nella vocalità che nell’interpretazione catartica. Il maxischermo si smonta in una serie di pannelli mobili collegati a delle braccia robotiche, sui quali vengono proiettate immagini astratte in bianco e nero. È il turno del dittico Mauvaise journée/Bonne journée, entrambe dell’ultimo album, che parlano degli alti e bassi della vita. In Mauvaise journée Il cantante e il suo avatar proiettato sul maxischermo cantano seduti su una poltrona con le rotelle, camminare costa troppo fatica, sono tristi e rassegnati. In Bonne journée, invece, su quella poltrona ci salgono, saltano, mentre guardano alla vita in modo fiducioso. Il brano si conclude con una parte musicale in cui Stromae invita il pubblico a saltare.
Sul palco arriva un cagnolino automa che consegna a Stromae una giacca simile a quella indossata nel video di Papaoutai (Papa où t’es, papà dove sei, un altro gioco di parole), hit del 2013. Stromae trasforma il tema autobiografico di questo brano (la sofferenza e la rabbia di un figlio abbandonato da suo padre) da personale a collettivo. A un argomento delicato e importante vengono contrapposti ritmi vivaci e musiche che fanno saltare tutto il pubblico, mentre la polvere dell’Ippodromo comincia ad alzarsi. Stromae si mette in ascolto del pubblico che canta tutte le parole e, dopo aver ballato girandosi e rigirandosi su sé stesso, conclude l’esibizione immobile, trasformandosi nel papà-manichino protagonista del videoclip ufficiale del brano.
L’atmosfera da dance floor continua con Ta fête, prima traccia dell’album Racine Carrée, durante la quale i pannelli mobili del palco si trasformano in fari che proiettano delle luci su Stromae e i suoi musicisti. Ritmi orientali, immagini di finestre che fanno intravedere cosa accade nelle abitazioni di diverse coppie e famiglie accompagnano Pas vraiment, canzone estratta dall’ultimo album. Arriviamo così a un altro momento atteso e pieno di pathos. Una linea di schermi rientra nel palco mentre l’altra resta sospesa sulle teste dei musicisti. La camicia con volant di Stromae è aperta e stropicciata e lui comincia a vagabondare sul palco, si piega su sé stesso, si trascina come un ubriaco. In Formidable, una chanson française attualizzata tratta da Racine carrée, Stromae è un uomo dal cuore spezzato, appena tornato single. Si tratta di un monologo ad alta voce nel quale l’artista dice la cruda verità riguardo i pregiudizi e l’ipocrisia che caratterizzano la nostra società. In Riez, canzone dell’ultimo album, tornano i ritmi orientali sui quali Stromae danza con grande eleganza.
Segue L’enfer, il singolo che, insieme a Santé, ha lanciato l’ultimo album. Una canzone drammatica, introspettiva, profondamente vera in cui a mettersi a nudo non è solo Stromae ma anche Paul. L’artista canta l’inferno presente nella sua testa, la solitudine, i pensieri suicidi che a volte lo attanagliano, senza vergogna e con profonda umanità, rassicurando chi si trova nella stessa situazione perché non è solo. I pannelli mobili dello schermo si chiudono e si aprono mostrando immagini di esplosioni, temporali e vortici. Pur restando seduto su uno sgabello bianco, bastano la presenza e la voce di Stromae per offrire una delle interpretazioni più intense della serata. Si cambia registro con C’est que du bonheur. Perché Stromae è un artista capace di cantare “J'ai parfois eu des pensées suicidaires Et j'en suis peu fier/A volte ho avuto pensieri suicidi E ne sono poco fiero” e, cinque minuti dopo, “Tu verras, c'est qu'du bonheur. Tu verras, c'est d'la joie/Vedrai, è solo felicità. Vedrai, è gioia” senza perdere credibilità. Uno Stromae emozionato e orgoglioso racconta di aver ricevuto dalla sua sposa il regalo di due bambini, ai quali è dedicata questa canzone.
Alle sue spalle, su cinque pannelli mobili dello schermo, cinque avatar rappresentano le fasi della vita: infanzia, giovinezza, età adulta, maturità, vecchiaia. Il penultimo brano in scaletta, Santé, è introdotto da un video in cui lo spiritoso avatar di Stromae ritorna sul maxischermo con un tutorial, mostrando al pubblico i passi da fare per ballare durante l’esecuzione di questo pezzo. Stromae dedica un brindisi a “Ceux qui ne célèbrent pas/Quelli che non festeggiano” in questa canzone-tributo alle persone che svolgono i lavori più umili, che solitamente restano nell’ombra e non vengono celebrate abbastanza. Il clima gioioso non vuole abbandonare gli spettatori che attendono il gran finale. “Milano, voulez-vous danser? Alors On Danse!”. Sullo schermo l’avatar di uno Stromae per come appariva all’inizio della sua carriera, in camicia bianca a maniche corte, pantaloncini e papillon blu, entra nella sua stanza-studio e comincia a suonare la tastiera, fino a trovare il riff giusto. Questo successo mondiale del 2010 fa esplodere il pubblico dell’Ippodromo e alzare un’enorme nube polverosa. La canzone racconta di un impiegato annoiato e alienato che evade dalla vita d’ufficio e riesce a dimenticare tutti i problemi solo danzando, rifugiandosi nella festa e nel divertimento. È un pezzo triste ma speranzoso, caratterizzato da un ritmo dance floor sensuale e ossessivo che dal vivo, anche remixato, rende molto bene.
Dopo due minuti ininterrotti di applausi, Stromae saluta il pubblico in italiano: “Sono felice di essere qui con voi” e gli regala la versione a cappella di Mon amour, singolo estivo featuring Camila Cabello. Si conclude così il concerto di uno degli artisti contemporanei più talentuosi ed eclettici della scena internazionale, per il quale ogni etichetta è riduttiva. Stromae tornerà in Italia sabato 27 agosto, ospite speciale della Notte della Taranta di Melpignano (Le), e il 16 maggio 2023 al Palazzo dello sport di Roma.
Scaletta
Invaincu Fils de joie Tous les mêmes Mon amour La solassitude Quand c’est ? Mauvaise journée Bonne journée Papaoutai Ta fête Pas vraiment Formidable Riez L’enfer C’est que du bonheur Santé Alors on danse (con remix)
BIS
Mon amour (a cappella)
Articolo del
05/08/2022 -
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