Una serata d’altri tempi, intensa e carica di emozioni che vanno oltre la sfera intima e personale per abbracciare la storia del nostro Paese.
Questo grazie a Giorgia Zangrossi, cantautrice piemontese, che torna a Roma per proporre un suo “recital” dal titolo “Resistenza - Ieri, Oggi, Sempre”. Un concerto per chitarra e voce durante il quale - con grande coinvolgimento e passione - Giorgia ha ripercorso i momenti fondamentali della Resistenza al nazifascismo negli anni della Seconda Guerra Mondiale. La Zangrossi abita vicino Torino e sa bene come e quanto la sua regione e la parte settentrionale della Liguria siano state terra di lotta partigiana, in una azione di rivolta che ha coinvolto tutti, uomini e donne, uniti nel nome della libertà. La prima canzone della serata non poteva che essere “Bella Ciao”, la nota canzone che mette tanta paura alla Pausini, che fu scritta dieci anni dopo la fine della guerra, ma che è diventata comunque un inno alla rivolta contro l’invasore. Seguono le “cover” di “Nina” di Mario Castelnuovo, sui bombardamenti a Roma durante l’occupazione nazista, e della struggente “Sai Com’ è” di Claudio Lolli, composta sulla traccia della lettera scritta da Giovanni Pesce, comandante dei GAP, alla donna che amava, la staffetta partigiana Onorina Brambilla, detta “Nora”, che una volta arrestata dai tedeschi e sottoposta a torture, non rivelò mai i nomi dei suoi compagni di lotta.
Stessa l’ambientazione di “Oltre il Ponte”, un brano bellissimo scritto da Italo Calvino nel 1958 e reinterpretato anni fa dai Modena City Ramblers : “Chi non vuole chinare la testa / Con noi prenda la strada dei monti “ canta Giorgia e ancora “Avevamo venti anni e oltre il ponte che è in mano nemica / oltre il ponte vedevamo la vita”. La figura gentile, per sua natura schiva, della Zangrossi si trasforma quando impugna la chitarra e si mette a cantare: una voce forte, bella, determinata che assume toni di grande intensità e fierezza quando guarda indietro, alla storia del nostro passato. Sembra di essere tornati ai tempi del Folk Studio, abbiamo fatto bene a venire. Subito dopo Giorgia legge una poesia di Joyce Lussu intitolata “Scarpette Rosse”, quelle di un bambino in un campo di concentramento, quello tristemente famoso di Buchenwald: “C’è un paio di scarpette rosse quasi nuove perché i piedini dei bambini morti non consumano le suole”.
E poi ancora una canzone, scritta da Paolo Capodacqua (ex chitarrista di Claudio Lolli) e inserita su “Sono”, il secondo album di Giorgia: il brano si intitola “I Nidi degli Uccelli” , musiche e parole drammaticamente belle, una storia di sradicamento, di violenza, di deportazione ad opera dei nazifascisti. Impossibile trattenere la commozione, o meglio, vietato farlo. La Zangrossi ci riporta alla memoria storie vere , racconti di persone che sapevano cosa fosse la dignità ed erano pronte a sacrificare la loro vita per un sogno più grande , quello della libertà che da loro, grazie a loro, abbiamo ereditato. Seguono “Anna di Francia” di Claudio Lolli e un brano intitolato “Prinsengracht 263”, l’indirizzo della casa di Anna Frank, giovane ebrea tedesca il cui diario ha aperto gli occhi di tante persone sulla vera natura del nazifascismo. Il brano è stato scritto dalla stessa Giorgia Zangrossi, che dimostra grandi capacità anche come autrice, non solo come interprete. La serata fatta di rievocazioni, di testimonianze e di tanti momenti di “resistenza attiva” continua con la riproposta di “Morti di Reggio Emilia”, la ballata epica scritta da Fausto Amodei nel 1960, dopo l’uccisione da parte della polizia di cinque operai iscritti al PCI che manifestavano in piazza a Reggio Emilia contro il congresso annunciato a Genova del Movimento Sociale Italiano, partito erede della tradizione fascista. Al momento della strofa finale che recita “morti di Reggio Emilia uscite dalla fossa, fuori con noi a cantar Bandiera Rossa” erano in molti quelli che come me fra il pubblico non esitavano a cantare, a ricordare periodi, persone e giorni del liceo, quando questa canzone era cantata da tutti, quasi ogni giorno, seduti sui banchi di scuola.
Ma essere antifascisti oggi vuol dire anche non restare indifferenti a tutto quello che succede nel mondo e mantenere quella voglia di opporsi a tutte le ingiustizie sociali, come la tragedia dei migranti che sbarcano in Italia, ai quali viene dedicata “Nessuna Cicatrice”, una canzone scritta Giorgia in ricordo di una donna africana morta in mare che aveva affrontato il viaggio stretta in un barcone solo per dare un futuro migliore al suo bambino. Segue l’esecuzione di “I Cento Passi” dei Modena City Ramblers, dedicata a Peppino Impastato e a tutte le vittime degli “uomini di panza” della mafia. Prima della fine del concerto ascoltiamo altre “cover”, tutte molto significative: “Canzone del Maggio” di Fabrizio De Andrè, con quel “anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti” che spiega molto della poetica e della scelta esistenziale della Zangrossi, un condensato di dolcezza e di impegno civile; “La Storia Siamo Noi” di Francesco De Gregori e “Le Cinque Anatre” di Francesco Guccini , un brano scritto nel 2007 che contiene l’invito pressante a resistere, a non cedere davanti alle disillusioni e a continuare a volare.
Giorgia Zangrossi conclude il suo gran bel concerto con un “reprise” di “Bella Ciao”, questa volta invitando tutti a cantare con lei. Emozionante, a dire poco. Le viene chiesto di suonare ancora e lei non si perde d’animo, torna a sedersi ed esegue “Canta Ancora”, un brano scritto da lei sull’eterna dicotomia fra la formica e la cicala. Giorgia ha scelto di essere cicala e rivolge un pensiero affettuoso a tutti quelli che come lei amano la musica, che non possono farne a meno: “Cicala, canta ancora / il tuo canto è pane per il cuore”.
Serata da ricordare, un raro momento di condivisione vera fra pubblico e artista. Fortunato chi c’era.
Articolo del
29/11/2022 -
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