Una band che fonde il jazz con il rock, passando per il funk e addirittura la Drum & Bass. Si presentano così i Bear Trip, trio formatosi recentemente a Roma che nell’aprile del 2018 ha pubblicato il disco omonimo per l’etichetta Emme Record Label.
Un progetto innovativo, dunque, che si caratterizza per un’attenzione particolare al suono dove i sintetizzatori si miscelano piacevolmente con le armonie jazz. Fanno parte di questa formazione. Nicolò Di Caro alla batteria, Gianmarco Tomai al basso e synth e Lewis Saccocci alle tastiere e synth.
Proprio Gianmarco Tomai, bassista del gruppo ha raccontato ad Extra Music Magazine questa nuova avventura musicale
Il vostro disco mescola diversi linguaggi passando dal jazz all’elettronica: ci volete descrivere in sintesi questo vostro disco d’esordio? Bear Trip è un disco ricco di contaminazioni: ognuno di noi ha apportato qualcosa all’interno delle composizioni, c’è Jazz, Rock, Elettronica ma anche Metal e molto altro. Come dicevo le contaminazioni sono molte ed è difficile affiancarlo ad un genere in particolare, ma c’è molta cura del suono e dell’impasto sonoro di tutto il trio
Come avete lavorato ai brani? Descriveteci anche il processo creativo e come è avvenuta la creazione del vostro disco? Il disco è nato dall’esigenza di avere qualcosa che ci appartenga anche in ambito discografico, suoniamo insieme da parecchio tempo, e una volta raggiunto un numero soddisfacente di composizioni con il giusto sound siamo subito andati in studio per registrare. Il processo creativo non è stato lo stesso per tutti i brani, alcuni sono nati già nella forma definitiva, altri invece hanno avuto una gestazione più lunga
Oltre a brani originali presenti nel disco abbiamo visto che avete anche riarrangiato alcuni standard: tra questi Syeeda's Song Flute di John Coltrane: data la vostra natura qual è stato il vostro approccio con questo lavoro? Syeeda’s song flute è antecedente al disco. Fu uno dei primi brani che arrangiammo e rispecchia quello che eravamo in quel periodo. Abbiamo semplicemente sintetizzato il brano di Coltrane con quella che era la nostra attitudine
Jazz ed elettronica sono, dunque, due linguaggi musicali che possono convivere alla perfezione: può essere secondo voi una frontiera musicale? Certamente, il Jazz è sempre stato terreno fertile per ogni tipo di contaminazione permettendo la fusione di linguaggi anche distanti tra loro
Parliamo anche di voi: come vi siete conosciuti e soprattutto come vi siete appassionati a questo nuovo progetto musicale? Ci conosciamo da diversi anni… Abbiamo suonato spesso insieme ma con altre formazioni, fino a quando abbiamo deciso di prendere una nostra direzione. Sicuramente l’utilizzo dell’elettronica ci ha coinvolto e spinto sempre di più a sperimentare con suoni ed atmosfere
Invece quali sono i vostri riferimenti musicali? Qualche artista davvero importante per voi che ha lasciato, forse, il segno nella vostra musica… Come dicevo prima le influenze sono molte e non ha abbiamo un artista che pesa più di altri in termini di influenza. Sicuramente, però, siamo stati influenzati da ascolti come Now vs Now, Mehliana, Kneebody e tanti altri…
Progetti per il futuro? Cosa bolle in pentola e soprattutto quali saranno i prossimi live? Stiamo lavorando a brani nuovi, il repertorio è in continuo cambiamento e anche qualche brano del disco ha assunto una nuova forma! Per quanto riguarda i live siamo momentaneamente fermi, sicuramente saremo all’interno della rassegna “Spacetronica”, dedicata alla musica di confine tra Jazz e Elettronica che si terrà al Wishlist all’inizio dell’anno prossimo
Articolo del
27/11/2018 -
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