Mentre guardo la copertina, nera, con quattro volti multicolore, il lettore ha già iniziato a sputare alcune note, avvolgenti. Ciò mi costringe a stare attento alle parole delle note, a tornare indietro e rovistare fra gli ascolti del passato, poi le antenne si drizzano e appare il ricordo di Paolo Conte, cosi d’un botto, senza neanche avvertire (”Grand Hotel”). Con il passare dei minuti lo spessore dei brani cresce, il disco rivela melodie particolari ma appiccicose, ritmi in levare e fiati dirompenti, miste a liriche taglienti (”Titti Di Più”). L’ironia greve e ur(n)gente, unita alla sapiente miscela ricavata dalle varie contaminazioni, rende il disco potente, “Succhiamilcuore”, e allo stesso tempo scorrevole. “L’Onesta Monarchia” di Luigi Filippo Jore ricorda le prime atmosfere dei Litfiba, quelli originali. La voce è calda e suadente, corre sulla sezione ritmica, capace di cambi energici che coinvolgono immediatamente in “La Giacca Di Ernesto”. Quando la band rallenta, in “Ballata Scolastica”, dimostra di saper cullare l’ascoltatore, scaraventandolo, subito dopo, in un turbinio di chitarre stridenti, e pelli pesanti come piombo. La produzione è di Giorgio Canali, ormai una certezza, i suoni sono puliti, e intellegibili, ma quando è il momento di spingere la band non si fa nessuno scrupolo. L’atmosfera del disco è coinvolgente, i brani sembrano far parte di un concept, ma funzionano benissimo anche da soli. Insomma un bel disco italiano, magari da comprare che ne dite?
Articolo del
17/06/2010 -
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