Uscito sul finire di quest’anno incredibilmente lungo e difficoltoso per tutti (per la precisione il 30 dicembre 2020 per l’etichetta Emme Record Label), UnderSee di Sara Simionato celebra la bellezza ritrovata e mai perduta, così come la speranza di un nuovo inizio attraverso un percorso musicale costellato di brani evocativi e maturi.
C’è poesia e creatività negli 11 tasselli di note che compongono il disco, con una cover (ed un titolo) che richiamano un mondo nascosto, o, forse, celato solo agli occhi di chi non riesce a vedere. Abbiamo raggiunto Sara per approfondire l’essenza di questo album, che ha il sapore della notte, ma guarda con coraggio verso la luce.
Ciao Sara e benvenuta qui su Extra! Music Magazine. L’album è uscito sul finire di un anno lunghissimo e difficile, per la musica, l’arte, la vita di ciascuno di noi. Come hai vissuto questo “tempo sospeso”?
Credo che ognuno di noi possa imparare qualcosa da quest’anno appena trascorso; personalmente ho imparato a cogliere ciò che arriva nel momento presente, senza prospettive o illusioni per il futuro. In questi mesi ho visto i concerti cancellarsi uno dopo l’altro, come tutte le opportunità di studio e lavorative.
Confesso che tutta questa instabilità mi mette tutt’ora a dura prova, ma credo che ci sia sempre qualcosa di positivo da cogliere nei momenti bui. Questo “tempo sospeso” mi ha dato la possibilità di tirare fuori tutte le mie risorse e mettere da parte le insicurezze; il disco UnderSee rappresenta per me il coraggio di mettermi a nudo e mostrarmi per quello che sono, sia come musicista che come persona.
Tornando indietro negli anni, e volendo conoscere un po' meglio i sogni e le speranze che hanno dato vita ad UnderSee, qual è il primo ricordo associato alla musica che riaffiora dalla tua memoria, e quando hai capito che questa parola, all’apparenza semplice, sarebbe stata la tua strada.
Sono cresciuta ascoltando molta musica grazie a mia madre che è una pianista classica. Ho cominciato a cantare da piccolissima e non ho mai smesso. Ero una bambina molto timida e mi vergognavo a cantare di fronte agli altri quindi lo facevo sempre di nascosto, quasi sempre sottovoce.
Ho un ricordo molto bello legato alla prima volta che ho capito che non avrei mai potuto abbandonare la musica, e riguarda una frase che disse mio nonno a mia madre dopo avermi sentita canticchiare come il mio solito. “Tua figlia ha una voce bellissima, devi assolutamente farla cantare”. Poco tempo dopo mio nonno venne a mancare e queste sue parole mi spronarono a tirare fuori la mia voce e quello che c’era dentro di me.
Come dicevo nell’introduzione, UnderSee sembra fare riferimento ad una realtà celata in modo più o meno consapevole agli occhi dei più. Puoi raccontarci meglio a cosa fanno riferimento il titolo e la foto?
“To undersee” vuol dire vedere le cose per ciò che sono veramente. Ogni brano per me è una piccola epifania; scrivere mi fa rendere conto di molte cose e mi fa ragionare su me stessa. Ho voluto che questo disco rappresentasse il mio rapporto con la scrittura e con la mia parte più intima, nella speranza che musica e parole possano risuonare in modo diverso in ogni ascoltatore.
Chiaramente UnderSee fa riferimento anche al mare e all’acqua che considero il mio elemento, ed in un senso freudiano anche la sede del mio inconscio. Le foto sott’acqua vogliono essere un rimando ad entrare nella parte più profonda di noi stessi.
C’è un sottile confine tra i generi che la tua musica sembra attraversare continuamente, partendo dal jazz fino a lambire territori elettronici e rock. Ho trovato poi interessante la scelta di inserire alcuni brevi interludi, i quali a loro volta fanno riferimento ad una delle forme poetiche che adoro, l’haiku. Mi piacerebbe dunque approfondire meglio cosa ha ispirato la creazione delle tracce e dei testi di questo album, e come mai hai deciso in inserire tra di loro questi piccoli ed eleganti richiami a questa sublime forma di poesia giapponese.
I brani del disco sono frutto di un processo di composizione piuttosto spontaneo avvenuta in questi ultimi quattro anni. Li ho scritti senza volerli inquadrare in un genere particolare, anzi, all’inizio non sapevo neanche dove sarei andata a parare. I testi fanno riferimento a situazioni che ho vissuto e che mi hanno fatta crescere; in generale parlano di lasciarsi il passato alle spalle ed imparare a camminare con le proprie gambe.
Ho inserito gli haiku in quanto sono una grande amante della poesia e ho sempre amato le forme di scrittura più ermetiche. Gli interludi sono un esperimento di traslitterazione di queste impressioni poetiche in musica, tentando di suggerire la semplicità del testo con poche note e di mantenere la suggestione di queste bellissime poesie.
Gli altri membri della formazione (Francesco Pollon al pianoforte, tastiere, synth, Luca Zennaro alla chitarra e Cristian Tiozzo alla batteria) che parte hanno avuto in fase di composizione?
I musicisti che hanno collaborato al progetto hanno avuto un ruolo molto importante; ho scelto questa formazione perché ognuno di loro ha una voce inconfondibile e molto personale e volevo che questa unicità colorasse la mia musica. Abbiamo lavorato agli arrangiamenti assieme, in un cantiere aperto fatto di scambi di idee. Essendo leader di progetti in cui arrangio quasi tutto io, ho voluto sperimentare questa nuova modalità in cui le mie idee di arrangiamento non fossero rigide.
Il sound del quartetto è venuto quasi da sé e credo che in ogni brano si possa sentire l’unicità di ognuno dei musicisti. Devo inoltre ringraziare Cristian Tiozzo che oltre a suonare la batteria nel disco si è occupato della registrazione e della produzione dei brani; grazie al suo talento e alla sua pazienza è riuscito a tirare fuori dalle registrazioni dei suoni bellissimi.
Come sei entrata in contatto con la Emme Record Label?
Ho visto che molti miei amici musicisti avevano pubblicato dischi con la Emme Record Label e ho pensato fosse una bella cosa vedere il mio disco in un catalogo pieno di persone che stimo molto.
Nel ringraziarti per la disponibilità e rimarcando il mio plauso per UnderSee, vorrei porti un’ultima domanda: se avessi la possibilità di veder esaudito un solo desiderio per l’anno che è appena iniziato, quale sarebbe?
Sono una persona molto romantica… il mio desiderio è che l’arte possa diventare una parte importante della vita di tutti e che non venga più sottovalutata come in tutti questi anni.
Articolo del
07/01/2021 -
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