A fine marzo di quest'anno ci ha lasciato, all'età di 73 anni, il più giovane dei fratelli Shulman. Un musicista formidabile, tutto arrosto e niente fumo: violinista, trombettista, chitarrista acustico e cantante...ma Ray Shulman era soprattutto un bassista versatile e dal groove incrollabile, capace di suonare precisamente intricati contrappunti e subito dopo incendiare il palco con potenti Riff.
Nato a Portsmouth, Ray era di origine scozzese, infatti entrambi i suoi fratelli maggiori Phil e Derek Shulman sono nati a Gorbals (Glasgow). Non voglio tratteggiare la sua biografia, basti dire in questa sede che, dopo gli studi musicali e l'esordio come Simon Dupree and the Big Sound, i tre fratelli fondano una band che diventerà punto di riferimento per il Prog Rock negli anni a venire: i Gentle Giant, attivi dal 1970 al 1980. Successivamente Ray si dedicherà all'attività di produttore legando il suo nome, tra gli altri, a quello degli Sugarcubes e di una esordiente Björk.
In generale tutti i membri dei Gentle Giant erano polistrumentisti, il fratello maggiore Phil (che uscì dalla band intorno al 1973) suonava diversi strumenti a fiato, il cantante Derek suonava anche il sassofono ed il basso elettrico, il tastierista Kerry Minnear era anche violoncellista e vibrafonista, il chitarrista Gary Green suonava molto bene i flauti dolci.
Negli spettacoli dal vivo il pubblico assisteva ad un turbine di scambi di strumenti e veniva letteralmente bombardato da brani estremamente vari tra echi di musica medievale, contrappunto di matrice classica, corali “a cappella” in stile Bachiano, infuocate improvvisazioni speziate di jazz e potenti sonorità rock, un vero arcobaleno musicale.
Si può dire che i Gentle Giant nascano già adulti, l'omonimo album d'esordio è già un capolavoro e fino al 1975 non sbagliarono un colpo. Forse fu proprio questa loro intransigenza musicale a decretarne la fine, rimasero fedeli al verbo del Prog, quasi rifiutando di adattarsi alle nuove tendenze. D'altronde solo Genesis e King Crimson, tra gli eroi del Progressive, uscirono indenni dagli anni '70 adottando strategie molto diverse...ma salvandosi.
Mi sento dunque di affermare con una certa sicurezza che, per entrare nel magico mondo dei Gentle Giant, si potrebbe partire da uno qualsiasi tra i seguenti album: Gentle Giant, 1970 Acquiring the Taste, 1971 Three Friends, 1972 Octopus, 1972 In a Glass House, 1973 The Power and the Glory, 1974 Free Hands, 1975
Se proprio si vogliono superare le colonne d'Ercole andando oltre la prima metà dei 70 il mio modesto consiglio è di limitarsi a Playing the Fool, capolavoro Live del 1977. L'indiscutibile qualità della musica del Gigante non si basa solo sulla varietà dei materiali musicali messi in campo, ma soprattutto sulla loro capacità di organizzarli e svilupparli grazie alla solida preparazione (accademica e non) di ogni musicista. prendiamo ad esempio il brano “The House the Street the Room” terza traccia di Acquiring the Taste (1971).
La prima idea compositiva è rappresentata dal Riff col quale inizia il brano, certo non è un classico Riff in stile Rock-Blues, ma nonostante sia alquanto articolato mantiene una buona dose di aggressività; esso occupa otto battute, nelle seconde quattro le note si ripetono identiche, ma seguendo una diversa organizzazione ritmica, ed è appunto il ritmo a trarre in inganno, illudendo l'ascoltatore con falsi punti d'appoggio, ma basta contare un normale 4/4 e tutto torna, fidatevi.
Questa stessa idea viene poi sviluppata come background di un poderoso assolo di chitarra, forse una delle migliori prove del grande Gary Green. La prima parte del Riff è dunque isolata in una battuta di 6/4, con un disegno melodico leggermente modificato e viene trasposta di volta in volta a distanza di terza maggiore ascendente, lo stesso tipo di modulazione sperimentata da John Coltrane a fine anni 50, in quelli che verranno poi definiti in suo onore “Coltrane Changes”.
Sempre in “The House The Street The Room” troviamo un altro splendido esempio di organizzazione formale. La parte centrale del brano è un'originale costruzione puntillistica, apparentemente fragile come un castello di carte. Consiglio vivamente l'ascolto in cuffia, perché proprio in questa sezione verrete letteralmente travolti da un ondata di timbri diversi: nettamente separati tra canale destro e canale sinistro ascolterete forse tutti gli strumenti che i Gentle Giant erano capaci di suonare (e vi assicuro che non erano affatto pochi!).
Dopo un primo momento di comprensibile disorientamento, capirete che in realtà le cellule melodiche sono solo quattro, due viaggiano sul canale destro (leggermente più lunghe e più articolate) e due sul canale sinistro (più semplici e brevi)...ed al centro il vostro cervello a fare ginnastica! Quando sarete abbastanza cotti e queste piccole creature sonore avranno creato un'atmosfera densa e quasi soffocante, un liberatorio break di chitarra distorta porterà all'assolo di chitarra che ho descritto qualche riga sopra.
Questa era la musica che suonava il compianto Ray Shulman, musica difficile, cervellotica, musica per musicisti, musica per pochi? La risposta è NO! La musica è sempre per tutti, ed a qualsiasi livello di alfabetizzazione e competenza si trovi l'ascoltatore può goderne. Gli unici requisiti necessari sono la curiosità, la mente aperta, l'accoglienza verso ciò che inizialmente non si comprende e può far paura; perché il gusto non è un dato immobile ed inamovibile, ma cambia e si acquisisce col tempo e con le esperienze
Articolo del
06/04/2023 -
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