Parliamo di liscio e festeggiamo sul palco dell’Ariston di questo Sanremo i 70 anni di una delle canzoni italiane per eccellenza: “Romagna mia”. Lo facciamo con il debutto dal vivo della Nuova Orchestra Santa Balera: vertice di un progetto che nasce dal MEI - Meeting delle Etichette Indipendenti in collaborazione con Regione Emilia Romagna e che punta alla riqualificazione e rinnovamento non solo del genere ma anche dei luoghi deputati al genere. E tutto questo punta dritto a riconoscere il liscio come Patrimonio Immateriale dell’Unesco. Mercoledì dunque non sarà solo motivo di festa e di “semplice musica” ma anche un momento per seminare grande cultura tutta italiana. Sul palco 15 musicisti e 10 ballerini, tutti giovanissimi che hanno progetti paralleli nel rock, nell'indie nel pop, nella musica d'autore e nel jazz e provengono dal circuito “Vai Liscio” della Regione Emilia Romagna. Il tutto fa vivere e fortifica un circuito di luoghi che ha toccato 10 storiche balere… che sopravvivono… che sono dunque “sante”.
Come nasce il circuito Santa Balera? Nasce da un’idea del MEI in primavera dopo l’alluvione… nasce per valorizzare e in qualche modo santificare tutte quelle balere storiche che ancora oggi esistono. Abbiamo realizzato con il circuì “Vai Liscio” della regione Emilia-Romagna, un itinerario e un tour che dura un mese e che visita 10 balere del territorio, in cui abbiamo fatto suonare giovanissimi della generazione Z del liscio, i big di questo mondo, abbiamo fatto ballare diverse scuole di ballo e abbiamo consegnato la targa di “Balera storica” a queste 10 strutture che resistono… e per questo sono “sante”. Perché i giovani romagnoli, in un mondo musicale così cambiato, vogliono mantenere la tradizione? Credo che i giovani la vogliano non solo mantenere ma anche rinnovarla e questo perché nella tradizione trovano una delle oasi di libertà musicale indipendente dove tanto per cominciare possono suonare: attenzione perché non è un paradosso o un dettaglio da poco. Nella scena main stream di oggi veniamo disimparati al “suonare” tant’è che spesso sui palchi troviamo sempre meno musicisti e la forma canzone è sempre più digitale e computerizzata o vediamo cantanti cantare i playback o con auto-tune e cose simili. Quindi partiamo dal concetto che prima di tutto in questo mondo gli artisti tornano a suonare per davvero e questo li spinge a poter investire di creatività, a ricercare, a sperimentare… succede nel mondo del liscio ma anche in generi affini come il folk e compagnia cantando…
Cosa si recupera dai grandi maestri del liscio? Si recupera quella che è la grande cultura musicale dei grandi maestri del dopo guerra, del liscio e del folclore romagnolo. Grandi maestri che hanno fatto musiche immortali e che se fossero state fatte dai paesi anglosassoni sarebbero diventati delle hit intramontabili a livello mondiale. E quindi è soprattutto questo il vero recupero: restituire e recuperare la voce e l’arte dei grandi del liscio che sono per l’appunto Secondo Casadei ma prima ancora Carlo Brighi, detto Zaclèn per poi arrivare al grande Raul.
Quali sono le fonti di ispirazione per produrre nuovi brani di liscio? Possono essere diverse perché oggi i generei, come assistiamo quotidianamente, non sono più così marcatamente divisi e circoscrivibili. Quando si dice “liscio” si possono intendere modi diversi di interpretarli e di proporlo al pubblico. C’è quello da discoteca moderna che mescola molto i suoni della Cumbia ed è assai commerciale come approccio. C’è il genere che si rifà alla tradizione piena del liscio e quindi torna alle balere storiche romagnole. C’è quello che si rifà alla musica nelle aie, quindi si torna alle musiche si ballavano prima del liscio che conosciamo noi, di musiche prima della seconda guerra mondiale e che erano balli anche di gruppo. E poi ci sono quelli che da liscio passano attraverso il folk o la world music e sono ancora più appetibili per un mercato internazionale. E non sono da dimenticare quei casi interessanti e ben riusciti di quando il liscio incontra la “canzonetta pop” e in questa direzione di esempi importanti ne abbiamo tanti… e tante di queste commistioni hanno portato a vere e proprie hit nazionali.
"Romagna mia" al festival vuol essere un omaggio agli “Angeli del fango”. Tutti noi siamo stati toccata dalle parole del Presidente Mattarella, ma com’è adesso la situazione? “Romagna mia” è stato un brano ad alto tasso di condivisione. Cioè nel post-alluvione, mentre si lavorava per pulire le città dal fango e dall’acqua che ha devastato la Romagna, gli alluvionati, i volontari, la Protezione Civile si ritrovavano la sera nelle piazze a cantare assieme “Romagna mia”. Quindi mai come in quel caso ha unito una regione intera. Le parole del Presidente Mattarella ha confermato e celebrato tutto questo e diciamo che oggi la situazione è quella di una ripartenza ma ancora molto lente. Ci sono zone in cui restano vive le tracce dell’alluvione: serve una maggiore incisività, una maggiore operatività per tornare davvero a rinascere completamente.
Un ricordo forte è quello delle scuole di musica spazzate via: stanno rinascendo? Noi di Audiocoop abbiamo fatto un lavoro importante. Abbiamo elencato tutte le realtà musicali alluvionate nel nostro territorio, le abbiamo inviate alla regione, al ministero, perché decidessero che tipo di azioni fare. Noi di nostro abbiamo fatto un’azione di crowdfunding raccogliendo decine e decine di migliaia di euro che abbiamo redistribuito ad oltre 30 di realtà musicali e culturali che avevano necessità anche solo di un piccolo fondo di sostegno, anche solo di un gesto simbolico per rincuorarle e sostenerle nella ripartenza. Ad esempio, come ci è stato detto dal Sottosegretario Mazzi, è stato proprio grazie alla nostra segnalazione che abbiamo fatto al ministero della cultura che siamo riusciti a far avere un cospicuo fondo tratto dall’incasso del concerto “Italia love Romagna” alla scuola musica Sarti di Faenza. Siamo orgogliosi di aver dato questo contributo per le nostre realtà musicali e culturali.
Articolo del
06/02/2024 -
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