Ben tre album di inediti all’attivo (tutti da scoprire, per chi non li conoscesse), Alberto Napo Napolitano, in arte Napo, ha un nome indissolubilmente legato a quello di Fabrizio De Andrè.
Il primo vero disco omaggio a De André, che si affianca ai fortunatissimi live di tributo a Faber, è "In direzione ostinata e contraria”, del 2014, registrato con alcuni dei musicisti che ancora oggi lo accompagnano: Andrea Vulpani e Vito Miccolis, ai quali si sono aggiunti, nel tempo, Enzo Mesiti e Alice Nappi.
Abbiamo incontrato il cantautore ligure, che- tra un disco in preparazione e un calendario fitto di impegni live- ci parla anche della sua nativa insofferenza all’autorità.
Il 10 giugno alle ore 15:45 si esibirà sul palco di Umanità in Festa; il programma dell’evento annovera una rosa di artisti molto variegata…che repertorio proporrà in quella occasione?
Non so ancora di preciso quanto tempo avrò a disposizione ma- visto il tema della manifestazione e considerato che sarò solo io, voce e chitarra- direi “Non insegnate ai bambini” di Gaber, canzone che adoro, “Se ti tagliassero a pezzetti” di De André, una di Fossati, penso “La costruzione di un amore”, e una del mio penultimo disco, forse “Palinuro”, forse.
L’ 11 giugno a Casarza Ligure sarà presente con il suo TRUFFES ET BIJOUX nell’ambito del “Festival Letterario Umberto Fracchia”.
La scuola dei cantautori genovesi e quella francese a confronto, dai più celebri ai meno inflazionati artisti del secolo scorso …quali sono i nomi che apprezza maggiormente delle due scuole?
Per quanto riguarda la scuola genovese sicuramente De André per i testi e
Fossati per le armonie, tra i francesi invece Jacque Brèl per le musiche e Brassens per i testi. Non a caso Faber considerava Brassens una sorta di “maestro”.
NAPO CANTA DE ANDRE’, il suo collaudatissimo e personale omaggio a Fabrizio De André, è davvero molto gettonato. Qual è secondo lei il motivo per cui piace così tanto al pubblico, più di altre “operazioni” dello stesso tipo?
Forse proprio perché non vogliamo piacere a tutti! Quando si fanno cover di canzoni famose basta riprodurre fedelmente le prime cinque o sei battute che si ha già “vinto”, il pubblico inizia subito a cantarsele e la qualità della performance a quel punto non ha più alcun valore.
Riarrangiando e a volte stravolgendo la canzone invece provochiamo ad alcuni una sorta di disagio ma a molti altri una sana curiosità. Questi dovranno decidere se la nuova versione appena ascoltata gli piace o no, ne analizzeranno tutti gli aspetti, formuleranno una sentenza e la motiveranno. Si muoveranno delle rotelle insomma e vogliamo pensare che ad alcuni piace ancora avere una propria opinione e un proprio gusto musicale.
Si sta avvicinando l’appuntamento sardo di questa estate ( Cossoine, SS, venerdì4 agosto), nel quale darà voce alle parole di De André, coadiuvato dal giovanissimo Fabio Sias ed accompagnato dall’Orchestra Filarmonica di Genova Sestri Ponente, dal coro sassarese “Nova Euphonia” e dalla Corale Studentesca. Le prove sono già iniziate?
Inizieremo i primi di luglio, la Filarmonica per adesso è ancora molto impegnata in alcuni grossi spettacoli.
Direi d’essere un libertario, una persona estremamente tollerante. Spero perciò d’essere considerato degno di poter appartenere ad un consesso civile perché, a mio avviso, la tolleranza è il primo sintomo della civiltà, deriva dal libertarismo. Se poi anarchico l’hanno fatto diventare un termine negativo, addirittura orrendo…anarchico vuol dire senza governo, anarche… con questo alfa privativo, fottutissimo… vuol dire semplicemente che uno pensa di essere abbastanza civile per riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia (visto che l’ha in se stesso), le sue stesse capacità. Mi pare così vada intesa la vera democrazia. […] Ritengo che l’anarchismo sia un perfezionamento della democrazia.
Un suo commento a queste parole di Fabrizio De Andrè?
Rispecchiano alla lettera il mio pensiero. Personalmente faccio fatica a sopportare l’autorità in generale, per questo 17 anni fa sono venuto a vivere qua sui monti dove ancora si respira un pò di libertà, dove alcune cose non si fanno per buon senso e non perché ce lo vieta una qualche norma.
Lei ha all’attivo tre dischi di inediti, ritiene che siano passati un po’ in sordina rispetto alla riproposizione del repertorio di Faber in particolare?
Sì, decisamente, anche perché il mio stile non si confà agli standard discografici odierni e non ho più l’età per fare la giovane promessa.
Quello che però mi fa pensare è che se tante persone vengono ancora a sentire le canzoni di De André vuol dire che esiste ancora una bella fetta di mercato a cui piace lo stile.. diciamo.. retrò ma viene completamente ignorata dalle case discografiche che preferiscono puntare tutto sui giovanissimi. E’ un delitto.
La canzone più bella che ha scritto?
Si intitola “Cos’è” ed è forse la prima che ho scritto, mi piace perché è onesta, l’ho buttata giù di getto e registrata il giorno dopo senza alcun accorgimento stilistico! E’ la traccia numero sei del mio primo disco “Pause”, non a caso, in molti CD la sesta track corrisponde alla mia preferita!
La canzone che avrebbe voluto scrivere?
La Bohème di Aznavour o Caruso di Lucio Dalla, le avessi scritte io avrei appeso la penna al chiodo subito dopo.
Il suo sogno di felicità in tre parole?
tempo, amore, libertà
Ha in cantiere un nuovo progetto discografico?
Quest’autunno inizieremo a lavorare sul prossimo CD, è ancora in fase molto embrionale e in questo periodo ho la testa totalmente immersa nei concerti estivi per cui non me la sento di anticipare niente!