Dopo due anni di assenza da Roma, torna ad esibirsi dal vivo Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, l’interprete veneziana che conobbe però a Roma, alla fine degli anni Sessanta, in quelle serate al Piper Club di Via Tagliamento, la sua consacrazione.
Molto tempo è passato da allora: la carriera artistica di Patty ha conosciuto momenti felici ma anche periodi poco fortunati, ciò nonostante è rimasta un’icona di quella stagione così rivoluzionaria nell’arte, nel costume, nella politica, nella circolazione di idee nuove. L’idea di libertà, di indipendenza della donna, insieme a quel suo innegabile gusto per la trasgressione, restano associate al suo nome. Inoltre le sue straordinarie doti di interprete, e il fascino della sua figura, le hanno permesso di guardare dall’alto in basso l’incedere del tempo, quasi come se fosse una cosa che non la riguardasse. La partecipazione al Festival di Sanremo del 1997 con l’acclamata interpretazione di “...E dimmi che non vuoi morire segnò il suo ritorno al successo. Quel brano era stato scritto per lei da Vasco Rossi e - adesso come allora - è ancora lui a dare nuova linfa alla sua vita artistica. Infatti il tour di Patty prende il nome da La Luna, un singolo uscito l’estate scorsa, composto ancora una volta da Vasco Rossi. L’impronta del “Blasco” si avverte anche nella band che accompagna Patty, composta da giovani musicisti decisamente rock oriented. E lei si trova perfettamente a suo agio, e sorride compiaciuta, in mezzo allo stridore delle chitarre elettriche, e ci comunica che questa sera non sono previste in scaletta canzoni francesi. Niente ballate lente e tematiche esistenziali quindi, peraltro un genere di musica che Nicoletta ha sempre saputo interpretare benissimo, ma il furore di un rock che alterna episodi del passato a cose più nuove.
La Sala Sinopoli è sold out per l’occasione e Patty, che ha vissuto a San Francisco per diverso tempo e che si è sempre sentita cittadina del mondo, non nasconde la sua soddisfazione di essere tornata a casa. Molto belle e sentite le esecuzioni di La Luna e di Un senso, una cover del noto brano di Vasco, mentre hanno avuto l’effetto di un bellissimo viaggio all’indietro nel tempo le interpretazioni di Nel giardino dell’amore e Morire fra le viole, vere perle, due ballate della prima era psichedelica di Patty. Non poteva di certo mancare l’esecuzione de La Bambola, il singolo che ha venduto ben ventinove milioni di copie, ma Patty ce la offre nella versione spagnola. E ancora Tripoli 69 scritta per lei da Paolo Conte, Pensiero stupendo, firmata da Ivano Fossati e da Oscar Prudente, e Les Etrangers, scritta da Lucio Dalla.
I momenti più intensi della serata sono comunque rappresentati dalla sua interpretazione di “...E dimmi che non vuoi morire e di Se perdo te, una bellissima canzone d’amore del 1970, che ha una modernità inconfutabile e che ancora riesce a far vibrare il cuore. Patty coinvolge tutto il pubblico al momento dell’esecuzione de Il Paradiso, seguita da Qui e là e da Notti bianche.
Pressata da qualche richiesta insistente del pubblico, concede anche Ragazzo triste, ma assicura che sarà una delle ultime volte che la esegue dal vivo. Peccato, perché il brano è ancora bellissimo. Patty è pienamente consapevole di aver fatto conoscere al pubblico italiano nei primi anni Settanta, tanto repertorio di rock internazionale e - prima di eseguire I giardini di Kensington - ricorda che era una cover di Walk On The Wild Side di Lou Reed, un artista che era praticamente sconosciuto qui da noi, a quell’epoca. Tante chitarre anche per Io ti venderei, un brano scritto da Lucio Battisti nel 1976, inserito come cover su un album di Patty del 1990.
Dopo una breve pausa l’ex “ragazza del Piper” torna per salutare il pubblico con Pazza idea , un singolo molto fortunato, scritto per lei da Paolo Dossena e da Maurizio Monti nel 1973. E’ stato un piacevole ritorno al passato che se non altro ci ha dato l’opportunità di rivivere quella che era la colonna sonora di tempi indimenticabili, segnati da artisti che avevano voglia di sperimentare, di scoprire; questo ben prima che l’industria del disco stabilisse le sue condizioni ed impoverisse tutto.
Articolo del
12/02/2014 -
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